Lobbista per uno dei maggiori distributori al dettaglio svizzeri
Martin Schläpfer è stato il volto della Migros nel Parlamento svizzero. A colloquio con SWI swissinfo.ch, illustra come si può far accettare una legge e quali sono i principi del fondatore di una delle catene di distribuzione al dettaglio più importanti della Confederazione.
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Thomas Kern è nato in Svizzera nel 1965. Dopo una formazione di fotografo a Zurigo, ha iniziato a lavorare come fotoreporter nel 1989. Nel 1990 ha fondato l'agenzia fotografica svizzera Lookat Photos. Thomas Kern ha vinto due volte il World Press Award e ha ottenuto diversi riconoscimenti in Svizzera. Il suo lavoro è stato esposto in varie mostre ed è rappresentato in diverse collezioni.
“Migros o Coop?”. È una domanda che ci si sente rivolgere spesso in Svizzera. La risposta, oltre a svelare in quale supermercato si reca a fare la spesa solitamente la propria famiglia, dice anche con quale azienda si identifica. La scelta è quasi una questione di credo.
Martin Schläpfer è nato nel 1955 ed è cresciuto vicino a un negozio della Migros. Quando era ancora un bambino, a casa si parlava spesso di Gottlieb Duttweiler, il fondatore della catena di supermercati soprannominata “Gigante arancione”. “Oltre ad essere un brillante commerciante, per me ‘Dutti’ è stato un uomo pieno di idee e con un programma politico con cui intendeva dare una sua impronta allo sviluppo del Paese”.
Coop e Migros sono entrambe organizzate in cooperative e quindi radicate profondamente nella popolazione elvetica. Un abitante su quattro è membro della Migros. L’adesione è gratuita. I soci della Coop sono ancora più numerosi, anche se la quota annuale ammonta a 10 franchi.
A Palazzo federale in nome della Migros
Schläpfer ha lavorato per la Migros, ma non dietro a una cassa. Dal 2003 al 2018 è stato il suo lobbista in Parlamento. È stato l’ultimo a svolgere questa funzione per l’azienda. Infatti, la Migros non invia più lobbisti a Berna. Nel 1935 Duttweiler fondò l’Anello degli indipendenti (Adl), partito che fu addirittura rappresentato da 16 Consiglieri nazionali e un Consigliere agli Stati. L’Adl venne sciolto nel 1999.
Davanti a una tazza di caffè e un croissant, Schläpfer racconta come ha difeso gli interessi dell’azienda sotto la Cupola federale.
SWI swissinfo.ch: Come agiva quando voleva ottenere qualcosa come lobbista?
Martin Schläpfer: Come fanno di solito i lobbisti. Oggi tengo lezioni di lobbismo e politica. Molto dipende dall’intuizione politica e dall’esperienza. Certo, è diverso se si tratta di orari di apertura dei negozi o di agricoltura. Ma l’approccio non cambia molto e bisogna seguire sempre la stessa procedura, quella da manuale.
E cioè?
All’inizio si deve capire qual è la posizione del Consiglio federale. La procedura è diversa se si gode del sostegno del Governo e dell’amministrazione.
Nella sua lunga esperienza è riuscito a spuntarla nonostante il parare contrario del Governo?
Sì, sono riuscito a far passare le importazioni parallele, cioè la liberalizzazione delle importazioni di merci. Insieme alle associazioni delle consumatrici e dei consumatori siamo riusciti ad avere la meglio sul ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher. La Migros è un marchio sorprendentemente potente. È più forte di un’associazione di categoria. Se la Migros vuole qualcosa, la questione finisce sempre in prima pagina dei tabloid. Non è così invece per marchi meno noti in Svizzera.
Nella graduatoria dei marchi più amati in Svizzera, la Migros si piazza regolarmente in testa. Nel 2023 è però scivolata in seconda posizione. Inoltre, la popolazione si identifica con la Migros, il “Gigante arancione”. La rivista della Migros è tra le più diffuse e la clientela discute sulla piattaforma “Migipedia” sulla qualità dei frutti di mare congelati o sullo yoghurt alle castagne.
Con 100’000 dipendenti provenienti da 170 nazioni, la Migros è uno dei maggiori datori di lavoro nella Confederazione. Con un fatturato di 30,1 miliardi di franchi, il 2022 è stato un anno record per l’azienda. Le entrate vengono generate non solo con le vendite nei supermercati, ma anche dai prodotti proposti dalle filiali attive nei settori dei viaggi, della gastronomia e della salute.
