Leonardo Boff: l’economia speculativa non ha futuro
In Svizzera per una serie di conferenze, il teologo della Liberazione Leonardo Boff non ha avuto peli sulla lingua nel commentare la crisi finanziaria mondiale, frutto di un'economia speculativa totalmente priva di etica.
Il teologo brasiliano, di passaggio a Berna, ha concesso un’intervista a swissinfo nella quale critica il sistema capitalista, mettendo in evidenza che la logica del mercato – competitiva e non cooperativa – produce nuovi poveri.
swissinfo: Come commenta l’attuale crisi finanziaria?
Leonardo Boff: Siamo di fronte ad una crisi strutturale e non congiunturale. Questo tipo di economia – che trasforma tutto in merce sulla base di logiche speculative allontanandosi quindi dall’economia reale – non ha alcun futuro e ha rappresentato un enorme errore.
Favorendo il male oscuro del mercato attraverso la concorrenza e le multinazionali, ha screditato lo Stato e la politica. Oggi gli artefici di questa economia chiedono l’aiuto pubblico, poiché si sono resi conto che la logica del mercato – competitiva e non cooperativa – conduce alla rovina.
swissinfo: La crisi potrebbe servire da alibi per rinunciare agli Obiettivi del Millennio dell’ONU, tra cui la riduzione della povertà nel mondo entro il 2015?
L.B.: Finora gli Obiettivo del Millennio non sono stati presi sul serio: in fondo si è trattato soprattutto di retorica, un modo per non sentirsi troppo in colpa per le disparità abissali tra ricchi e poveri. I fatti sono eloquenti: nei paesi poveri le grandi aziende hanno investito soltanto le briciole dei loro utili.
L’economia speculativa non fa altro che mietere altri danni: è una macchina che produce nuovi poveri, distrugge le risorse naturali, devasta le relazioni sociali e gli equilibri ecologici. Non ci sono Obiettivi del Millennio che tengano per fermare questo processo.
swissinfo: Molti paesi affermano di non avere soldi né per gli Obiettivi del Millennio, né per il Protocollo di Kyoto. Ma quando si tratta di salvare le banche, piovono miliardi. Come reagisce?
L.B.: Siamo di fronte ad una profonda mancanza di etica, di senso dei valori e di priorità. È così che questo sistema – materialista, senza cuore e senza compassione – si è organizzato negli ultimi trenta, quarant’anni per edificare la propria egemonia. E oggi è più preoccupato a salvare se stesso che a venire in aiuto agli altri.
Questo modello economico, teso all’accumulazione dei beni, non ha mai favorito il benessere collettivo. Difficile dire cosa accadrà, penso tuttavia che in futuro l’economia sarà controllata dalla politica in base anche a principi etici.
swissinfo: Secondo il Papa il collasso delle banche mostra che “i soldi non valgono niente”….
L.B.: La sua è una visione moralista. Il denaro non vale niente ma può essere tutto. E il Vaticano, con i propri interessi finanziari, è ben piazzato per saperlo. Il denaro vale molto se garantisce i mezzi per vivere, se favorisce una maggiore giustizia, se aiuta le persone, se contribuisce a salvare il nostro Pianeta, minacciato proprio dalle logiche speculative di questa economia. Non sono contro il denaro. Sono contro il denaro fine a se stesso.
swissinfo: Ha rimproverato al Papa di essere troppo dalla parte dei ricchi e non abbastanza a fianco dei poveri. Perché?
L.B.: Lo scopo principale del Papa è quello di attribuire un volto cristiano alla globalizzazione, partendo dall’Europa. Vuole riconvertire l’Europa perché così, una volta riconvertita, conferirà alla globalizzazione un’aura religiosa. Per noi che siamo alla periferia del mondo, dove vive il 52% di tutti i cattolici, questa scelta in favore dell’Europa, equivale a schierarsi con i ricchi.
L’Europa, francamente non interessata ad assumere questa funzione religiosa o spirituale, è un continente in declino: la sua cultura, la sua società, sono al crepuscolo. Lasciatasi alle spalle il cristianesimo, manca di una fonte di ispirazione per l’avvenire. Le speranze del Papa saranno pertanto vane.
swissinfo: La Chiesa, cosi concentrata sull’Europa, ha forse dimenticato i suoi doveri verso i poveri?
