La via crucis greca verso un destino incerto
La Grecia attende con impazienza gli 8 miliardi di euro che la troika ha deciso di far slittare finché non vi saranno ulteriori misure di austerità. In Svizzera gli analisti divergono sul versamento, ma concordano su un punto: il prezzo pagato dai greci sarà elevato.
La situazione in Grecia si complica di giorno in giorno. Janwillem Acket, capo economista della banca Julius Bär, sintetizza il problema senza mezzi termini: la Grecia ha fatto delle promesse che non potrà mantenere, dice a swissinfo.ch.
“Atene è sottoposta alla pressione di realizzare le promesse fatte alla troika – composta di Banca centrale europea (BCE), Commissione UE e Fondo monetario internazionale (FMI) – lo scorso giugno”, rammenta.
Concretamente ha concordato di ridurre il disavanzo del bilancio al 7,4% del prodotto interno lordo (Pil) nel 2011. Ma l’economia ellenica sta rallentando molto più del previsto e ora ci si attende un Pil in calo del 5,5%, contro la diminuzione del 3,5% calcolata in luglio quando è stato pattuito il piano di salvataggio. E senza attività economiche, le entrate pubbliche sono per forza minate.
Adesso si calcola che “il deficit pubblico sarà dell’8,4%. E la troika esige nuovi compromessi. Pensiamo che la nuova tranche di aiuti di 8 miliardi di euro sarà sbloccata, però solo attorno alla metà di novembre, non in ottobre come previsto inizialmente”, afferma Acket.
Medicamento che uccide
La situazione quotidiana in Grecia è estremamente delicata. Il ministro delle finanze Evangelos Venizelos il 4 ottobre ha riconosciuto che il paese potrebbe incontrare difficoltà per raggiungere l’obiettivo di un disavanzo dell’8,5% del Pil”, ossia l’obiettivo corretto che aveva annunciato appena 48 ore prima. Il paese è confrontato con numerosi scioperi che paralizzano voli, servizi pubblici, ma anche imprese private.
Sulla Grecia si è generato un grande dilemma. “Si allarga l’impressione che, nel tentativo di curare il malato, i medici in realtà stanno uccidendo il paziente. Ma il malato non ha seguito le ricette come doveva, non è stato disciplinato. E ciò fa sì che tutti gli sforzi per curare la Grecia siano difficili e frustranti”, commenta Acket.
Purtroppo, aggiunge l’esperto della Julius Bär, i rischi che la Grecia dichiari bancarotta prima di Natale – con Atene che è ancora membro della zona euro – aumentano in continuazione.
Settimane di speculazioni
Benché i salvataggi finanziari abbiano una connotazione peggiorativa, sono perfettamente legittimi quando uno stato incontra un problema di liquidità a corto termine, afferma Simon Evenett, professore di commercio internazionale e sviluppo economico all’università di San Gallo, nel saggio Quando dichiarerà bancarotta la Grecia?.
Il professore precisa che occorre distinguere tra “problemi di liquidità e problemi di solvibilità. L’incapacità di riscuotere le imposte e una stagnazione dell’entrate derivanti dalle esportazioni riducono le probabilità del rimborso dei debiti. E entrambi i fattori sono fondamentali nel problema di solvibilità che incontra la Grecia”.
Contattato da swissinfo.ch, Evenett assicura che nelle prossime settimane vi saranno “grandi speculazioni. È un dato di fatto che i governi europei e le autorità finanziarie si danno da fare per aiutare la Grecia. Ma chiedono più impegni in materia di riforme e di risanamento” A suo parere, la Grecia ha rinviato tutto all’ultimo minuto e ora paga le conseguenze della precedente mancanza di rigore.
Quanto all’ultimo trimestre dell’anno, le previsioni di Evenett per la Grecia non sono rosee. “Non credo che ritorni la tranquillità. È difficile prevedere quando finirà l’instabilità. C’è la Grecia, ma si devono osservare attentamente anche la Spagna e l’Italia, che stanno pure procedendo a riforme”.
