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La mano americana sulla biomedicina swiss-made

Synthes e Johnson & Johnson sono attive nella produzione di materiale biomedico. Keystone

Johnson & Johnson ha rilevato il gruppo svizzero-americano Synthes, attivo nel settore degli impianti ortopedici. Prezzo dell'operazione: 21,3 miliardi di dollari. Swissinfo.ch ha raccolto le considerazioni di Gilberto Bestetti, esperto di tecnologie mediche.

L’acquisizione di Synthes da parte del gruppo farmaceutico americano è stata approvata dai consigli di amministrazione delle due società, si legge in una nota comune diffusa mercoledì.

Per mettere le mani sul fabbricante di impianti ortopedici di Soletta, la cui direzione operativa è però negli Stati Uniti, Johnson & Johnson pagherà 21,3 miliardi di dollari (18,7 miliardi di franchi).

«DePuy [filiale di Johnson & Johnson, ndr] e Synthes creeranno l’attività ortopedica più innovativa e completa del mondo», afferma nella nota Bill Wendon, presidente del cda di Johnson & Johnson.

Per valutare le ripercussioni di questa mega operazione – che deve ancora ottenere il beneplacito delle autorità di vigilanza – swissinfo.ch ha intervistato Gilberto Bestetti, professore di patologia sperimentale all’Università di Berna e in passato direttore dell’Agenzia per la promozione dell’innovazione nel campo delle tecnologie mediche (medtech).

swissinfo.ch: Lei conosce molto bene il settore medtech. Quale è l’importanza dell’annuncio odierno?

Gilberto Bestetti: Finora Synthes era nelle mani di Hansjörg Wyss [fondatore e presidente del consiglio di amministrazione, ndr]: assieme alla figlia deteneva gran parte delle azioni [40% + 8%]. Oggi ha 75 anni e deve quindi pensare a una successione. La decisione è stata presa, ed è positivo. Synthes è un’azienda che impiega circa 11’500 collaboratori. Non bisognava lasciar decidere alla sorte.

In quanto cittadino svizzero avrei preferito che una gloria del calibro di Synthes rimanesse in mani elvetiche. Ma come ha dichiarato Hansjörg Wyss, la cultura innovativa della Svizzera sarà mantenuta. Bisognava trovare qualcuno che era disposto a sborsare un montante di oltre 20 miliardi di dollari. Un partner solido sul piano finanziario e capace, a livello strutturale, di inglobare Synthes e di permettere all’azienda di conservare la propria efficacia e forza innovativa.

swissinfo.ch: Ma Synthes non poteva continuare da sola, ad esempio attraverso l’acquisizione dell’azienda da parte del suo management?

G. B.: Si può sognare, ma non dobbiamo dimenticare il valore dell’azienda. Un management buyout applicato a una ditta con qualche centinaia di collaboratori è senza dubbio possibile. Ma per un’azienda di 12’000 collaboratori non è una cosa evidente. Ci vogliono i soldi.

Nel mondo, le persone che sono in grado di mettere a disposizione un montante simile sono poche. Vorrebbero risultati veloci e mettono la pressione sulle società, ciò che non è una condizione favorevole per la riuscita di un cambiamento così importante nella vita di un’azienda.

swissinfo.ch: Quale saranno le conseguenze di questa acquisizione, non solo per Synthes ma anche per il settore medtech in Svizzera?

G.B.: Johnson & Johnson è un’azienda gigantesca attiva nel settore farmaceutico e in quello medico. In Svizzera è molto presente nel settore ortopedico, ad esempio tramite Medos & Codman.

Johnson & Johnson non ha annunciato di voler smembrare Synthes o di voler venderne delle parti. Sembra invece che l’integrità di Synthes sarà rispettata. Questo è molto importante siccome avremmo anche potuto immaginare uno smembramento, una vendita di alcune attività dell’azienda oppure la ripresa di alcuni settori da parte del management.

Il gigante americano ha inoltre molte affinità con le scienze della vita e le tecnologie mediche. Il gruppo si è reso conto che in Svizzera la ricerca e lo sviluppo, così come la produzione, sono a ottimi livelli.