Negozi senz’alcol
Anche dopo il pensionamento, Schläpfer non ha dimenticato la Migros. Si sente legato non tanto all’azienda attuale, quanto agli ideali del fondatore.
Nel 2003 mi sono impegnato affinché la Migros – secondo gli ideali del suo fondatore – ritornasse a dedicarsi maggiormente agli interessi della sua clientela. Naturalmene non abbiamo cercato di interpretare il pensiero di Duttweiler come fa la teologia con la Bibbia. Ma va ricordato che difendeva valori ben definiti.
Quali erano i suoi valori?
Soprattutto il divieto di vendere bevande alcoliche. La Migros continua a sostenere economicamente la cultura e l’impegno sociale. L’impegno politico è invece diminuito. Il risultato della votazione sull’alcol ha dimostrato chiaramente che il messaggio chiave di Dutti è stato in parte dimenticato dalla direzione della Migros, ma non dalla base della cooperativa.
Dal 1928, negli statuti della Migros c’è scritto che è vietato vendere alcol nei negozi. Nel 2022, la direzione del gruppo ha proposto di stralciare questo passaggio per permettere la vendita di bevande alcoliche nelle filiali. La decisione finale spettava però ai 2,3 milioni di soci e socie.
Insieme ad altri ex-dirigenti, Schläpfer ha lanciato la campagna per impedire la realizzazione del progetto della direzione. Non voleva che l’alcol finisse negli scaffali della Migros. Un’idea condivisa anche dai 630’000 soci che hanno bocciato la proposta della direzione.
In seguito, i media hanno titolato: “La votazione è stata la più grande campagna pubblicitaria dell’anno”. Infatti, l’accesa discussione ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica sul Gigante arancione. Il fatto che centinaia di miglia di persone hanno potuto esprimere la loro opinione ha rafforzato l’azienda.
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La Migros e il suo complicato rapporto con l’alcol
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Il gigante del commercio al dettaglio in Svizzera ha comunicato l’intenzione di vendere alcolici. Un annuncio dal retrogusto amaro per molti.
Per Schläpfer non si è trattato di una strategia pubblicitaria:
La votazione non è stata un test democratico, come è stata definita dalla direzione. La direzione perseguiva obiettivi economici. D’estate, la Migros vende infatti meno carne rispetto alla concorrenza. Chi acquista carne per una grigliata va spesso in un negozio dove viene venduto anche alcol. Il progetto della direzione è però fallito.
La catena di discount Denner vende alcol e appartiene alla Migros. Visto che comunque guadagna grazie alla vendita di bevande alcoliche, perché è importante impedire che facciano la loro comparsa negli scaffali della Migros?
Le oltre 600 filiali della Migros non vendono alcol. È importante che rimanga così affinché chi soffre di una dipendenza possa fare la spesa senza correre il rischio di comperare dell’alcol.
Contratto di franchising con l’Azerbaijan
La Migros viene a volte tacciata di ipocrisia. Da una parte fa la morale, dall’altra vende alcol non solo nei negozi della Denner, ma anche nei Migrolino, i punti vendita presso le stazioni di servizio. La critica maggiore le viene però rivolta per gli affari che fa con una dittatura.
I 60 negozi Migrolino vengono gestiti dalla compagnia petrolifera dell’Azerbaijan Socar tramite un accordo di franchising. Politici e politiche di sinistra e del centro hanno protestato e depositato atti parlamentari per chiarire se le aggressioni azere contro l’Armenia sono in parte finanziate dalle vendite generate nei Migrolino.
Schläpfer non vuole esprimersi al riguardo. Tuttavia, vedrebbe di buon occhio se una persona continuasse a difendere gli interessi della Migros in Parlamento. Infatti, come lobbista si hanno alcuni vantaggi.
Gli incontri informali sono fondamentali a Palazzo federale. Non è come inviare una e-mail.
Perché il contenuto delle e-mail diventa spesso pubblico?
Sì, ma anche perché non si ha lo stesso successo. Perché un presidente di partito dovrebbe leggere proprio la tua tra le 200 e-mail ricevute?
Ha dovuto sopportare l’arrabbiatura di qualcuno?
Certo, spesso. Anche quella dei contadini. Ma anche per il settore agrario, con cui abbiamo spesso opinioni divergenti, abbiamo organizzato una riunione. È una cooperativa. E cooperativa significa essere in grado di cercare il dialogo. La posizione sociale della Migros dipende anche dalla sua struttura di cooperativa. Una struttura che permette di esprimere desideri e richieste. La Migros non è capitalistica.