L.B.: Puntando sull’Europa, il Papa investe nei ricchi, poiché i ricchi vivono in Europa e nei paesi al nord dell’Atlantico. Con questo non voglio dire che il Papa non parla dei poveri, lo ha fatto nei suoi viaggi in America Latina. E, di tanto in tanto, si ricorda anche di spendere qualche parola sulla fame nel mondo.
Ma questi temi non sostanziano gli orientamenti pastorali della Chiesa, poco interessata a profilarsi come l’avvocata dei poveri e la voce dei senza voce. Non bastano due parole ogni tanto per colmare l’assenza di progetti concreti per i poveri.
swissinfo: “Leonardo Boff – L’avvocato dei poveri” è il titolo di un libro a lei dedicato. Ma anche molti politici e molte ONG si considerano difensori dei poveri. Insomma la povertà sembra rendere bene…
L.B.: Il titolo del libro è eccessivo. Ci sono molte altre persone e organizzazioni che difendono la causa dei poveri meglio di me. In veste di teologo, ho sempre cercato di promuovere una teologia della liberazione in favore dei poveri e contro la povertà. Sono fedele a questo principio da quarant’anni, malgrado le critiche. È il destino che mi sono scelto.
Non si produce comunque alcuna ricchezza a partire dalla povertà. La povertà rappresenta una sfida alla generosità, al senso di umanità. Le trasformazioni politiche e sociali continuano a produrre povertà e se non cambiamo rotta, il numero dei poveri continuerà a crescere e la nostra Terra a deperire.
swissinfo: I ricchi svizzeri ed europei, come possono aiutare l’America Latina
L.B.: Dovrebbero sapere che i poveri esistono. E che urlano. Dovrebbero prestare ascolto a quelle grida e favorire concretamente interventi di aiuto economico. È un modo per rafforzare la cooperazione internazionale. È un modo per rendere possibile la solidarietà.
Intervista swissinfo Geraldo Hoffmann
(traduzione e adattamento dal portoghese Françoise Gehring)
Leonardo Boff nasce a Concórdia, nello stato brasiliano di Santa Caterina, il 14 dicembre 1938. Figlio di un immigrato italiano, è teologo, filosofo e scrittore brasiliano di fama mondiale. È stato e rimane uno dei più importanti esponenti della Teologia della Liberazione.
Studia teologia e filosofia in Brasile, Germania, Belgio e negli USA, fino al conseguimento del dottorato di Filosofia e Teologia all’università di Monaco nel 1970 (uno dei due relatori era Joseph Ratzinger). In quell’anno Boff occupa la cattedra di teologia all’Istituto teologico francescano di Petrópolis in Brasile.
Contribuisce in modo essenziale alla elaborazione della teologia della liberazione: l’impronta marxista del suo impegno nella lotta contro l’oppressione dei popoli latinoamericani, si traduce in un aspro scontro con le gerarchie vaticane.
Più volte richiamato all’ordine, nel 1984 viene convocato in Vaticano e sottoposto ad un processo da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta da Joseph Ratzinger. Nel 1992 Boff abbandona l’ordine francescano in seguito alla minaccia di nuovi provvedimenti.
Continua la propria attività come teologo, scrittore, docente e conferenziere. Nel 1993 diventa docente di etica, filosofia della religione ed ecologia presso l’università statale di Rio de Janeiro (UERJ), dove è professore emerito dal 2001.
Il contesto storico in cui nasce e si sviluppa la Teologia della Liberazione coincide con la diffusione delle dittature militari e dei regimi sanguinari in America Latina.
La Teologia della Liberazione viene presentata ufficialmente alla Conferenza episcopale latinoamericana (CELAM) di Medellín (Colombia) del 1968, dopo il Concilio Vaticano II.
La nuova dottrina mette in primo piano i valori di emancipazione sociale e politica insiti nel messaggio cristiano e si esprime conseguentemente in favore delle popolazioni più diseredate e delle loro lotte, pronunciandosi per una chiesa popolare e socialmente attiva.
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