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La Svizzera penalizzata da un libero scambio USA-UE?

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Diversi importanti settori elvetici d'esportazione, come quello dei macchinari, potrebbero essere penalizzati in caso di esclusione della Svizzera da un accordo tra l'UE e gli USA. Keystone

L’accordo di libero scambio negoziato attualmente tra Stati uniti ed Unione europea potrebbe far perdere miliardi di franchi all’economia svizzera, che rischia di ritrovarsi isolata. È quanto prevede uno studio realizzato dall’Università di Berna. 

Se i negoziati tra gli Stati Uniti e l’Unione europea avranno successo, nascerà la più grande e complessa area di libero scambio a livello mondiale. A seconda della sua portata e di un’eventuale esclusione dei paesi terzi, il previsto Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) potrebbe provocare sostanziali perdite per la Svizzera.

Secondo uno studio realizzato dal World Trade InstituteCollegamento esterno (WTI) dell’Università di Berna, lo scenario peggiore di un accordo di vasta portata tra i due maggiori partner commerciali della Svizzera comporterebbe una riduzione di mezzo punto per il Prodotto interno lordo elvetico (PIL), ossia circa 3 miliardi di franchi.

Se la Svizzera avesse invece accesso a questa nuova gigantesca aera di libero scambio, il PIL elvetico potrebbe registrare un’ulteriore crescita del 2,87%, pari a 18 miliardi di franchi. 

Commercio con l’UE 

Per la Svizzera, l’Unione europea è il più grande mercato per le esportazioni di beni e servizi, davanti agli Stati Uniti. 

Nel 2012 l’UE ha assorbito il 56% delle esportazioni svizzere, mentre i tre quarti di tutte le importazioni in Svizzera provenivano dai Ventotto. 

Dal punto di vista dell’UE, la Svizzera rappresenta il terzo mercato di esportazione (dopo Stati Uniti e Cina). La Confederazione assorbe il 7,9% dei beni e dei servizi esportati dall’UE. 

Dopo la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, la Svizzera figura al quarto rango per quanto concerne i fornitori dell’UE. Nel 2012 la Svizzera ha fornito il 5,8% delle merci e dei servizi importati dai Ventotto. 

“Il TTIP potrebbe essere avere l’effetto di un ‘Trattato di Roma’”, prevede Thomas Cottier, amministratore delegato del WTI. L’accordo raggiunto nel 1957 dalla Comunità economica europea aveva permesso di introdurre un nuovo quadro istituzionale per regolare il commercio tra i paesi membri. 

“Se la Svizzera non potesse partecipare al TTIP, vi è il rischio che molte aziende lasceranno la Svizzera per trasferirsi in un paese dell’Unione europea”, avverte Cottier.

Regole paritarie

Anche se è ancora lungi dall’essere raggiunto, l’accordo di libero scambio transatlantico riveste un’importanza troppo grande per sfuggire all’attenzione del governo svizzero. 

Nel febbraio scorso, dopo aver incontrato alcuni rappresentanti americani al World Economic Forum di Davos, il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann aveva espresso la sua preoccupazione riguardo alla possibilità che la Svizzera venga esclusa dal nuovo progetto di partenariato transatlantico. 

“Gli Stati Uniti rappresentano il secondo più importante partner commerciale della Svizzera, dietro all’UE. È quindi di fondamentale importanza per noi di essere trattati ad armi pari”, ha dichiarato Schneider-Ammann. Per il ministro dell’economia, è quindi necessario che le imprese svizzere possano beneficiare a loro volta delle agevolazioni burocratiche previste dal TTIP per i paesi firmatari. 

L’accordo dovrebbe andare molto più lontano di una semplice riduzione dei dazi sull’importazione di beni. Dovrebbe portare anche ad un’armonizzazione delle leggi e delle norme che riguardano gli appalti pubblici e diritti di proprietà intellettuale. Secondo lo studio del WTI, circa il 7% di tutti i contratti governativi concessi dagli Stati membri dell’UE vanno a imprese svizzere. 

