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La start-up svizzera che sta cambiando il modo di pagare i farmaci

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Le grandi aziende farmaceutiche stanno investendo nella medicina individuale, che, a differenza della terapia unica, consiste in trattamenti personalizzati in base alla genetica unica di un individuo. Alamy Stock Photo

La start-up Lyfegen, con sede a Basilea, vuole che pazienti e assicurazioni non continuino a pagare i farmaci più del dovuto. Il CEO dell'azienda ritiene che Lyfegen abbia sviluppato la tecnologia necessaria per farlo.

Girisha Fernando non usa mezzi termini quando parla delle ambizioni di Lyfegen. “Vogliamo cambiare il sistema sanitario”, dichiara a SWI swissinfo.ch l’amministratore delegato della start-up, che ha cinque anni di vita, nei suoi uffici angusti, in un edificio anonimo nel principale quartiere commerciale di Basilea. “Si parla di vita e di morte. Ci sono pazienti che non ricevono cure perché gli assicuratori non sanno come pagarle”.

La terapia genetica Zolgensma, per esempio, è tra le più efficaci per il trattamento per il trattamento dell’atrofia muscolare spinale, dice Fernando. Quando è stata lanciata da Novartis nel 2019, ha fatto notizia per il suo prezzo di 2,1 milioni di dollari (1,9 milioni di franchi svizzeri), che il gigante farmaceutico sosteneva essere di gran lunga inferiore ai costi delle terapie decennali esistenti e delle cure per la malattia.

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Ma anche in Paesi ricchi come la Svizzera, le famiglie di bambine e bambini affetti dalla malattia ereditaria mortale sono dovuti ricorrere al crowdfunding per pagare il trattamento, perché le casse malati erano reticenti ad approvare e pagare un farmaco con un prezzo così alto per un singolo paziente.

Dilemmi di questo tipo sono sempre più comuni, dal momento che le grandi aziende farmaceutiche investono nella medicina su misura, che, in contrasto con la pillola unica, è un trattamento indirizzato per la genetica unica di un individuo. Come nel caso di Zolgensma, molte di queste terapie possono essere rivoluzionarie per i e le pazienti, addirittura salvavita. A volte basta anche una sola iniezione o infusione. Si tratta però di prezzi da capogiro che stanno già facendo sobbalzare coloro che sono chiamati alla cassa, come le assicurazioni private o i Governi, a dipendenza del sistema sanitario.

Lyfegen
A 29 anni, Girisha Fernando ha lasciato un lavoro sicuro, in una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo, per la vita precaria del fondatore di una start-up. Quasi cinque anni dopo, l’azienda ha puntato al mercato statunitense. Jessica Davis Plüss/swissinfo.ch

Laddove molti vedono un problema, Fernando, come la maggior parte degli imprenditori, ha visto l’opportunità per un’azienda che può consentire nuovi modelli di pagamento per affrontare trattamenti complessi e innovativi. Nel 2018, Fernando e i suoi due soci hanno deciso di creare una piattaforma tecnologica in grado di analizzare migliaia di contratti stipulati con aziende farmaceutiche. L’obiettivo: garantire che il fabbricante ottenga il giusto compenso per un farmaco e che il prezzo non ostacoli mai la possibilità di salvare la vita di un paziente o una paziente. 

Cinque anni e 25 dipendenti dopo, Fernando afferma che Lyfegen è pronta ad affrontare il più grande mercato farmaceutico del mondo: gli Stati Uniti. 

Il momento illuminante

I discorsi audaci e le ambizioni sfacciate di Fernando contrastano con il suo atteggiamento umile e cortese. “L’assistenza sanitaria è un osso duro. Ci sono tante questioni e problemi. Bisogna essere un po’ folli per voler risolvere i problemi”, afferma l’imprenditore 33enne. 

Indossando scarpe da ginnastica Veja bianche e una giacca sportiva con un fazzoletto infilato nel taschino, Fernando attribuisce ai suoi genitori e alla sua educazione il merito di avergli insegnato a correre rischi e a sfidare lo status quo. 

