«Non mi sorprenderebbe vedere un treno cinese attraversare il Gottardo»
Presto o tardi, i treni cinesi occuperanno un posto di primo piano sul mercato europeo. Ne è convinta Jun Cui, consulente ed esperta ferroviaria.
Residente in Svizzera, Jun Cui lavora soprattutto con le piccole e medie imprese. Si occupa di ricerca di mercato, consigliando le aziende sulle offerte di prodotti e tecnologie, così come sull’analisi della clientela e della concorrenza.
Negli ultimi dieci anni, ha lavorato soprattutto su mandato di aziende elvetiche, tra cui le Ferrovie federali svizzere, ABB, Duagon, Ruf, Plumettaz e Systransis.
swissinfo.ch: In quanto consulente nel settore ferroviario, di quali progetti si è occupata che coinvolgono la Svizzera e la Cina?
Jun Cui: Oltre alla collaborazione con l’azienda ABB, i progetti ad ampio raggio nel settore ferroviario sono attualmente piuttosto limitati. Nel 2012 sono stata incaricata di dirigere la delegazione dell’industria ferroviaria elvetica, composta da nove società. Per la prima volta abbiamo organizzato una visita ufficiale in Cina.
swissinfo.ch: Quali sono i principali ostacoli nella comunicazione tra i due paesi?
J. C.: Le principali difficoltà per le aziende svizzere che vogliono fare affari in Cina sono la lingua e le differenze culturali. In assenza di intermediari, la collaborazione e gli scambi tra i due paesi sono praticamente impossibili. A causa delle differenze culturali, da entrambe le parti non è sempre chiaro quando bisogna persistere nella discussione e quando invece è il momento di cedere. Il rischio di equivoci è sempre presente e in alcuni casi abbiamo assistito perfino al fallimento di una collaborazione.
Quando la tenacità e la serietà degli svizzeri s’imbattono nella discrezione e nella riservatezza dei cinesi, gli scambi finiscono spesso in un vicolo cieco. Per questo dissipare le incomprensioni e favorire la comprensione reciproca è una parte importante del mio lavoro.
swissinfo.ch: I produttori di treni cinesi hanno fretta di entrare sul mercato europeo. Ma hanno davvero raggiunto il livello dei concorrenti europei e americani?
J. C.: Certo. Per quanto riguarda il calcolo dei prezzi di costo e dei metodi di gestione, la Cina ha ancora un certo ritardo rispetto ai paesi europei. Ma dal punto di vista della tecnologia di fabbricazione e della qualità del prodotto, ha già raggiunto il livello internazionale.
Nelle aziende di grandi dimensioni, l’esperienza supera perfino quella dei paesi europei. Lo scorso anno, il fatturato complessivo dell’industria dei veicoli ferroviari cinesi sul mercato internazionale ha raggiunto 90 miliardi di dollari. Dei vagoni merci sono stati esportati in Francia e in Inghilterra e sono state aperte succursali in Inghilterra e in Austria.
C’è ancora molta strada da fare, ma è solo questione di tempo prima che la Cina riesca a ritagliarsi un posto sul mercato europeo. Sottovalutare le ferrovie cinesi sarebbe mancare di lungimiranza.
swissinfo.ch: Quale impatto ha il diverso regime politico di Svizzera e Cina sul modo in cui vengono gestiti gli affari?
J. C.: In Svizzera il governo interviene poco, perché il potere economico è in gran parte in mano al settore privato. Le ferrovie svizzere sono focalizzate di più sui bisogni della clientela; prestano molta attenzione alla qualità e alla sicurezza. Inoltre, in quanto paese liberale e dotato di una tecnologia innovativa, la Svizzera attira talenti nella tecnologia di punta provenienti da tutto il mondo.
Dal canto suo, la Cina insiste sul fatto che l’interesse collettivo viene prima di quello individuale e la crescita del Prodotto interno lordo (PIL) ha la priorità. Il mercato ferroviario cinese è monopolizzato in gran parte da un piccolo numero di aziende nazionali che hanno un potere enorme e nessuna concorrenza.
