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“La Svizzera è sempre più credibile nella sua azione a favore del clima”

Venerdì 4 settembre numerosi giovani sono scesi nuovamente per le strade per il primo sciopero climatico dall'inizio della pandemia di Covid-19. Keystone / Cyril Zingaro

Con la revisione della legge sul CO2, il Parlamento ha finalmente adottato obiettivi più ambiziosi di quelli proposti dal governo per combattere il riscaldamento globale. Le misure decise sono ben mirate, afferma Géraldine Pflieger, direttrice dell'Istituto di scienze ambientali dell'Università di Ginevra. 

Dopo quasi tre anni di dibattiti parlamentari, sono stati definiti i contorni della nuova legge sul CO2, il cui obbiettivo è di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Le ultime differenze residue dovrebbero essere eliminate giovedì dalla Camera del popolo (Consiglio nazionale).

Lunedì i deputati hanno deciso di andare oltre il governo, fissando la quota di riduzione delle emissioni da attuare sul territorio svizzero al 75%, invece del 60% previsto nel progetto iniziale.

Tra le misure decise per raggiungere questo obbiettivo vi è l’introduzione di una tassa sul carburante e sui biglietti aerei. Sebbene le fasi iniziali della revisione siano state difficili, la direttrice dell’Istituto di scienze smbientali dell’Università di Ginevra, Géraldine Pflieger, ritiene che il risultato sia finalmente soddisfacente.

Géraldine Pflieger è docente di politica urbana e ambientale all’Università di Ginevra e direttrice dell’Istituto di scienze ambientali. ldd

La nuova legge sul CO2 sarà sufficiente per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 50% delle emissioni di gas serra entro il 2030 fissato dall’accordo di Parigi sul clima?

La revisione legislativa presenta importanti progressi, in particolare concentrandosi sulla riduzione delle emissioni di gas serra in Svizzera e introducendo misure che interessano il traffico autostradale e aereo. Affronta i bersagli giusti. Abbiamo una revisione che ci permetterà senza dubbio di raggiungere gli obiettivi principali dell’accordo di Parigi, anche se la sua efficacia dovrà ancora essere valutata. Questa legge consente alla Svizzera di essere ben posizionata e sempre più credibile nella sua azione a favore del clima.

Il Parlamento ha fissato al 75% la quota minima di riduzione di CO2 da raggiungere in Svizzera. Alcuni deputati di destra hanno sostenuto che nella lotta contro il riscaldamento globale non è determinante il luogo in cui si riducono le emissioni. Cosa ne pensa?

A livello globale non importa se riduciamo le emissioni in Svizzera, in Cina o in Africa. Tuttavia, la Confederazione deve impegnarsi sul territorio elvetico per dimostrare che sta seguendo un percorso virtuoso di transizione energetica. Questo genera un certo slancio e ha un peso nei negoziati internazionali. Inoltre, le tecnologie verdi forniscono occupazione. Questo quadro non è quindi solo un vincolo, ma serve anche all’economia svizzera.

Una delle misure chiave di questa revisione è l’introduzione di una tassa sui carburanti, alla quale la destra è sempre riuscita finora a opporsi. C’è una piccola rivoluzione nella politica climatica svizzera?

Sì, ed era necessario. Il consumo medio di carburante delle auto private in Svizzera è uno dei più alti in Europa. L’aumento dei SUV (veicoli utilitari sportivi o 4X4) sta avendo un impatto particolarmente significativo sulle emissioni di CO2. Se i produttori optano per una transizione verso un maggior numero di auto ibride (che utilizzano sia il carburante che l’elettricità), la tassa potrebbe rivelarsi indolore per l’utente, ma sarà un reale beneficio per l’ambiente.

Tuttavia, occorre fare di più nel settore dei trasporti. Il traffico automobilistico dovrà essere sempre più orientato verso la mobilità dolce. La sola tassa sui carburanti non basterà a ridurre drasticamente le emissioni. Le persone devono anche cambiare il loro modo di vivere.

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Anche il settore dell’aviazione è interessato dalla revisione della legge con una tassa sui biglietti aerei da 30 a 120 franchi. Questo importo sarà un vero deterrente o semplicemente spingerà i viaggiatori a optare per soluzioni alternative, ad esempio partendo da aeroporti all’estero?

Penso che in ogni caso la tendenza alla tassazione del settore aereo sia europea. Attualmente il trasporto aereo non contribuisce alla riduzione delle emissioni. Questa tassa è essenziale affinché i prezzi dei biglietti riflettano un po’ di più l’impatto ambientale del trasporto aereo. Questo potrebbe riorientare le pratiche e incoraggiare le persone a viaggiare meno spesso. Da quando sono nate le compagnie aeree low cost, abbiamo avuto 20 anni di eccessi, durante i quali abbiamo volato per qualsiasi motivo. Si tratterà anche di offrire alternative, come i treni notturni.

Il settore dell’edilizia è il secondo produttore di gas serra in Svizzera, con una quota del 22%. L’aumento della tassa sulle emissioni di CO2 dei combustibili incoraggerà i proprietari di case a passare a sistemi di riscaldamento più ecologici?

Sì, sono convinta che sarà così. Tuttavia, due cose dovranno essere fatte. Da un lato, si tratta di sostituire le forme di riscaldamento più inquinanti, sviluppando reti di riscaldamento, orientandosi verso impianti a biomassa o solare termico. D’altro canto, è essenziale migliorare l’efficienza energetica e l’isolamento degli edifici. In Svizzera, è qui che si possono ottenere i maggiori guadagni.

«Dobbiamo tassare i comportamenti più inquinanti per sostenere quelli più virtuosi. È questo il principio della tassazione ecologica.»

Géraldine Pflieger, docente di politica urbana e ambientale

Con l’introduzione di nuove tasse, alcuni cittadini hanno l’impressione di dover sostenere una quota troppo elevata dei costi della lotta al riscaldamento globale. Cosa si può dire a loro?

Queste argomentazioni sono perfettamente legittime. È quindi imperativo parlare dell’utilizzo dei proventi di queste tasse e dei loro effetti redistributivi. Un cittadino che ha un vecchio impianto di riscaldamento e che è tassato perché non può permettersi di rinnovarlo dovrebbe essere il primo a beneficiare di un aiuto per rinnovare il suo edificio. In caso contrario, si crea un problema di giustizia sociale. Si raggiungerebbero rapidamente i limiti dell’accettabilità sociale. L’abbiamo visto in Francia con il movimento di protesta per le giacche gialle.

Dobbiamo tassare i comportamenti più inquinanti per sostenere quelli più virtuosi. Questo è il principio della tassazione ecologica.

Durante la fase di contenimento, abbiamo assistito a riduzioni significative delle emissioni. È questo che la nostra società deve fare per combattere efficacemente il riscaldamento globale?

Il contenimento ha dimostrato che quando chiudiamo interi settori della nostra economia per un mese, risparmiamo certamente sulle emissioni di gas serra. Quando l’attività riprende, però, c’è un effetto di rimbalzo, cioè si compensa con un’eccessiva emissione nei mesi successivi. Non potevamo immaginare di mettere la nostra vita sotto una campana per sei mesi per dimezzare le nostre emissioni. Le conseguenze economiche e sociali sarebbero drammatiche. Quindi è il funzionamento stesso della nostra economia in termini di utilizzo delle risorse che deve essere rivisto. 

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