Impatto sulle famiglie
Secondo il Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo, il fallimento della Grecia non è lo scenario più probabile. “È prevedibile che la Grecia sia aiutata dalla troika. Prima di ricevere nuovi aiuti finanziari (gli 8 miliardi in stand-by), però, Atene dovrà dimostrare di attuare e intensificare le misure di austerità messe in moto”, spiega a swissinfo.ch il direttore del KOF Jan-Egbert Sturm.
Attualmente assistiamo a un intenso tira e molla politico. La situazione non è semplice, poiché il paese si trova in una sorta di circolo vizioso. “Le misure di austerità hanno conseguenze drastiche sulle economie domestiche e sull’economia. Molti dipendenti pubblici perderanno il posto. Simultaneamente aumenteranno le tasse che pagano sui beni di consumo. E tutte queste misure di austerità prolungheranno la recessione e provocheranno anche più disoccupazione”, afferma Sturm.
Necessari mesi
Anche un’analisi dell’UBS sulle possibili conseguenze della crisi ellenica a partire da ottobre non considera la bancarotta come lo scenario più probabile. Tuttavia spiega cosa succederebbe in tal caso.
Secondo Thomas Veraguth, esperto della divisione ‘Wealth Management Research’, se a un dato momento la troika decidesse di non più fornire aiuti alla Grecia, la BCE dovrebbe annunciare misure di accompagnamento chiare per evitare il coinvolgimento di altri paesi, come l’Italia o la Spagna.
Si tratta di uno scenario puramente ipotetico. Una bancarotta avverrebbe solo se il cosiddetto Fondo salva stati (EFSF, European financial stability facility) dei 17 paesi della zona euro fosse pienamente trasformato e perfettamente organizzato. Ma difficilmente sarà operativo prima del 2012, dato che i parlamenti dei 17 stati membri lo devono ratificare.
In ogni caso qualsiasi processo – di salvataggio o di fallimento – richiederà diversi mesi per essere concretizzato, rileva l’UBS.
La Grecia attende la sesta tranche di aiuti, per 8 miliardi di euro, che fa parte del pacchetto di salvataggio annunciato dalla zona euro nel maggio 2010. Complessivamente alla Grecia dovrebbero essere concessi prestiti fra gli 80 e i 110 miliardi sull’arco di tre anni, per evitare la bancarotta.
Questi prestiti sono condizionati: la Grecia deve applicare severe misure di austerità. Atene ha deciso un piano di tagli e di aumenti di tasse – denominato lacrime e sangue – che ha scatenato scioperi e proteste nel paese.
L’enorme debito dello stato costringe inoltre Atene ad onorare impegni giganteschi: 17 miliardi di euro nel quarto trimestre 2011 e 37,5 miliardi nel 2012.
Lo stato si trova a corto di liquidità. Se la troika non sbloccherà il prestito promesso, il governo dovrà ritardare i pagamenti.
Secondo stime del Ministero delle finanze ellenico, circa 38 miliardi di euro (46,6 miliardi di franchi) sarebbero stati trafugati dalla Grecia e depositati in Svizzera.
Sempre stando ad Atene, i capitali greci in Svizzera si aggirerebbero sui 280 miliardi di euro (348 miliardi di franchi). Per il fisco ellenico, ciò significa mancate entrate pari a 10 miliardi di euro.
Queste cifre suscitano perplessità alla Banca nazionale svizzera (BNS), i cui libri contabili ufficiali fanno stato di 2,2 miliardi di franchi svizzeri (1,8 miliardi di euro), benché solo fino alla chiusura dell’esercizio 2009.
La banca centrale elvetica riconosce anche che le proprie cifre non comprendono gli investimenti in obbligazioni finanziarie. Data l’esistenza del segreto bancario, se non c’è presunzione di evasione o frode fiscale, è impossibile verificare la nazionalità dei titolari di queste obbligazioni.
(Traduzione dallo spagnolo: Sonia Fenazzi)
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