Tutto ciò è all’origine di grandi divergenze. Le imprese nazionali cinesi vorrebbero collaborare soprattutto con grandi aziende di fama internazionale, mentre le piccole e medie imprese svizzere faticano a ritagliarsi uno spazio sul mercato cinese.
swissinfo.ch: La Cina sostiene di aver portato avanti da sola la ricerca e la realizzazione di treni ad alta velocità. Alcuni affermano però che i cinesi hanno rubato la tecnologia degli svizzeri. Qual è la sua opinione?
Treni svizzeri versus treni cinesi
Situata nel cuore dell’Europa, la Svizzera detiene il record mondiale per la densità della rete ferroviaria e la puntualità dei treni. Figura inoltre tra i paesi con il più alto tasso di utilizzo dei mezzi di trasporto ferroviari, con una media di 2’449 km l’anno per abitante.
La Cina, invece, possiede la seconda rete ferroviaria più grande al mondo, subito dopo agli Stati Uniti. Con la sua rete di treni ad alta velocità, il paese ha rivoluzionato le abitudini di mobilità della popolazione. La tecnologia più recente in questo campo è stata introdotta dall’Europa e dal Giappone e applicata in Cina su ampia scala.
J. C.: Non si tratta di un furto, ma al massimo di uno scambio di tecnologie. In seguito a riforme interne, a un’apertura del paese, il governo cinese ha adottato una strategia di scambio di tecnologie attraverso il mercato. Alcuni prodotti svizzeri sono stati esportati in Cina da grandi gruppi industriali, come Siemens, ABB e altri.
In un’economia globalizzata, non è opportuno adottare la tecnologia di un paese dalla A alla Z. E questo a prescindere dal settore. Un falegname non ha bisogno di imparare a piantare alberi. Ma una volta introdotta in Cina la tecnologia dei treni ad alta velocità, è cruciale poterla assimilare.
In questo senso, le ferrovie cinesi sono un esempio di riuscita. Il loro successo si fonda sulla capacità di aggiornare costantemente la tecnologia, aumentare il tasso di produttività e mantenersi concorrenziali in termini di qualità-prezzo a livello internazionale.
swissinfo.ch: Il treno ad alta velocità è spesso considerato come uno strumento di propaganda del governo cinese all’estero. Corrisponde a verità?
J. C.: Tra i principali fabbricanti e distributori di veicoli su rotaia al mondo figurano due aziende cinesi appartenenti allo Stato. Il governa attribuisce loro grande importanza, per favorire l’esportazione di treni ad alta velocità e trasformarli così in una carta da visita nazionale. Il modo combattivo in cui vengono usate le risorse finanziarie nazionali suscita inevitabilmente l’antipatia dei paesi occidentali.
Resta il fatto che le ferrovie cinesi devono capire che per conquistare il mercato internazionale non basta soltanto misurarsi in termini di dimensioni, ma è necessario anche rispettare le leggi del mercato internazionale e prendere in considerazione i regolamenti internazionali in uso.
Le imprese nazionali cinesi hanno d’altronde bisogno di riforme profonde, altrimenti sarà difficile aumentarne l’efficacia e il livello di gestione e di organizzazione. Quello che possiamo confermare, è che le ferrovie cinesi non estenderanno la vendita di treni ad alta velocità a un paese come la Svizzera.
swissinfo.ch: Per quale motivo?
J. C.: La superficie della Svizzera è pari a quella di una sola provincia cinese. Per andare da Ginevra a Zurigo in treno a 200 km/h ci vogliono appena tre ore. Non è dunque indispensabile costruire una linea di treni ad alta velocità superiore ai 250 km/h.
swissinfo.ch: Come vede la collaborazione futura tra Svizzera e Cina? Un giorno i treni fabbricati in Cina attraversarono il Gottardo?
J. C.: Le ferrovie cinesi hanno un ruolo importante a livello internazionale. Da un punto di vista tecnico e qualitativo, la produzione di treni non è diversa da quella europea. Non mi stupirebbe se un giorno i treni cinesi dovessero attraversare il Gottardo. L’industria ferroviaria svizzera è consapevole che la Cina rappresenta un mercato importante per la vendita e l’acquisto di materiale rotabile. C’è un’alta probabilità che in futuro si sviluppi una collaborazione tra i due paesi nel campo delle locomotive.
Traduzione dal francese, Stefania Summermatter
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.