La ricerca dell’oro etico: il punto di vista di un raffinatore svizzero
La Svizzera è al centro del commercio internazionale dell'oro e vanta quattro delle sette principali raffinerie di metalli preziosi al mondo. Ma questo settore strategico e altamente lucrativo ha un pessimo bilancio in termini di ambiente e diritti umani. Intervista ad Antoine de Montmollin, amministratore delegato della raffineria Metalor.
Racchiusa da pareti di metallo ondulato, la raffineria Metalor a Marin, nella Svizzera occidentale, ha l’aspetto di un vasto hangar grigio. Ma la collezione di auto di lusso parcheggiate all’esterno e i controlli di sicurezza altamente tecnologici all’ingresso, simili a quelli effettuati in aeroporto, riflettono la grande ricchezza che si trova all’interno.
Fondata nel 1852, Metalor è ora di proprietà della Tanaka Kikinzoku, un’azienda giapponese a conduzione familiare. L’amministratore delegato Antoine de Montmollin ci guida attraverso la storia di questo gioiello dell’industria orafa incastonato nel cantone di Neuchatel e ci mostra le tecniche di fusione dei metalli preziosi. I sacchi di oro e argento grezzi segnano l’inizio di un processo complesso che produce lingotti d’oro raffinati con una purezza del 999,9‰ e anelli di metallo destinati a banche e orologiai. Metalor ha una capacità di raffinazione di 800 tonnellate di metalli preziosi all’anno.
SWI swissinfo.ch: Come fate a garantire che l’oro che acquistate provenga da fonti legittime?
Antoine de Montmollin: Abbiamo un sistema di dovuta diligenza molto solido e rigoroso. Cerchiamo di essere il più vicino possibilealla clientela e a chi ci fornisce l’oro, per assicurarci che provenga da fonti legittime. La regola del KYC, “know your customer” (conosci il tuo cliente), è molto importante. Lavoriamo direttamente con le miniere in modo da poter controllare e assicurarci che l’oro provenga davvero dal luogo dichiarato.
Non scendiamo a compromessi. Se abbiamo qualche dubbio su un fornitore d’oro, ci fermiamo.
Metalor non ha oro dall’Amazzonia e non lavora più con la Russia. Se non possiamo tracciare l’oro, non lo acquistiamo. Non prenderemo mai oro da Dubai, per esempio, ed evitiamo persone intermediarie, come chi lavora con le miniere artigianali, perché non è possibile tracciare la provenienza del loro oro.
Metalor ha anche sviluppato, in collaborazione con l’Università di Losanna, un proprio strumento di tracciabilità. Inoltre, ogni anno ci sottoponiamo a quattro audit da parte di organizzazioni internazionali e delle autorità svizzere, che selezionano almeno 30-40 società fornitrici d’oro, esaminano i dossier e si assicurano che tutti i documenti siano completi. Inoltre, controllano le transazioni
SWI swissinfo.ch: Con quante miniere lavorate in tutto il mondo? E come fate a garantire che in queste miniere le condizioni di lavoro e ambientali siano corrette, che non ci siano abusi dei diritti umani?
Lavoriamo con circa 20, 25 miniere, principalmente in Africa. Sono tutte miniere industriali appartenenti a grandi aziende. L’immagine è molto importante perché sono quotate in borsa e hanno politiche molto severe. Quindi ci fidiamo di loro, lavoriamo a stretto contatto e crediamo che stiano facendo la cosa giusta. Almeno una volta all’anno andiamo a visitarle e discutiamo di ogni potenziale problema. Siamo certi che tutti i nostri fornitori di oro proveniente da miniere industriali rispettino l’ambiente e i diritti umani.
SWI swissinfo.ch: Avete avuto esperienze contrastanti con l’estrazione mineraria artigianale e su piccola scala (ASM). Vi siete ritirati dall’Africa e dal Sud America, ma avete ripreso a lavorare in Perù. Qual è la sfida?
