Massiccio sostegno della Quinta svizzera ai tre temi in votazione
Come il resto dell'elettorato, anche svizzeri e svizzere all'estero hanno approvato domenica la "Lex Netflix", la riforma delle donazioni di organi e il finanziamento di Frontex, ma lo hanno fatto in modo più netto, con percentuali di "sì" superiori al 70%. Il "fossato dei rösti" sui primi due temi si nota anche all'estero. La partecipazione è stata bassa, in Svizzera e al di fuori delle frontiere.
Il popolo svizzero ha espresso un grande “sì” ai tre temi sottoposti a votazione domenica 15 maggio: la nuova legge sui trapianti di organi, il rafforzamento dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex e la “Lex Netflix”. Il sostegno di chi risiede all’estero è stato ancora più netto.
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Approvata da oltre il 58% dell’elettorato, la modifica della legge sul cinema che obbligherà le piattaforme di streaming a finanziare la creazione di serie e film svizzeri con almeno il 4% del fatturato lordo realizzato nel Paese è stata sostenuta dal 78% della Quinta svizzera.
Stesso ordine di grandezza per la riforma della legge sui trapianti che farà passare la Svizzera dal sistema del consenso esplicito per la donazione di organi al sistema del consenso presunto.
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La legge è stata accettata dal 60,2% dell’insieme del popolo e da quasi l’80% degli svizzeri e delle svizzere all’estero che hanno partecipato allo scrutinio.
“Il contesto europeo contribuisce sicuramente molto a spiegare il risultato alle urne di questi due temi”, indica Martina Mousson, responsabile di progetto presso l’istituto gfs.bern. La politologa ricorda che la maggior parte della diaspora elvetica vive in Europa e molti Paesi del Vecchio Continente prevedono già disposizioni simili, sia per il consenso presunto alle donazioni di organi, sia per l’obbligo di investimento nella produzione culturale locale.
Mousson fa notare tuttavia che il voto sui due temi è stato caratterizzato da un “fossato dei rösti” piuttosto netto, ovvero un’importante differenza tra la Svizzera francese e tedesca nel modo in cui si è votato. “La Svizzera germanofona si è mostrata più critica sulle donazioni di organi”, constata la specialista. “Il comitato referendario era concentrato nella Svizzera tedesca e ciò rispecchia probabilmente il fatto che la Germania è uno degli ultimi Paesi a non aver introdotto il consenso presunto”.
La legge sul cinema, dal canto suo, era sostenuta soprattutto dai Cantoni francofoni. “In quanto minoranza linguistica, è forse più sensibile a simili temi culturali”, ipotizza la politologa. Un leggero “röstigraben” si nota anche esaminando i voti provenienti dall’estero secondo il cantone di origine. Sia nel caso della legge sui trapianti che di quella sul cinema, i Cantoni in cui la quota di “sì” ha superato l’80% sono tutti francofoni.
Campagna segnata dalla guerra in Ucraina
Non c’è per contro stato un grosso scarto per ciò che riguarda il voto su un finanziamento supplementare della Svizzera a Frontex.
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La partecipazione elvetica all’agenzia di guardia di frontiera e costiera europea è stata sostenuta da quasi il 74% della popolazione espatriata, circa due punti percentuali in più rispetto alla quota di “sì” dell’insieme dell’elettorato. “La guerra in Ucraina è stata onnipresente nella campagna e ha creato un contesto in cui la sicurezza ha una posizione molto importante”, spiega Mousson. “Svizzere e svizzeri residenti in Europa hanno presumibilmente sostenuto in modo ancor più netto Frontex perché sentono un coinvolgimento maggiore allo Spazio Schengen in Paesi più vicini alle frontiere europee”.
Bassa affluenza
Il tasso di partecipazione del 40% è stato uno dei più bassi osservati per delle votazioni federali negli ultimi cinque anni e nettamente inferiore alla media, che si situa a poco più del 50%.
Anche la mobilitazione della Quinta svizzera è stata esigua. Nei dodici distretti di svizzere e svizzeri all’estero per cui sono disponibili i dati, poco più di 33’300 schede di voto sono state spedite su circa 144’800 persone iscritte, ovvero un tasso di partecipazione del 23%, inferiore di quattro punti percentuali alla media delle votazioni federali da maggio 2017 a oggi.
Nella bassa affluenza Martina Mousson legge la manifestazione di una campagna “calma, che non si è mai infiammata e ha avuto una debole copertura mediatica”. È sorprendente, dice la politologa, perché sia Frontex che la donazione di organi sono temi molto emotivi. Ma dopo due anni di pandemia e di campagne intense se non addirittura infuocate, l’energia è un po’ calata, secondo l’istituto gfs.bern. E la guerra in Ucraina ha sicuramente contribuito a distogliere l’attenzione dallo scrutinio.
L’esperta spiega che più il tasso di partecipazione è basso, più i risultati si allineano alle raccomandazioni del Governo. Le persone che si mobilitano a ogni votazione, infatti, sono generalmente coloro che hanno più fiducia nelle istituzioni. È successo domenica: il Consiglio federale raccomandava tre “sì”. Un segnale che, contrariamente a quanto hanno fatto supporre le ultime votazioni, non c’è una sfiducia sistematica nei confronti del Governo.
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