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La Svizzera al voto sulla sua partecipazione a Frontex

Keystone / Str

Il contributo svizzero all'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera sarà sottoposto a votazione popolare il prossimo 15 maggio. I promotori del referendum contestano la politica migratoria attuata da Frontex e chiedono più apertura da parte dell'Europa.

Di cosa si tratta?

La Svizzera è membro dello spazio Schengen, nel quale le persone possono circolare liberamente. Essa contribuisce pertanto al finanziamento dell’agenzia Frontex, la cui missione è controllare le frontiere esterne dell’Europa. Il budget totale dell’agenzia è stato incrementato e il contributo della Svizzera crescerà in proporzione. Il popolo dovrà esprimersi il 15 maggio su questo nuovo credito.

Cos’è Frontex?

Frontex Collegamento esternoè l’agenzia europea cui è affidato il sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello Spazio Schengen e dell’Unione Europea (UE).

Essa è finanziata dall’UE e dai Paesi non-membri dell’Unione ma firmatari dell’accordo di Schengen: Svizzera, Islanda, Norvegia e Liechtenstein. Ha sede a Varsavia, in Polonia.

Impiega circa 2’000 agenti, provenienti dai diversi Paesi partecipanti. Operano sotto il comando delle autorità nazionali dello Stato in cui sono dislocati e possono essere inviati alle frontiere esterne dello spazio Schengen o in Paesi terzi, a condizione che questi ultimi abbiano siglato un accordo con l’UE.

A cosa serve il contributo della Svizzera?

Dopo la crisi migratoria del 2015, gli Stati europei hanno deciso di rafforzare Frontex assegnandole più personale e più mezzi finanziari. L’obiettivo è raggiungere, da qui al 2027, un contingente di 10’000 uomini e donne per poter disporre di un vero e proprio corpo operativo di guardia di frontiera e costiera. Il contingente svizzero dovrebbe passare progressivamente da 6 a 40 unità a tempo pieno.

Il budget 2022 di Frontex è il più cospicuo di tutte le agenzie europee: supera i 750 milioni di franchi e crescerà ulteriormente nei prossimi cinque anni. La Svizzera vi partecipa in proporzione al suo prodotto interno lordo (PIL) con un contributo di 24 milioni nel 2021, che dovrebbe progressivamente aumentare, secondo i calcoli della ConfederazioneCollegamento esterno, fino a 61 milioni dal 2027.

Il rafforzamento di Frontex mira a controllare meglio le frontiere esterne dell’Europa, dispiegando più personale sul terreno. L’agenzia darà inoltre maggior sostegno agli Stati membri nelle operazioni di rinvio di richiedenti asilo la cui domanda è stata rifiutata, aiutandoli a identificare gli individui e a ottenere i documenti necessari al viaggio verso i Paesi d’origine. Il numero di osservatori e osservatrici sarà pure incrementato, allo scopo di verificare che i diritti fondamentali dei/delle migranti siano rispettati.

Qual è la situazione alle frontiere esterne dell’Europa?

Le operazioni di Frontex si concentrano essenzialmente su due aspetti: la criminalità transfrontaliera (traffico di droga o armi, tratta di esseri umani) e la gestione dei flussi di persone che intendono depositare una domanda d’asilo in Europa.

Nel 2014 e 15, il numero dei richiedenti asilo nello spazio Schengen è triplicato rispetto agli anni precedenti. Molti fuggivano dalla guerra, in particolare dalla Siria e dall’Afghanistan. Ma da allora gli arrivi di persone in cerca di protezione alle frontiere europee sono tornati ai livelli degli anni 2010, secondo quanto indicaCollegamento esterno l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Una tendenza che si osserva anche in Svizzera.

Questa diminuzione di domande d’asilo si spiega almeno in parte con la chiusura delle frontiere in alcuni Paesi dei Balcani, con il rafforzamento dei controlli (inclusi quelli operati dalla stessa Frontex) e la firma di accordi con Stati terzi come la Libia o la Turchia per bloccare il transito di migranti. Va infine considerata la pandemia, che per due anni ha fortemente limitato gli spostamenti internazionali.

Attualmente, il personale di Frontex è dislocato nei Paesi attorno all’Ucraina, per aiutare le autorità locali a controllare le frontiere e gestire l’arrivo di persone in fuga dalla guerra.

Chi contesta la partecipazione svizzera a Frontex?

Il referendumCollegamento esterno è stato lanciato dall’associazione Migrant Solidarity Network e da organizzazioni di sostegno ai migranti, col sostegno del Partito socialista (PS), dei Verdi e di altre formazioni politiche di sinistra. Il comitato si oppone a che la Svizzera sostenga Frontex poiché ritiene che l’agenzia incarni una politica migratoria fondata sull’isolamento e la violenza. I contrari contestano inoltre una “militarizzazione delle frontiere” e una “criminalizzazione della migrazione”.

I promotori del referendum rievocano le numerose inchieste in corso contro Frontex per aver messo in pericolo la vita dei/delle migranti e la partecipazione a operazioni di respingimento di richiedenti asilo. Ciò viola la Convenzione relativa allo statuto rifugiati (Convenzione di Ginevra del 1951), poiché alle persone ricacciate all’esterno dello spazio Schengen si impedisce di fatto di depositarvi una domanda d’asilo. Il Parlamento europeo ha peraltro congelato parte del budget 2022 di Frontex per avere garanzie che l’agenzia rafforzi la protezione dei diritti fondamentali e metta in atto un meccanismo di segnalazione degli incidenti gravi alle frontiere.

Il comitato referendario denuncia inoltre gli accordi che l’UE ha siglato con la Libia e la Turchia, poiché essi prevedono una sorta di esternalizzazione della gestione dei/delle rifugiati/e che desiderano raggiungere l’Europa, bloccandoli/e in Paesi terzi dove la loro incolumità non è garantita. Chiede dunque l’istituzione di canali migratori sicuri.

Chi sostiene il finanziamento di Frontex?

Il Consiglio federale (governo) intende partecipare al rafforzamento dell’agenzia europea, poiché anche la Svizzera si avvantaggia della sorveglianza delle frontiere esterne dell’Europa: i flussi migratori sono sotto controllo e la sicurezza ne è rafforzata. La Confederazione beneficerà inoltre del sostegno di Frontex nel rinvio di persone che non hanno ottenuto asilo.

L’esecutivo avverte: in caso di ‘no’ il 15 maggio, la Svizzera rischia di essere esclusa dallo spazio Schengen. La nostra libertà di sarebbe limitata e l’economia ne soffrirebbe. Senza contare che, in caso di rifiuto, le già tese relazioni con l’Unione Europea potrebbero peggiorare.

Anche la maggioranza del Parlamento sostiene lo sviluppo di Frontex: i Liberali radicali (PLR, centro-destra), l’Alleanza del Centro e i Verdi liberali (centro) hanno votato a favore della partecipazione della Svizzera. Deputate e deputati ricordano che buona parte del traffico d’armi, di droga e di esseri umani potrebbe essere fermata alle frontiere esterne e sottolineano che un rafforzamento di Frontex consentirebbe anche di migliorare la protezione dei diritti fondamentali dei/delle migranti.

Il partito maggiormente rappresentato al Parlamento, ovvero l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), si è mostrato diviso sul tema: in parte prevale la strenua contrarietà a Schengen e alla libera circolazione, ma altri/e sono favorevoli al principio di una collaborazione tra Stati per rafforzare i controlli alle frontiere esterne dell’Europa.

Traduzione dal francese di Rino Scarcelli

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