Inoltre, il TTIP prevede di eliminare le barriere non tariffarie che possono ostacolare gli scambi. Questi possono includere qualsiasi cosa, da leggi sulla salute e la sicurezza alimentare a sperimentazioni di farmaci, dalla quantità di emissioni di carbonio che possono essere prodotte alle prescrizioni di sicurezza imposte ai bendi di consumo. 

Tali norme sono state già state armonizzate tra gli Stati membri dell’UE. Le imprese svizzere sono chiamate attualmente ad adattare i loro prodotti sia alle norme imposte dall’UE che a quelle in vigore negli Stati uniti.

Rapporti economici con gli USA 

La Svizzera rappresenta il 14° partner economico più importante per gli Stati Uniti. 

Gli USA assorbono oltre il 6% di tutti i beni e servizi esportati dalla Svizzera, per un valore totale 25 miliardi di franchi nel 2013. 

Le esportazioni degli Stati Uniti verso la Svizzera sono aumentate del 7,5% lo scorso anno a 11.2 miliardi di franchi.

Quasi il 19% di tutti gli investimenti diretti esteri svizzeri (FDI) va negli Stati Uniti (201 miliardi di franchi nel 2013). 

Gli Stati Uniti costituiscono così la meta preferita per gli investitori elvetici.

Tre opzioni 

I risparmi ipotizzabili nel caso in cui le società svizzere potessero accedere a loro volta al TTIP sono enormi. Altrettanto sarebbero le perdite nel caso in cui le aziende elvetiche fossero escluse: in tal caso le imprese concorrenti dell’UE beneficerebbero di grandi vantaggi. 

“La Svizzera deve segnalare sia agli Stati Uniti che all’UE il proprio interesse nei confronti di qualsiasi accordo che potrebbe essere concluso”, ritiene Thomas Cottier. 

Nel corso di una conferenza tenuta lo scorso 10 luglio a Berna, l’ambasciatore Didier Chambovey, capo della divisione commercio mondiale presso la Segreteria di Stato dell’economiaCollegamento esterno (Seco), ha indicato che sul tavolo vi sono attualmente tre opzioni per la Svizzera: cercare di riaprire a sua volta dei negoziati per un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, che si erano arenati nel 2006, tentare di accedere al TTIP come paese terzo o non fare nulla. 

Secondo Cottier, appaiono alquanto ridotte le probabilità che gli Stati Uniti accettino di negoziare un accordo separato con la Svizzera – anche se i negoziati dovessero avvenire nell’ambito dell’Associazione europea di libero scambio, che comprende, oltre alla Confederazione, anche Norvegia, Islanda e Liechtenstein. 

“I negoziatori americani sono già pienamente occupati con il TTIP,” ritiene il responsabile del WTI. “La Svizzera perso la possibilità di giungere ad un accordo con Washington nel 2006, quando i negoziati di libero scambio con gli Stati Uniti sono falliti a causa dei disaccordi sull’apertura dei mercati agricoli.” 

Economia non trascurabile 

Non fare nulla potrebbe costituire un’opzione molto pericolosa tenendo conto degli scenari elaborati dal WTI e dalla Seco, in base ai quali le imprese svizzere subirebbero conseguenze molto pesanti in caso di isolamento. 

Secondo le previsioni della Seco, un’esclusione della Svizzera avrebbe conseguenze negative soprattutto per i fornitori di parti di automobili e di strumenti di ingegneria di precisione, ma anche altri settori, come quello farmaceutico e chimico, sarebbero pesantemente toccati. 

Chambovey si dice un po’ottimista circa la possibilità di accedere al TTIP, volta che sarà concluso tra gli USA e l’UE. Durante due incontri con rappresentanti del commercio americano, l’ambasciatore elvetico ha cercato di far capire ai suoi interlocutori che “ci sono altri paesi in Europa [al di fuori dell’UE] con economie sono trascurabili”. 

Traduzione di Armando Mombelli

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