Cosa intende esattamente?
Non è una società per azioni che fa soprattutto gli interessi degli azionisti.
La Migros genera comunque dei guadagni, grazie alla clientela e al prezzo dei prodotti concordati con i contadini.
La differenza consiste nel fatto che i soci hanno diritto di voto. In una società per azioni, una persona può possedere il 51% del capitale azionistico e decidere da sola. Una SA ha una forte componente ideologica: l’azione è il simbolo del capitalismo e della sua organizzazione.
Chi gestisce una cooperativa ha degli obblighi nei confronti della società. Durante la crisi provocata dal coronavirus, il fondatore della Migros avrebbe lanciato un’idea per i gruppi di persone maggiormente in difficoltà. La Migros avrebbe dovuto fare qualcosa durante la pandemia. Questa è la mia opinione.
E ora che si registra un aumento dell’inflazione, la Migros dovrebbe fare qualcosa per i contadini?
Non so se i contadini sono così poveri. Dovrei approfondire la questione.
È una tipica risposta della Migros. Nel 2025, la Migros compirà 100 anni. Sarà interessante vedere quali idee lancerà per celebrare questo anniversario e per lucidare la sua identità.
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Cooperative, un capitale di democrazia
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Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2012 anno internazionale delle cooperative. Un modo per valorizzare un modello economico alternativo che cerca di combinare produttività e responsabilità sociale. E in tempo di crisi, le cooperative potrebbero vivere una seconda gioventù.
Nate a metà del XIX secolo in Gran Bretagna, sotto la spinta delle tensioni innescate dalla rivoluzione industriale, oggi le cooperative riuniscono oltre un miliardo di membri sparsi in tutto il mondo e danno lavoro a più di 100 milioni di persone.
Negli ultimi anni, la loro cifra d'affari ha superato i 1'000 miliardi di euro, in settori diversi come l'industria, il commercio, l'agricoltura, le banche o le assicurazioni. Attività che spaziano dai campi di cacao nel Sud del mondo, alle squadre di calcio come l'FC Barcellona, ma non mancano esempi più curiosi come i cacciatori di serpenti in India o i produttori di parmigiano in Italia.
In Svizzera si contano oltre 9'600 cooperative. Solo per citare un esempio, oltre la metà della popolazione è socia di Coop o Migros, che da sole detengono più del 50% della parte di mercato del commercio al dettaglio. E poi c'è la Banca Raiffeisen, con i suoi 1,7 milioni di soci, l'assicurazione Mobiliare, il gruppo agricolo Fenaco e così via.
Un 2012 all'insegna delle cooperative
Un fenomeno imponente, dunque, quello delle cooperative. Ma di cosa si tratta esattamente? Ce lo spiega Emmanuel Kamdem, esperto di cooperative presso l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIT). «Quando delle persone si uniscono per creare ricchezza su una base democratica e questa ricchezza viene ridistribuita in modo equo, allora siamo in presenza di una cooperativa».
Le cooperative non sono un semplice fenomeno economico, dunque, ma una scelta di campo, un modello imprenditoriale specifico fondato su valori come la democrazia, l'uguaglianza, la solidarietà e la mutualità. «È un modello che riunisce logica di mercato e inclusione sociale, mettendo la solidarietà al centro dell'interesse. Certo, la generazione di un utile economico resta una condizione operativa da rispettare per garantire la crescita sociale ed economica dei soci, ma lo scopo non è la massimizzazione del profitto».
Se l'assenza di capitali di base e la suddivisione del potere restano i principali freni allo sviluppo di queste imprese sostenibili, il loro potenziale è lungi dall'essere pienamente sfruttato, commenta Emmanuel Kamdem. «L'obiettivo dell'ONU per il 2012 è quello di promuovere la creazione e lo sviluppo di questo modello, che negli ultimi anni sta attirando sempre più interesse da parte di economisti e imprenditori».
Ma la campagna mette l'accento anche sugli stessi membri delle cooperative, rei di aver scordato i principi fondatori di queste comunità. «Le cooperative troppo grandi tendono a dimenticare il ruolo di formazione ed educazione che spetta loro, e i soci non sono sempre consapevoli dei loro diritti e doveri. È una lacuna che dovrà essere colmata».
Piccoli produttori crescono
Se le cooperative economicamente più redditizie sono concentrate nei paesi industrializzati come Francia, Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Italia, negli ultimi cinquant'anni questo modello si è sviluppato soprattutto nei paesi del Sud del mondo.
