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La Svizzera continua a far sognare i frontalieri

gente in coda davani a un edificio
Alla ricerca di un impiego in Svizzera o di informazioni sul loro statuto di frontalieri, i visitatori attendono l'apertura delle porte del Salone dei transfrontalieri. swissinfo.ch

Malgrado gli attacchi dei partiti populisti contro i frontalieri a Ginevra, i salari svizzeri continuano ad attirare i francesi. Alcuni vengono persino da lontano per trovare un impiego nella Confederazione. Il loro sogno non corrisponde però sempre alla realità del mercato del lavoro.

“A Montpellier abbiamo il sole, ma non il lavoro”. Operaio addetto alla manutenzione, Thibault Torres lavorava nella fabbricazione di macchine di analisi mediche. Licenziato per motivi economici, non è più riuscito a ritrovare un lavoro. Disperato, ha così deciso di lasciarsi alle spalle il clima mite del sud della Francia per tentare la fortuna sul mercato del lavoro svizzero.

Thibault Torres
Thibault Torres swissinfo.ch

Da un paio di settimane alloggia presso un’amica a Saint-Julien-en-Genevois, comune francese nei pressi della frontiera elvetica, e trascorre le sue giornate a spedire candidature. Invano. “Mi piacerebbe lavorare nell’orologeria poiché apprezzo la meccanica di precisione. Tutti i datori di lavoro richiedono però una certa esperienza”, spiega.

L’uomo si è dato ancora un po’ di tempo per trovare un impiego, altrimenti tornerà a casa. “Una mia amica era riuscita a trovare un lavoro qui, ma sul lato francese della frontiera. È ritornata a Montpellier siccome la sua situazione non era più vantaggiosa”.

Oggi, Torres si aggira nei corridoi del Salone dei transfrontalieriCollegamento esterno, un evento annuale organizzato dal Raggruppamento transfrontaliero europeo (GTECollegamento esterno) a Annemasse, cittadina francese poco distante da Ginevra. “Speravo di incontrare dei cacciatori di teste svizzeri, ma non ce ne sono”, osserva deluso. Una trentina di stand permettono di informarsi su tutto ciò che concerne i frontalieri: impieghi, pensioni, assicurazioni, sindacati e persino svaghi.

Salone dei transfrontalieri

Il Salone dei transfrontalieriCollegamento esterno si è svolto dal 22 al 24 marzo 2018 ad Annemasse, in Francia, a pochi chilometri da Ginevra. L’evento è organizzato ogni anno dal Raggruppamento transfrontaliere europeo (GTE).

Una trentina di espositori, specializzati nelle questioni transfrontaliere, informano i visitatori sui temi che li preoccupano in materia di impiego in Svizzera, protezione sociale, fiscalità e servizi destinati ai frontalieri.

Il GTE difende gli interessi di oltre 100’000 lavoratori frontalieri francesi attivi a Ginevra.

Infermieri francesi attirati dalla Svizzera

Thibault Torres ripartirà dal salone a mani vuote dato che nello spazio riservato ai cacciatori di teste non c’è alcuna azienda svizzera. La Società nazionale delle ferrovie francesi (SNCF) e il Centro ospedaliero Annecy Genevois, dal canto loro, sono presenti e assumono. Quest’ultimo dispone addirittura di due stand, uno per il sito di Annecy e l’altro per quello di Saint-Julien. Un tentativo di combattere la penuria di infermieri e di assistenti di cura che sta colpendo la vicina Francia, in parte a causa della forte attrattività salariale esercitata da Ginevra, dove oltre un terzo del personale infermieristico dell’Ospedale universitario è in effetti di origine francese.

“È difficile trovare argomenti per convincere la gente a rimanere a lavorare in Francia, proponendo loro un salario mensile di 1’450 euro”, rileva Thierry Maupin, alto dirigente della sanità a Saint-Julien. In geriatria, ambito di cui è responsabile, la situazione è critica: “In seno alla nostra struttura di accoglienza per gli anziani abbiamo dovuto ridurre il numero di letti da 60 a 40”.

Per competere con gli ospedali svizzeri, gli istituti francesi puntano sulle offerte di formazione. “Proponiamo ad esempio dei percorsi: dopo cinque anni di lavoro come assistente di cura, la persona può intraprendere una formazione d’infermiere”, spiega Thierry Maupin. Tra i vantaggi proposti ci sono anche parcheggi gratuiti sul posto di lavoro e posti negli asili nido. Argomenti che hanno fatto centro: “Oggi abbiamo potuto assumere un infermiere e due assistenti di cura”.

