La mega banca UBS è un male per la Svizzera?
La drammatica acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS ha concentrato tutti i rischi del salvataggio sulle spalle di una sola banca svizzera. Questo preoccupa non poco alcune persone nella Confederazione.
Il Governo svizzero sembra deciso a far sì che l’acquisizione per 3 miliardi di franchi sia completata entro la fine di quest’anno, nonostante la notevole opposizione che si sta formando in Parlamento.
+ Rivivi i momenti drammatici che hanno portato all’acquisizione di Credit Suisse
“La Svizzera è troppo piccola per banche così grandi. Dobbiamo trovare un modo per minimizzare il rischio”, ha dichiarato il copresidente del Partito socialista Cédric Wermuth alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF.
Ogni partito ha la sua opinione in merito, ma molti concordano sulla necessità di separare e rendere sicure le operazioni di retail banking di Credit Suisse in Svizzera.
“Mi sembra strano che le persone responsabili della fusione non si siano rese conto che questa soluzione sarebbe stata politicamente inaccettabile in Svizzera”, afferma a SWI swissinfo.ch Klaus Wellershoff, fondatore dell’omonima società di consulenza finanziaria.
Wellershoff, che in passato è stato capo economista di UBS, prevede un percorso difficile per il suo ex datore di lavoro. “Non è consigliabile per nessun tipo di operazione di rilevanza sistemica essere in disaccordo con l’80% dei partiti politici”, avverte.
Un’alternativa sarebbe stata di diversificare il rischio scorporando le attività di Credit Suisse e vendendole a società finanziarie di tutto il mondo.
Offerte rivali
Nonostante il frenetico tentativo di salvare Credit Suisse da un crollo completamente incontrollato, sembra che esistessero altre opzioni.
Il Financial Times ha descritto nel dettaglio un’offerta di acquisto presentata dalla società statunitense BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo.
Una società di consulenza finanziaria svizzera, che non ha voluto essere citata, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch di essere stata contattata da due banche europee che volevano acquistare Credit Suisse nelle settimane precedenti il crollo.
+ Crollo di Credit Suisse: conseguenze e questioni in sospeso
Il fatto di trovare una soluzione per Credit Suisse in Svizzera ha permesso al Governo di avere un maggiore controllo sul processo e di ridurre al minimo gli inevitabili ritardi dovuti alla richiesta di input dettagliati da parte di altri Paesi.
Arturo Bris, professore di finanza presso la prestigiosa scuola di economia svizzera IMD, ritiene però che l’accordo con UBS sia stato comunque imposto sotto la pressione internazionale.
“La Svizzera era sotto pressione da parte delle autorità di vigilanza statunitensi, europee e britanniche affinché risolvesse il problema prima dell’apertura dei mercati lunedì mattina [20 marzo]”, rileva. “La Svizzera non avrebbe dovuto sottostare a tali pressioni”.
“Quando [la banca statunitense] Lehman Brothers è fallita [nel 2008], all’autorità di vigilanza statunitense importava poco di far scattare una crisi che si sarebbe estesa al resto del mondo. La gente in Svizzera si preoccupa troppo. Il Governo avrebbe dovuto risolvere la questione per il bene del popolo elvetico”.
Bombe a orologeria
La seconda banca più grande della Svizzera è malata terminale, ma attualmente sopravvive grazie al supporto offerto dalle linee di credito di emergenza della Banca nazionale svizzera.
Il paziente malato contiene molti organi sani: una rete di filiali al dettaglio, miliardi di depositi e prestiti in Svizzera e un’unità di gestione patrimoniale ancora efficiente.
Anni di cattiva gestione, tuttavia, hanno contaminato di tossine il Credit Suisse, in particolare a causa di rovinose operazioni di investment banking e di una serie di problemi legali.
Invece di estrarre le bombe a orologeria e gettarle lontano, UBS è stata costretta a ingoiare l’intero boccone.
Il presidente del consiglio di amministrazione di UBS, Colm Kelleher, ha dipinto un quadro ottimistico, affermando che l’acquisizione presenta “enormi opportunità” e che “UBS rimarrà solida come una roccia”.
Una volta completata la fusione, UBS diventerà l’indiscusso numero uno per volume di depositi e prestiti in Svizzera.
UBS prevede di diventare il secondo gestore patrimoniale al mondo (attualmente è al quarto posto) e di passare dal sesto al terzo posto in Europa per quanto riguarda l’asset management.
“L’acquisizione garantisce la stabilità della piazza finanziaria svizzera”, afferma l’Associazione svizzera dei banchieri. Non tutti sono però d’accordo.
Troppo grandi per fallire
La fusione delle due maggiori banche svizzere trasformerà il panorama finanziario da un duopolio di istituti “troppo grandi per fallire” a un’unica mega banca.
Il bilancio d’esercizio combinato dei due istituti è attualmente più del doppio della prodotto interno lordo della Svizzera, pari a circa 800 miliardi di franchi.
“Dopo l’acquisizione, avremo un colosso finanziario in Svizzera”, ha dichiarato in un’intervista a SWI swissinfo.ch Marc Chesney, professore di finanza all’Università di Zurigo.
“Cosa succederà la prossima volta, quando sarà UBS a essere in difficoltà, come nel 2008? Chi comprerà UBS? Una banca cantonale? Che strada abbiamo imboccato?”, si chiede Chesney.
Arturo Bris teme che i contribuenti e le contribuenti in Svizzera saranno nuovamente chiamati a saldare un conto salato per il salvataggio di una banca. La Confederazione ha accordato a UBS una garanzia di 9 miliardi di franchi per far fronte ai rischi di perdita dell’operazione.
Bris ritiene inoltre che la fusione tra Credit Suisse e UBS sia una cattiva notizia per la clientela al dettaglio. “Ci ritroveremo con una banca gigantesca, monopolistica e molto più propensa al rischio”, dice. “Questo è un male per la clientela”.
“I servizi bancari diventeranno più costosi e i controlli sul credito di UBS diventeranno più severi. La banca emetterà meno prestiti e le persone che avranno bisogno di un credito non potranno ottenerlo da UBS”, afferma.
Traduzione di Luigi Jorio
Altri sviluppi
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.