È una grande sfida. Metalor non può gestire da sola tutta la tracciabilità e la catena di approvvigionamento dell’estrazione artigianale. Abbiamo bisogno di un sostegno, da parte delle ONG o delle autorità locali. Solo così riusciremo a raggiungere l’obiettivo di migliorare le condizioni dell’attività mineraria artigianale.
Nel 2014 ci siamo ritirati dall’Africa perché non potevamo controllare la catena di approvvigionamento. E questo è anche il motivo per cui abbiamo interrotto l’attività mineraria artigianale in Sud America nel 2019. Ora abbiamo un buon progetto con la Swiss Better Gold Association in Perù e credo che questo sia il modo di lavorare in futuro: sempre in collaborazione con una ONG o un’associazione locale, con i governi locali.
L’estrazione mineraria artigianale e su piccola scala (ASM) comprende una serie di attività che vanno da quella dei singoli minatori e minatrici informali che si guadagnano da vivere per la sussistenza a entità su piccola scala più formali e regolamentate che producono minerali a livello commerciale. Secondo la Banca Mondiale, questo settore economico informale impiega 40 milioni di persone a livello globale, di cui 10 milioni nell’Africa subsahariana. Alcuni Paesi fanno una distinzione tra l'”estrazione artigianale”, che è puramente manuale e su scala molto piccola, e l'”estrazione su piccola scala”, che ha una certa meccanizzazione ed è su scala più ampia. Alcuni Paesi stanno lavorando per formalizzare l’attività mineraria artigianale, che è stata collegata a problemi ambientali e sanitari dovuti all’uso del mercurio, utilizzato per estrarre l’oro dal minerale, nonché alla deforestazione e alle violazioni dei diritti umani e del lavoro. La Svizzera sostiene questi sforzi attraverso la “Swiss Better Gold Initiative”, un partenariato pubblico-privato che promuove l’oro proveniente da miniere artigianali e su piccola scala estratto in modo responsabile in Perù, Bolivia, Colombia e Brasile.
SWI swissinfo.ch: A maggio, però, 27 persone sono rimaste uccise in un incidente minerario proprio nel quadro del progetto peruviano. Sa cosa è successo esattamente e cosa significa per il futuro del progetto?
È un incidente tragico ed è difficile trovare le parole giuste per descrivere una simile tragedia. Credo che la cosa importante ora sia aspettare di individuare la causa esatta di quello che è successo. Quando sapremo la ragione di questo incidente, ne trarremo insegnamento per fare in modo che non si ripeta
SWI swissinfo.ch: Pensate di lavorare con i minatori e le minatrici d’oro artigianali e su piccola scala in altre parti del mondo? Quali sono le motivazioni commerciali per farlo?
Sì, se abbiamo buoni partner e un buon progetto.
Non c’è un motivo commerciale per Metalor. Bisogna isolare il materiale ASM e raffinarlo in lotti separati, in modo da mantenere la piena tracciabilità per poterlo poi vendere al mercato dicendo: questo oro proviene da questa specifica miniera. È un lavoro molto impegnativo. Bisogna pulire il reattore ogni volta. E poi l’acquirente finale deve comunque pagare un extra, parte del quale viene restituito a progetti che migliorano le condizioni di lavoro nella miniera.
Non è facile trovare qualcuno disposto a comprare questo oro con un sovrapprezzo. Non appena il prezzo è maggiorato, la gente tende a non comprare, a meno che non ci sia un o una cliente che crede che abbia senso e che sia per una buona causa.
Stiamo parlando di pochi franchi al chilo. Ma se si considera il prezzo di un chilo d’oro, che arriva a 50’000-55’000 franchi, a quanto corrispondono pochi franchi in più?
Il premio è di 1 franco al grammo. Si tratta quindi di 1’000 franchi al chilo, il 70% dei quali, 700 franchi, torna alla miniera per sostenere progetti sociali e ambientali, mentre il 15% viene investito nell’assistenza tecnica. Non è una cifra enorme. Credo che l’industria orologiera [che utilizza l’oro] stia iniziando a rendersene conto.