Datori di lavoro svizzeri assenti

Alcuni anni fa, il Salone dei transfrontalieri proponeva una reale borsa del lavoro. “Abbiamo però deciso di sopprimerla siccome le aziende svizzere non erano più presenti. I cacciatori di teste elvetici non vogliono essere presenti in Francia”, rileva Laurence Coudière, responsabile della comunicazione presso il GTE. Una situazione rivelatrice dello stato delle relazioni transfrontaliere, secondo Coudière. “Si è creato e generalizzato un clima anti-frontalieri deleterio poiché si è lasciato agire i partiti populisti. Succede la stessa cosa con il Front National (FN) in Francia”, analizza.

Al Salone dei transfrontalieri ci sono soltanto datori di lavoro francesi. swissinfo.ch

Ciononostante, queste tensioni non scoraggiano i candidati a un impiego in terra elvetica. “La Svizzera è sempre più attrattiva”, assicura Laurence Coudière. Osserva però che l’interesse per il lavoro da frontaliere si è in parte ridotto dopo aver raggiunto un picco tra 2008 e 2010. “Nel corso di quel periodo, il mercato del lavoro ginevrino ha conosciuto una crescita e numerosi francesi sono stati assunti. Alcuni venivano da Parigi o dal nord della Francia”.

Il ruolo del GTE è anche di sensibilizzare coloro che partono alla ricerca di un impiego dall’altra parte della frontiera, sulle specificità elvetiche. “Alcuni immaginano di raddoppiare o triplicare il loro salario. Tuttavia, dimenticano di considerare le imposte, gli oneri sociali, i premi dell’assicurazione malattia o ancora le spese di trasporto”, sottolinea Laurence Coudière.

Dalla disillusione…

A volte, a essere disilluse sono anche le persone che hanno ottenuto un impiego in Svizzera. Alain, 40 anni, vive nell’agglomerazione di Annemasse e lavora nel settore alberghiero a Ginevra da dieci anni. “Ho riflettuto sulla possibilità di iniziare una riconversione professionale, forse nella sicurezza o nel settore dei trasporti, poiché le condizioni di lavoro si sono degradate nel settore. Con i contratti svizzeri ti possono licenziare per qualsiasi motivo”, commenta. Non esclude di tornare a lavorare nel suo Paese, ciò che gli consentirebbe di risparmiare sui tragitti.

Yacinthe è della stessa opinione. Anche lui lavora nel settore alberghiero a Ginevra, da 30 anni, ma si appresta ad andare in pensione. “Le condizioni salariali sono sicuramente ben migliori rispetto a quelle in Francia. Ma a livello di relazioni umane, la situazione si è degradata. La manodopera viene oramai da un po’ più lontano, in particolare dall’America del Sud, ed è disposta ad accettare di tutto. È un modo di sbarazzarsi dei frontalieri”, dice con sdegno.

… alla passione

Al Salone dei transfrontalieri, lo stand di Carsat, l’assicurazione pensionistica francese, è indiscutibilmente il più frequentato. Tra i visitatori c’è pure Jacques, grafico in pensione. Domiciliato ad Annemasse, ha lavorato cinque anni in Francia e 43 in Svizzera, in particolare per il quotidiano Le Temps. “Avrei dovuto ricevere la mia pensione francese dall’inizio dell’anno, ma non ho ancora ottenuto nulla. Sono venuto qui per tentare di risolvere il problema”, spiega.

Malgrado questi fastidi amministrativi, non rimpiange di aver svolto la maggior parte della sua carriera dall’altra parte della frontiera. Oltre ai salari attrattivi, la Svizzera ha numerosi atout, sostiene. “Per me, la Svizzera è qualcosa di grande. Mi sono sempre sentito accolto e rispettato. Ho lavorato in un clima piacevole. A dire il vero, mi sento quasi più svizzero che francese”, afferma.

Anche il presidente del GTE, Michel Charrat, assicura che la Svizzera rimane “molto attrattiva”. Ma mette però in guardia: “La situazione dell’impiego in Francia sta migliorando. La Svizzera deve fare attenzione a come si comporta nei confronti dei frontalieri, altrimenti dovrà forse un giorno andare a cercare la sua manodopera ben più lontano. E questa volta, non parlerà la stessa lingua”.

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Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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