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La Svizzera ha di nuovo un sistema di voto elettronico

A seconda dei risultati dei test, verrà esteso, ha sottolineato il cancelliere della Confederazione Walter Thurnherr. Keystone / Anthony Anex

Il Consiglio federale ha dato il via libera venerdì a tre cantoni per ritentare la sperimentazione del voto elettronico. Il nuovo sistema potrà essere utilizzato anche nelle elezioni federali in programma in autunno.

Dopo una lunga fase di test e verifiche interne, la Svizzera ripropone il voto elettronico. Si tratta di un sistema completamente nuovo, o meglio “fondamentalmente rivisto”, dopo che nel 2019 si era deciso di sospendere il voto elettronico a causa di carenze nell’ambito della sicurezza, come ricordato nella conferenza stampa di venerdì. Ora il nuovo sistema ha ricevuto l’approvazione del Governo federale. Tre cantoni lo sperimenteranno con effetto immediato.

Secondo il comunicato stampaCollegamento esterno, l’autorizzazione di principio è valida sino alla votazione federale del 18 maggio 2025. Il sistema potrà essere utilizzato anche in occasione delle elezioni federali di ottobre. I tre Cantoni che partecipano al test – Basilea Città, San Gallo e Turgovia – dovranno però chiedere un’autorizzazione speciale al Consiglio federale.

Primo esperimento il 18 giugno

Prima di tutto il nuovo sistema dovrà essere testato durante la votazione federale del 18 giugno. “Se la sperimentazione avrà successo, i tre cantoni intendono utilizzarlo anche per le elezioni”, ha dichiarato venerdì Barbara Schüpbach-Guggenbühl, cancelliera di Basilea Città.

Il nuovo sistema di voto elettronico è stato sviluppato dalla Posta Svizzera in collaborazione con la Cancelleria federale. “Il codice sorgente di questo sistema e la relativa documentazione sono stati pubblicati nel 2021. Da allora il sistema e le sue modalità d’esercizio sono stati testati a più riprese da esperti indipendenti e dal pubblico”, ha indicato il Governo.

In particolare, sono stati attuati un programma di incentivazione della ricerca di falle informatiche e un test pubblico d’intrusione. Rispetto al recente passato, il Consiglio federale “è giunto alla conclusione che il sistema e le sue modalità d’esercizio sono stati migliorati al punto da renderne possibile l’impiego nell’ambito ristretto contemplato dalle autorizzazioni”.

“È chiaro che non esiste un sistema perfetto al 100%. Tuttavia, i sistemi possono essere progettati tecnicamente e operativamente in modo tale che l’ostacolo alle frodi sia il più elevato possibile e i tentativi di manipolazione possano essere individuati con un’altissima probabilità”, ha dichiarato il cancelliere della Confederazione Walter Thurnherr. “Il voto e le elezioni funzionano solo se la cittadinanza ha fiducia in questi processi”, ha aggiunto.

Offerta per l’1,2% dell’elettorato

Per ora, i nuovi test andranno esplicitamente a beneficio degli svizzeri e delle svizzere all’estero, registrati appunto nei tre cantoni menzionati. A Basilea Città e a San Gallo potrà usufruire del sistema anche un numero limitato di cittadini e cittadine residenti.

Complessivamente il test riguarderà circa 65’000 elettori ed elettrici, pari all’1,2% del corpo elettorale. “Potremo controllare questo canale meglio di altri”, ha promesso Walter Thurnherr. Con l’esperienza acquisita, il sistema sarà continuamente migliorato e rivisto. 

I sistemi di voto elettronico sono stati utilizzati per l’ultima volta in Svizzera nel 2019. Prima di allora, diversi Cantoni avevano intrapreso un totale di circa 300 prove, in alcuni casi per anni, e acquisito esperienza. Ma poi è seguita una serie di battute d’arresto fino a quando la fiducia nella tecnologia si è completamente erosa. La democrazia svizzera era troppo preziosa per gli esperimenti, si diceva nel 2019, e i sistemi erano troppo costosi per alcuni cantoni.

Contrariamente ai tentativi fatti in passato, i cantoni avranno a disposizione ora un sistema completamente verificabile. Il Consiglio federale ritiene che si tratti di una “misura importante per garantire la sicurezza”, perché permette di individuare eventuali manipolazioni sulla base di codici di prova e verifiche matematiche. Inoltre, i test continueranno a essere monitorati da esperti ed esperte indipendenti.

Il seguito dipenderà dal successo dei test. “La speranza è che questi test siano gestiti bene. A quel punto, potremo estenderli ulteriormente”, ha dichiarato il cancelliere della Confederazione. Ci sono però anche dei limiti legali. Per il momento, infatti, sono autorizzate unicamente delle sperimentazioni. 

Una “ventata di speranza” per l’OSE

Nel 2019, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) non aveva esitato a parlare di “debacle” dopo l’abbandono del voto elettronico. Questo sistema è infatti la soluzione su cui l’OSE punta da anni.

La decisione di venerdì rappresenta quindi “una ventata di speranza e un segnale positivo per i circa 220’000 svizzeri e svizzere all’estero iscritti nei registri elettorali”, ha commentato la direttrice dell’OSE Ariane Rustichelli.

Senza il voto elettronico, è difficile per chi vive all’estero esercitare correttamente i propri diritti politici. Il sistema di voto per corrispondenza è infatti complicato: spesso e volentieri il materiale giunge in ritardo.

“Le aspettative della Quinta Svizzera sono molto alte da quando, quattro anni fa, la sperimentazione è stata completamente interrotta”, ha proseguito Ariane Rustichelli, che da allora ha osservato un calo dell’affluenza degli svizzeri all’estero agli scrutini federali. “Il 18 giugno sarà un appuntamento da non perdere. Una nuova battuta d’arresto sarebbe un duro colpo per la fiducia in questo canale di voto”.

Traduzione di Daniele Mariani

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