Lo stop ai visti turistici per i russi e le russe divide l’Europa
In Svizzera, l'idea di stabilire un divieto di concessione di visti ai turisti e alle turiste russe non è vista di buon occhio. Se l'Unione europea, sotto la pressione dei Paesi del Nord e dell'Est, decidesse di imporre una tale misura, anche la Svizzera dovrebbe però aderire.
L’Estonia e la Finlandia hanno già limitato i visti per chi proviene dalla Russia; Polonia, Lettonia e Danimarca chiedono un divieto a livello europeo. In seno all’UE, questa proposta trova sostegno anche tra le personalità politiche tedesche, stando a quanto riporta il quotidiano BildCollegamento esterno, mentre il cancelliere Scholz si è finora espresso contro, sostenendo che non si tratta di una guerra del popolo russo, bensì del presidente Vladimir Putin.
L’argomento centrale di coloro che sono favorevoli a un divieto di rilascio dei visti, come richiesto anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è che non è accettabile che le classi russe più abbienti vadano in vacanza in Europa occidentale mentre il loro Paese sta riducendo l’Ucraina in macerie. La speranza è che il divieto di viaggiare faccia riflettere la popolazione russa, che in seguito eserciterà pressioni sul regime.
Nell’UE sta emergendo un divario tra nord-est e sud-ovest su questo tema. Mentre gli Stati baltici e scandinavi insistono sulle restrizioni, Francia, Paesi Bassi e gli Stati dell’Europa meridionale sono critici.
Scetticismo in Svizzera
Nella Confederazione, i politici e le politiche che fanno parte delle commissioni di politica estera da noi interpellati si dicono scettici sulla fondatezza di un simile provvedimento. “Un rifiuto generalizzato dei visti non è efficace e difficilmente impressionerebbe Putin o lo dissuaderebbe dal proseguire la campagna bellica”, afferma Elisabeth Schneider-Schneiter, dell’Alleanza del Centro.
La parlamentare federale sottolinea inoltre che tra chi viaggia in Svizzera, vi sono anche molte persone critiche nei confronti del regime. “Dovremmo piuttosto vedere la concessione dei visti come un’opportunità e non come un rischio”, prosegue la consigliera nazionale di Basilea-Campagna. “Lo scambio che possiamo avere con i russi e le russe che viaggiano in Svizzera, ci dà la possibilità di mostrare loro quanto la guerra che sta conducendo Putin rappresenti un disprezzo per gli esseri umani e per i nostri valori”.
Anche Tiana Angelina Moser ci risponde per iscritto che “è scettica sui benefici di un divieto di ingresso generalizzato”. Per l’esponente dei Verdi liberali “è un’idea un po’ troppo generica”. Tuttavia, la Svizzera, che fa parte dello Spazio Schengen, non può restare in disparte.
“Non sono favorevole a un divieto generale di visto per i russi e le russe nell’area Schengen”, le fa eco Claudia Friedl, del Partito socialista. “È la guerra di Putin – sottolinea. Per contro, sostengo le sanzioni mirate contre persone e oligarchi vicini al presidente russo. La guerra non deve essere finanziata da noi”.
Sibel Arslan dei Verdi condivide quest’opinione: più che un divieto di visto, sarebbe importante che la lista degli oligarchi sanzionati si allargasse e che la Svizzera agisse in modo più rapido e chiaro. “In termini di simbolismo politico è però importante discutere di diverse opzioni e il divieto di rilascio dei visti è una di queste”, sottolinea. L’esponente ecologista basilese non crede che il divieto di visto si concretizzi nell’UE. “Ci sono altri modi per agire contro l’aggressore e un’interdizione generale probabilmente colpirebbe le persone sbagliate”.
La consigliera nazionale dell’Unione democratica di centro (destra sovranista) Yvette Estermann è dell’opinione che se ci si vuole impegnare seriamente a favore della pace non bisogna adottare nuove sanzioni. “Sono contraria a una simile misura. Invece di risolvere dei problemi, ne crea di nuovi”, afferma la politica lucernese.
“In linea di principio sono contraria a qualsiasi tipo di punizione collettiva”, ci dice Christa Markwalder. “Un divieto di questo tipo può colpire anche cittadini e cittadine russe che non hanno nessuna colpa”, prosegue. Tuttavia, l’esponente del Partito liberale radicale (destra) è più possibilista rispetto alle sue colleghe di commissione: “In un’intervista all’emittente tedesca ARD, la prima ministra estone Kaja Kallas ha sottolineato che visitare l’Europa è un privilegio e non un diritto umano. Dal punto di vista occidentale, [il divieto di rilasciare visti] può essere una leva per porre fine al più presto alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina”.
7’000 visti dall’inizio dell’anno
La decisione dell’UE è attesa per la fine di agosto. Secondo il portale svizzero Watson, la Commissione europea è molto divisa. Visto che una decisione simile deve essere presa all’unanimità, è assai improbabile che venga accettata.
Se, contrariamente alle aspettative, si dovesse arrivare a un divieto dei visti in tutta l’UE, la misura si applicherebbe anche alla Svizzera, che fa parte dell’area Schengen. Solo il rilascio di visti nazionali per soggiorni superiori a 90 giorni con obbligo di autorizzazione rimarrà a discrezione della Svizzera, come ha confermato a swissinfo.ch la Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
La Svizzera rimane una destinazione popolare per i russi e le russe, nonostante la guerra in Ucraina. Dall’inizio dell’anno, la Confederazione ha rilasciato più di 7’000 visti a persone di nazionalità russa, ha indicato la SEM alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF. La Russia figura così nella top ten delle statistiche svizzere sui visti (più precisamente all’ottavo posto). Le motivazioni più comuni per recarsi in Svizzera sono: incontri con amici e familiari, viaggi d’affari o vacanze. Nel 2018, tuttavia, solo il 30% circa della popolazione russa possedeva un passaporto valido.
Traduzione di Daniele Mariani
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.