«L'associazione di piccoli produttori è uno strumento fondamentale di democratizzazione e permette alle popolazioni più povere di partecipare alla creazione del loro futuro», spiega Hans-Peter Egler, della divisione Cooperazione e sviluppo economico della SECO (Segreteria di Stato dell'economia). «Spesso, prosegue il responsabile della promozione commerciale, un singolo individuo non ha i mezzi per farsi ascoltare. Per questo le cooperative svolgono un ruolo importante nel dar voce ai piccoli produttori, permettendo loro di proteggersi contro la concorrenza delle multinazionali».
Per Hans-Peter Egler, l'esempio più emblematico è forse quello del commercio equo, la cui produzione viene garantita per il 75% proprio da cooperative e il cui fatturato in Svizzera ha raggiunto i 316 milioni di franchi nel 2010. «Prodotti come caffè, cacao o cotone vengono coltivati esclusivamente in piccole cooperative agricole, dove i contadini hanno la possibilità di seguire formazioni a lungo termine, di imparare a tutelare i propri interessi e a trasmettere poi queste conoscenze agli altri membri della comunità. E, ironia della sorte, questi prodotti vengono poi rivenduti in Svizzera proprio dalle più grandi cooperative, Coop e Migros. È un cerchio che si chiude».
Un capitalismo sociale
Secondo l'OIT, a livello mondiale le cooperative garantiscono il 20% di impieghi in più rispetto alle multinazionali e in paesi come la Svizzera rappresentano il principale datore di lavoro nel settore privato.
«Le cooperative hanno inoltre superato meglio la crisi finanziaria del 2008-2009 rispetto agli altri istituti bancari» sottolinea ancora l'esperto dell'OIT Emmanuel Kamdem. «E questo perché i membri sono allo stesso tempo clienti e proprietari, ed esercitano così un controllo maggiore. Senza contare che hanno uguale diritto di voto, indipendentemente dalla quota di capitale detenuta, e il loro margine di manovra è quindi diverso».
Sullo sfondo di questa nuova crisi, che sta mettendo a dura prova i paesi della zona euro, Emmanuel Kamdem ritiene «inevitabile» un ritorno a un modello cooperativista, più democratico, centrato sull'economia reale e soprattutto in grado di adattarsi ai bisogni dei paesi industrializzati come di quelli in via di sviluppo.
L'anno delle cooperative
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2012 anno internazionale delle cooperative come «un riconoscimento del ruolo fondamentale che queste realtà giocano nella promozione dello sviluppo socio-economico di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto in periodi di crisi economica».
La cooperativa è un'associazione di persone che si riuniscono per raggiungere uno scopo economico, sociale e culturale comune, e soddisfare le proprie aspirazioni attraverso la creazione di un'impresa a proprietà collettiva e controllata in modo democratico.
Tutti i membri di una cooperativa hanno uguale diritto di voto (un socio = un voto).
Le cooperative si fondano sui valori dell'autosufficienza, dell'auto-responsabilità, della democrazia, dell'uguaglianza, dell'equità e della solidarietà.
Nel mondo si contano oltre un miliardo di soci di cooperative, le quali danno lavoro a circa 100 milioni di persone.
Negli ultimi anni, la loro cifra d'affari ha sfiorato i 1'000 miliardi di euro, garantendo la sopravvivenza di tre miliardi di persone.
In Svizzera vi sono oltre 9'600 cooperative, di cui quasi 500 hanno una cifra d'affari maggiore al miliardo.
Tra quelle più note vi sono i giganti del commercio al dettaglio Coop e Migros, la banca Raiffeisen, la cassa svizzera di viaggio Reka, Swisslos, l'assicurazione Mobiliare e la cooperativa per il car-sharing Mobility.
Lo sapevate che....
Lo champagne è prodotto quasi esclusivamente da cooperative;
L'80% dell'olio di oliva spagnolo viene realizzato da cooperative;
75% dei prodotti del commercio equo sono fatti da piccoli produttori di cooperative;
Circa il 90% del parmigiano in Italia è prodotto ogni giorno da persone che fanno parte di una cooperativa.
“Ogni azienda dovrebbe avere la libertà di scegliere la diversità che più le si addice”
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Cornelia Ritz Bossicard, presidente dell'associazione swissVR, è contraria alle quote rosa negli organi dirigenziali delle imprese. Intervista.
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