Medos & Codman a Le Locle, ad esempio, era una piccola azienda di 4-5 persone. Acquistata da Johnson & Johnson, impiega oggi centinaia di persone. È lì che si svolge tutta la ricerca del gruppo sulle valvole per l’idrocefalo, oltre alla produzione di protesi. C’è dunque un atteggiamento mentale positivo nei confronti del marchio svizzero. Johnson & Johnson ha una profonda esperienza elvetica e ha dimostrato di avere la capacità di favorire, sul posto, le attività di ricerca e sviluppo.

A priori, la soluzione trovata è dunque positiva. Ma ovviamente nulla è garantito. Si tratta pur sempre dell’acquisizione da parte di Johnson & Johnson di una delle più grandi aziende di tecnologie mediche del mondo.

swissinfo.ch: Per l’appunto, quale è la vera importanza di Synthes nel panorama medtech in Svizzera?

G.B.: Assieme a Roche è l’unico rappresentante delle tecnologie mediche in seno all’SMI [indice dei valori guida della Borsa svizzera, ndr]. Questo dice tutto. È inoltre un’azienda che, direttamente o attraverso acquisizioni di piccole ditte o di progetti non ancora sviluppati, fa molto per l’innovazione.

swissinfo.ch: La storia di Synthes ricalca quella tipica di una medtech svizzera?

G.B.: Tutto dipende dal punto di vista. Ad essere propriamente tipico a Synthes è lo spirito imprenditoriale di Hansjörg Wyss e di alcuni suoi collaboratori. Sono persone che hanno idee e che hanno avuto la possibilità di vivere con queste idee e di realizzarle. C’è una certa libertà d’innovazione e la capacità di lavorare con le università. Si tratta di un’apertura maggiore rispetto ad altre aziende. A volte è stato definito “un dittatore”, ma Hansjörg Wyss ha instaurato a Synthes una cultura dell’innovazione.

In realtà però, Synthes è un’azienda tipica nel senso che si è sviluppata sulla base delle capacità in campo clinico, ortopedico e di trattamento dei metalli nelle regioni di fabbricazione a Grenchen, Soletta e Basilea.

In Svizzera vi è poi la più alta densità al mondo di ditte attive nel settore medtech, le quali lavorano in stretto contatto con la cultura industriale locale.

Synthes è restata per lungo tempo nelle mani di chi l’ha fatta diventare grande. Questo è un altro elemento tipico. In questo genere di situazioni, presto o tardi si deve pensare alla successione e considerare la possibilità di vendere, la soluzione più frequente.

Un cambiamento di questo tipo può d’altronde rivelarsi benefico per un’impresa che si è molto ingrandita. Spero soltanto che Johnson & Johnson sia capace di rispettare l’individualità di Synthes, in modo che i migliori collaboratori attivi nell’innovazione restino. È evidentemente una grande sfida per Johnson & Johnson. Hanno comunque pagato parecchio, ciò che lascia presupporre una certa cautela.

Nata nel 1960 dalla fusione di diverse associazioni e aziende attive in Svizzera e negli Stati Uniti, Synthes produce protesi ossee, impianti e strumenti chirurgici.

La direzione operativa si trova a West Chester, in Pennsylvania (Stati Uniti).

Il consiglio di amministrazione è presidiato dal 1977 dallo svizzero Hansjörg Wyss, il quale detiene con la famiglia il 48% del pacchetto azionario.

Nel 2003 è entrata a far parte dell’SMI, l’indice dei valori guida della Borsa svizzera.

Il fatturato dell’anno scorso si è attestato a 3,7 miliardi di dollari (in crescita dell’8,6% rispetto al 2009), l’utile a 907,7 milioni (+10,2%).

L’azienda, che dispone di diversi siti di produzione nel canton Soletta, Vallese, Ticino e Basilea Campagna occupa complessivamente circa

11’500 persone, di cui 2’800 in Svizzera.

Il gruppo statunitense (1115’000 dipendenti) è attivo nella produzione di materiale medico, prodotti farmaceutici e prodotti destinati alla grande distribuzione (igiene e cosmesi).

Nel settore delle tecnologie mediche è specializzato nelle protesi vascolari, dell’anca e del ginocchio.

È molto presente anche in Svizzera, dove impiega circa 3’600 persone.

Nel 2010 ha realizzato un fatturato di 61,6 miliardi di dollari e un utile di 13,3 miliardi.

Traduzione e adattamento di Luigi Jorio

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