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Fernando è arrivato in Svizzera all’età di tre anni, quando la sua famiglia è fuggita dallo Sri Lanka in guerra. Dopo aver vissuto in un centro di accoglienza, i suoi genitori hanno trovato lavoro a Basilea: la madre come insegnante e il padre in una piccola azienda di biotecnologie. 

“I miei genitori hanno dovuto lasciare tutto e creare una nuova vita per la nostra famiglia qui”, racconta. 

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A child sits looking up at a doctor who is examining them.

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Fernando ha frequentato scuole locali e internazionali, integrandosi sia al gruppo di amici del quartiere, sia ai figli espatriati dei dirigenti farmaceutici, passando dall’inglese al dialetto di Basilea, dal tedesco standard al francese. Dopo uno stage alla Syngenta e un lavoro da studente alla Roche, in quest’ultima azienda Fernando stava per diventare uno dei direttori più giovani. 

Ma a 29 anni ha deciso di lasciare un lavoro sicuro in una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo per la vita precaria del fondatore di una start-up. È stato durante il suo lavoro alla Roche che ha avuto un momento di illuminazione che lo ha convinto a rischiare. All’epoca, quando l’azienda stava iniziando a investire massicciamente nella medicina su misura, lavorava nel reparto IT che supportava la determinazione dei prezzi e l’accesso al mercato. 

Ha visto enormi inefficienze nel processo di rimborso dei farmaci e problemi legati alla gestione di una marea di dati sanitari che sarebbero peggiorati con l’arrivo sul mercato di nuovi trattamenti come Zolgensma. 

Si è convinto che sarebbero stati necessari nuovi meccanismi per pagare i farmaci e che l’unico modo per arrivarci era la tecnologia. Con il finanziamento iniziale di una ricca famiglia di Basilea e i propri risparmi personali, Fernando e i suoi due co-fondatori, Nico Mros e Michel Mohler, hanno unito le conoscenze in campo sanitario, finanziario e tecnologico per lanciare alla fine del 2018 Lyfegen. 

Cambiamento del sistema

L’azienda è partita con l’obiettivo di scovare risparmi nelle tradizionali transazioni finanziarie tra chi paga e l’azienda farmaceutica. Ma la vera opportunità per la start-up, dice Fernando, è la creazione di nuovi modelli di pagamento che integrino quello che lui definisce “valore”. 

Tradizionalmente, una compagnia assicurativa o un ospedale pagavano un produttore di farmaci in base alle dosi o ai volumi somministrati, indipendentemente dall’efficacia del farmaco. Con terapie dal prezzo ormai milionario, invece, chi copre i costi sta diventando più scrupoloso nel valutare se un farmaco valga il suo prezzo in termini di miglioramento della salute dei e delle pazienti rispetto alle altre opzioni terapeutiche esistenti. 

L’altra sfida è rappresentata dal fatto che, invece di ricevere una fattura mensile per un farmaco antitumorale somministrato per mesi, le assicurazioni devono pagare 2,1 milioni di dollari in un’unica soluzione per un gruppo più ristretto di pazienti, senza alcuna garanzia che il farmaco sia efficace, soprattutto a lungo termine. Dato il rischio che ciò comporta, molti assicuratori si chiedono se sia il caso di pagare questi nuovi trattamenti e, in caso affermativo, come pagarli. 

“Il modello di business della farmaceutica è completamente diverso con questi trattamenti una tantum, ma il nostro sistema di rimborso non è impostato per pagarli”, dice Fernando. Ci sono oltre 1’000 terapie cellulari e genetiche in fase di sperimentazione clinica. Se solo una parte di esse raggiungerà il mercato, si stima che nel prossimo decennio, solo negli Stati Uniti, i costi sanitari aumenteranno di 300 miliardi di franchi svizzeri. 

