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I giornali svizzeri perdono lettori

Le vendite sono in calo, ma l'offerta di quotidiani in Svizzera continua ad essere grande in tutte le regioni linguistiche. Keystone

Il servizio del TG della Radiotelevisione svizzera


Quotidiani, settimanali e riviste hanno registrato un nuovo calo di abbonati in Svizzera. I giornali cartacei restano comunque un mezzo d’informazione importante, sia a livello mondiale, sia a livello svizzero.

La tiratura dei giornali e delle riviste svizzeri è analizzata ogni anno dall’istituto di Ricerche e studi dei media pubblicitari (REMP). Presentato questa settimana, l’inchiesta 2016 rivela che la maggior parte dei grandi titoli ha registrato un’erosione del numero di abbonati.

La diminuzione è sensibile per i due grandi quotidiani popolari del paese. Nella Svizzera francese “Le Matin” ha perso 21mila lettori ed è ora fermo a 275mila. Nella Svizzera tedesca, il “Blick” ne ha persi 38mila e ne conta attualmente 617mila.

Anche la maggior parte dei domenicali sono in perdita di velocità. Per quanto riguarda i giornali regionali, invece, il calo è sensibile nella Svizzera romanda, dove alcuni hanno perso fino a un decimo degli abbonati. La situazione è invece più stabile nella Svizzera tedesca e in Ticino.

Questa erosione si osserva ormai da qualche anno e tocca tutti i paesi industrializzati. Si spiega in particolare con la sempre maggior diffusione di media elettronici.

Su scala mondiale, invece, la stampa scritta è lungi dall’aver detto l’ultima parola. Secondo il rapporto 2014 dell’Associazione mondiale dei giornali e degli editori, 2,5 miliardi di persone – ossia il 49% della popolazione mondiale adulta – leggeva dei giornali stampati nel 2013. E se il numero di giornali pubblicati ogni giorno è in diminuzione nei paesi occidentali, è in continuo aumento nel resto del mondo. 

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Malgrado il calo del numero di lettori, i giornali svolgono ancora un ruolo importante in Svizzera. Secondo i dati della Banca mondiale, i giornali erano letti dal 75,10% degli svizzeri nel 2013. Nel mondo, soltanto i giapponesi hanno un tasso più alto, pari all’83,2%. 

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Traduzione di Stefania Summermatter

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