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Lo scandalo AutoPostale investe anche i vertici del gigante giallo

Autopostale
L'autopostale, una storica icona della qualità del servizio pubblico in Svizzera. Keystone

La direzione della Posta svizzera era al corrente dei sovvenzionamenti trasversali illeciti del suo servizio di autobus. È quanto risulterebbe da documenti interni pubblicati dalla stampa, secondo la quale queste malversazioni sarebbero legate agli obbiettivi di redditività fissati all’interno dell’azienda. 

I vertici della Posta sapevano da anni delle operazioni contabili illecite presso AutoPostale. Lo dimostrerebbe una nota interna confidenziale del 2013, indirizzata tra gli altri all’allora presidente del consiglio di amministrazione (cda) Peter Hasler e alla direttrice della Posta Susanne Ruoff. Nel documento, pubblicato giovedì dal quotidiano Blick, si menzionano “sovvenzioni trasversali a spese dei settori finanziati dall’ente pubblico”. 

Martedì, l’Ufficio federale dei trasporti (UFT) ha annunciato di aver riscontrato delle anomalie nella revisione del conteggio delle prestazioni di Autopostale. In breve, questa azienda della Posta svizzera, specializzata nei trasporti via autobus, riceve fino al 50% di sussidi per offrire i suoi servizi anche nelle tratte poco redditizie. Autopostale dovrebbe però restituire i soldi alla Confederazione e ai Cantoni se queste tratte generano degli utili. 

Invece di restituire le sovvenzioni, l’azienda pubblica ha registrato per anni gli utili in un’altra voce contabile. Durante il periodo 2007-2015 sono stati così sottratti 78,3 milioni di franchi alle casse pubbliche. Altri 30 milioni di franchi sarebbero stati “dirottati” negli ultimi due anni. Un importo quest’ultimo contestato dalla direzione della Posta, che ha invece annunciato di voler immediatamente restituire alla Confederazione e ai Cantoni i 78,3 milioni trattenuti negli anni precedenti.

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Obbiettivi di redditività 

Negli ultimi giorni, i vertici del gigante giallo hanno infatti riconosciuto che AutoPostale ha applicato una prassi contabile non conforme alle norme sull’impiego dei sussidi e per questo ha percepito indennità troppo alte. Queste, che corrispondono al 3% di tutte le indennità ricevute nel periodo in questione, sono state impiegate “all’interno dell’organizzazione di AutoPostale per l’esercizio corrente e per investimenti”. La direzione della Posta ha tuttavia escluso il conseguimento di vantaggi personali. 

Secondo la stampa, le ragioni di queste pratiche contabili illecite sarebbero legate “agli obbiettivi di redditività” definiti all’interno dell’azienda. Senza questi trucchi contabili, tali obbiettivi non potevano essere raggiunti. Da parte sua, la direzione del gigante giallo ha dichiarato che non vi erano direttive in merito agli utili da realizzare, ma “obiettivi concordati” tra i vertici della filiale e la Posta. 

In seguito alle rivelazioni degli ultimi giorni, la Posta ha deciso, “di comune intesa con l’interessato”, di anticipare al 5 febbraio la partenza prevista ad aprile del responsabile di AutoPostale, Daniel Landolf. Per la medesima data è stato “esonerato dalle sue responsabilità operative” anche il responsabile delle finanze di AutoPostale. 

Direttrice sotto pressione 

La direzione della Posta si riserva di adottare ulteriori provvedimenti, a seconda dei risultati delle indagini indipendenti destinate a fare completa luce sull’accaduto. I risultati sono attesi per l’estate. 

Nel mirino della stampa è però finita in questi giorni anche la direttrice generale della Posta, Susanne Ruoff. Il Blick, che pubblica una lettera datata 2013, ritiene che Susanne Ruoff sia stata informata dei fatti prima di quanto abbia dichiarato. Infatti, nel documento, l’ufficio di revisione interno mette la direzione generale al corrente di una gestione “problematica” di AutoPostale.

Da parte sua, la direttrice della Posta ha dichiarato martedì di aver ignorato tutto fino allo scorso anno. “Sono venuta a conoscenza dei rimproveri dell’UFT la prima volta alla metà di novembre del 2017″, afferma Susanne Ruoff in una nota inviata all’Ats dalla portavoce dell’ex regia federale Jacqueline Bühlmann. I sovvenzionamenti trasversali illegali sarebbero poi emersi solo in occasione di verifiche interne successive.

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Bonus e gratifiche

La testa della direzione della Posta viene già ora chiesta dal Sindacato autonomo dei postini (SAP), secondo il quale Susanne Ruoff ha beneficiato di gratifiche in relazione agli utili falsati di AutoPostale e ha incassato bonus per ogni chiusura di ufficio postale che ha aumentato i profitti della Posta. La direttrice della Posta è quindi responsabile dei trucchi contabili e deve rassegnare le dimissioni, esige il SAP. 

Il sindacato sottolinea che delle manipolazioni contabili in seno ad AutoPostale sono venute alla luce solo diversi anni dopo che il canton Giura aveva lanciato l’allarme. Lo stesso SAP aveva già segnalato nel 2007 la “contabilità a geometria variabile” della Posta. 

Come le altre unità dell’azienda, AutoPostale gioca sempre su due tavoli, sostiene il SAP: da un lato annuncia ai dipendenti situazioni finanziarie difficili per giustificare i tagli agli stipendi e alle indennità, mentre dall’altro concede bonus ai suoi dirigenti sulla base degli utili gonfiati del gruppo. 

Caso politico 

La ministra competente Doris Leuthard, responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni, si è detta “delusa riguardo al modo di operare di AutoPostale”. Secondo la consigliera federale, le aziende parastatali sono tenute a fungere da esempio nel modo in cui gestiscono denaro pubblico e devono tenere conto degli interessi del contribuente e dei clienti. 

Ancora più netta è l’opinione del capogruppo socialista alle Camere federali Roger Nordmann, secondo cui la direttrice Ruoff – che potrebbe essere stata conoscenza dei raggiri contabili – “non è più sostenibile”. La fiducia è ormai venuta a mancare, ha dichiarato Nordmann ai microfoni della radio SRF. Anche la collega di partito Edith Graf-Litscher, che presiede la commissione dei trasporti del Consiglio nazionale, parla di “dicke Post”, di una notizia sgradevole. 

Fuoco contro la manager ai vertici dell’azienda postale arriva anche dallo schieramento borghese. “Se è vero quello è emerso, deve essere sospesa fino a quando l’inchiesta non sarà conclusa”, afferma il consigliere nazionale Ulrich Giezendanner dell’Unione democratica di centro. 

Più sfumati sono gli interventi di esponenti radicali e popolari-democratici. Per il consigliere nazionale Martin Candinas del Partito popolare democratico “prima bisogna sapere esattamente cosa è successo”. Solo in seguito si potrà parlare di conseguenze personali. Non è il compito della politica chiedere siluramenti, tanto meno sulla base di un articolo di giornale, ha puntualizzato Candinas. 

Secondo il consigliere nazionale Thierry Burkart del Partito liberale radicale, la Posta deve ricostruire l’accaduto in dettaglio; in un secondo tempo vanno tratte le conseguenze a livello personale; il terzo passo sarà poi l’elaborazione a livello politico dell’accaduto, vale a dire rispondere alla domanda “cosa possiamo fare, affinché questo modo di operare non si ripeta?”.

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