Alla fine sono le persone che necessitano di un trattamento a rimetterci. Perché se – come succede in Brasile, nel Regno Unito o in altri Paesi – i Governi o le casse malati si rifiutano di coprire il prezzo dei farmaci, le aziende farmaceutiche reagiscono ritirandoli dal mercato. Due anni fa, la Bluebird Bio, con sede a Boston, ha ritirato dal mercato europeo la sua terapia genetica unica Zynteglo per la malattia del sangue beta-talassemia, dopo non essere riuscita a convincere il Governo tedesco a coprire il prezzo di 1,8 milioni di dollari. 

Da anni gli assicuratori sanitari parlano dell’introduzione di contratti basati sul valore, integrando nel sistema dei prezzi e dei rimborsi misure come i giorni con una migliore qualità di vita, i risparmi derivanti da un minor numero di ricoveri ospedalieri e altri fattori. Ma non c’è mai stato un modo pratico per farlo. 

ZOlgensma
I genitori di Marley, di 16 mesi, stavano raccogliendo fondi per recarsi negli Stati Uniti per acquistare lo Zolgensma quando hanno ricevuto la notizia che il farmaco era disponibile. Alamy Stock Photo

“Perché un farmaco non dovrebbe costare 3,5 milioni di dollari se cura un paziente che costava al sistema sanitario 10 milioni di dollari?”, s’interroga Fernando. “Il sistema risparmia 6,5 milioni di dollari, ma se non c’è un modo per calcolarlo, è difficile giustificare il prezzo alto”. 

La piattaforma di Lyfegen affronta questo problema digitalizzando i contratti, integrando i dati reali degli ospedali e utilizzando algoritmi intelligenti per valutare l’efficacia di un farmaco e quindi il suo prezzo in base alla situazione specifica. La piattaforma è anche in grado di analizzare migliaia, potenzialmente milioni, di contratti per identificare quali modelli di pagamento avrebbero senso per un farmaco o un pagante specifico. 

Ad esempio, una casa farmaceutica potrebbe accettare di fornire un rimborso completo se il paziente o la paziente non risponde a un farmaco entro 30 giorni. 

Il numero di condizioni diverse in un contratto è infinito, afferma Fernando, secondo il quale Lyfegen possiede la più grande biblioteca al mondo di accordi pubblici sui prezzi di farmaci e dispositivi medici, che comprende circa 2’000 accordi diversi. 

In crescita

La start-up di Basilea si trova ora in una fase critica. Ha implementato oltre 400 contratti basati sul valore in Paesi come Portogallo, Spagna, Arabia Saudita e Canada. Circa 8 delle 10 maggiori aziende farmaceutiche pagano una quota annuale per accedere alla piattaforma. 

Il grande affare è il mercato statunitense, in quanto Medicare, gestito dallo Stato, potrà iniziare a negoziare i prezzi direttamente con le case farmaceutiche per stabilire quello che definisce un “prezzo equo massimo” per determinati farmaci. Si prevede che i prezzi basati sul valore rappresentino una parte importante di questo processo. 

Con la “conquista degli Stati Uniti”, Fernando, che ora si divide tra Basilea e New York, ritiene che Lyfegen possa registrare profitti nei prossimi tre-cinque anni. Un ostacolo fondamentale è quello di ottenere finanziamenti sufficienti per costruire il team di vendita. L’azienda ha raccolto circa 10 milioni di dollari, di cui una grossa fetta dal fondo di rischio di TelAviv aMoon. La start-up deve fare i conti con chi mette a disposizione del capitale di rischio, che è più cauto nei confronti delle biotecnologie, dopo che molte giovani aziende si sono arenate dopo il boom degli investimenti per la pandemia. 

Fernando deve anche bilanciare gli interessi contrastanti dei sistemi sanitari sovraccarichi e delle aziende orientate al profitto. 

“Tutti hanno interessi contrastanti nel settore sanitario. Noi siamo gli intermediari che aiutano a migliorare la convenienza economica e l’accessibilità ai farmaci dei e delle pazienti”, dice Fernando. “Siamo una sorta di Svizzera tra chi paga e l’azienda farmaceutica”. 

A cura di Virginie Mangin, traduzione di Marija Miladinovic 

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