Ci sono stati dei progressi, ma è una sfida quotidiana riuscire a vendere l’oro. Per Metalor non c’è assolutamente alcun guadagno economico.
SWI swissinfo.ch: Come descriverebbe la Swiss Better Gold Initiative in termini di dove ha avuto successo e anche dove ha fallito o non ha fatto bene come avrebbe potuto?
L’idea è grandiosa. E avere il sostegno della Segreteria di Stato per l’Economia, ovvero del Governo svizzero, è altrettanto positivo. Il problema è che l’iniziativa ha bisogno di più mezzi, di più risorse umane per poter controllare quello che succede sul campo. Se prendiamo l’esempio di Yanaquihua [miniera del Perù], stiamo parlando di 300 minatori e minatrici artigianali. Quindi servono molte risorse per poter effettuare tutti i controlli e assicurarsi che tutto sia a posto.
In genere, Yanaquihua produce da 1 a 1,5 tonnellate d’oro all’anno. Quando abbiamo avviato il progetto, circa tre anni fa, non riuscivamo a trovare acquirenti per l’oro. Non c’era assolutamente interesse. Ora possiamo vendere tutto l’oro. Gli acquirenti sono UBS e i marchi di lusso svizzeri.
SWI swissinfo.ch: Che ruolo hanno i consumatori e le consumatrici nel promuovere la domanda di oro etico?
Se si va in una gioielleria o in un negozio di orologi e si chiede al venditore: quanti chiedono da dove viene l’oro? Nessuno lo chiede. Credo che i consumatori e le consumatrici debbano porsi questa domanda, perché hanno un ruolo fondamentale da svolgere.
L’oro è uno dei metalli più ricercati del pianeta. Per migliaia di anni è stato una riserva di valore e un simbolo di ricchezza, come dimostra il suo uso diffuso nella gioielleria. Per secoli è stato un componente fondamentale delle riserve finanziarie delle nazioni. Viene scambiato sui mercati finanziari, usato come copertura contro l’inflazione e persino per aggirare le sanzioni.
I consumatori e le consumatrici dispongono di più oro di quanto pensino. Il metallo prezioso non si trova solo nelle fedi nuziali, ma anche nei dispositivi elettronici di uso quotidiano come iPhone, laptop e computer. Viene utilizzato anche nell’industria medica, automobilistica e aerospaziale.
SWI swissinfo.ch: Quando potremo andare sul sito web di Metalor e accedere a una mappa del mondo che indica ogni miniera che lavora con voi?
Succederà. La gente vuole trasparenza. Non solo nel settore dell’oro, ma in generale. E credo che dovremo andare verso una maggiore trasparenza nell’industria dell’oro. Se fosse solo una mia decisione, non avrei alcun problema a mostrare tutte le miniere che abbiamo nel mondo, perché non abbiamo assolutamente nulla da nascondere. Non c’è un solo problema con nessuna miniera.
Il problema è che l’elenco di queste miniere è anche quello dei e delle nostre clienti. Quindi, in pratica, si tratta di quello che in francese si chiama “secret d’affaires” [segreti commerciali]. La concorrenza è feroce. Se date l’elenco di tutte le vostre miniere ai vostri concorrenti, saranno più che felici di cercare di assicurarsi questo business al posto vostro
SWI swissinfo.ch: Dove vede il futuro di Metalor?
Per l’oro e l’argento, sicuramente i margini sono molto ridotti. La strategia è quindi quella di spostarsi maggiormente verso quelli che chiamiamo PGM [metalli del gruppo del platino]. È qui che realizzeremo prodotti a maggior valore aggiunto con margini più elevati. Forniamo catalizzatori a base di palladio [usati per l’idrogenerazione] all’industria farmaceutica e sviluppiamo diversi tipi di catalizzatori. Tanaka è molto brava nelle celle a combustibile per l’idrogeno. Le producono in Giappone. L’idea è quella di sviluppare celle a combustibile anche in Svizzera per il mercato europeo: è questo il futuro di Metalor.
Traduzione e adattamento dall’inglese: Sara Ibrahim
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