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Migliaia di adozioni illegali in Svizzera

Bembini in perù, 2022
Keystone / Yoshiko Kusano

Tra gli anni Settanta e Novanta sono stati adottati in modo fraudolento bambini e bambine provenienti da dieci Paesi. Le autorità svizzere ne erano a conoscenza.

Traffico di bambini e bambine. Falsificazione di documenti. False indicazioni di origine. Queste pratiche sono una realtà per migliaia di adozioni avvenute tra gli anni Settanta e Novanta, rivela un rapporto commissionato dal Consiglio federale dopo l’apparizione, nel 2020, di uno studio sullo Sri Lanka.

Il nuovo rapporto si concentra sull’adozione di bambini e bambine provenienti da Bangladesh, Brasile, Cile, Guatemala, India, Colombia, Corea, Libano e Romania. Delle 8’000 adozioni risalenti a questo periodo, “diverse migliaia” potrebbero essere state effettuate in modo illecito, anche se non è possibile determinare il numero esatto.

L’analisi dell’Archivio federale effettuata dall’Università di Scienze Applicate di Zurigo mostra che le autorità federali erano a conoscenza delle pratiche illegali e reagivano “caso per caso”. Di fronte a documenti falsificati, le rappresentanze svizzere all’estero ritenevano di “non poter giudicare gli eventi nel Paese ospitante”.

In Brasile, i futuri genitori adottivi erano regolarmente registrati sui certificati di nascita dei bambini e delle bambine. Le autorità federali “hanno generalmente dato più peso alle esigenze delle coppie che desideravano adottare che agli interessi delle bambine e dei bambini adottati”, si legge nel rapporto. Oggi il Consiglio federale “si rammarica che le autorità non si siano assunte a sufficienza le loro responsabilità”.

Il Bureau d’aide à la recherche des originesCollegamento esterno (Ufficio per l’aiuto alla ricerca delle proprie origini – Baro) sottolinea come queste situazioni possano causare grandi sofferenze alle persone adottate e alle loro famiglie. Facciamo il punto della situazione con la cofondatrice di Baro, Sitara Chamot, professionista dell’adozione e lei stessa adottata.

Le Courrier: Che cosa la colpisce di questo rapporto?

Sitara Chamot: Purtroppo si tratta di pratiche che già conoscevamo. È molto raro che bambine o bambini adottati siano orfani. La maggior parte è stata separata dalla propria famiglia, per motivi molto diversi. Ciò accade, ad esempio, nei contesti di guerra, di povertà o legati alla condizione femminile.

Alcuni genitori malati o disoccupati pensavano di affidare ad altri il proprio figlio in modo temporaneo. In altri casi a mentire sono stati gli intermediari, sostenendo che avrebbero mandato i figli a scuola in città. Poi si è venuto a creare il traffico. In ogni caso non va fatta di tutta l’erba un fascio pensando che queste pratiche valgano per tutte le adozioni, molte volte sono del tutto legali.

Le autorità erano a conoscenza delle attività illegali e hanno lasciato che accadesse. Come si può spiegare?

All’epoca, la difesa degli interessi del minore era tenuta in scarsa considerazione. Nell’immaginario collettivo, che deriva da un’eredità coloniale, si pensava che i bambini e le bambine avrebbero avuto una vita migliore in Svizzera.

“Nell’immaginario collettivo, che deriva da un’eredità coloniale, si pensava che i bambini e le bambine avrebbero avuto una vita migliore in Svizzera.”

C’era anche l’idea di un “diritto alla famiglia” per i genitori che volevano una prole. Si accontentavano i genitori adottivi e si salvavano i minori. Le autorità sapevano che c’erano problemi amministrativi, ma pensavano che una volta che il bambino o la bambina fosse arrivata in Svizzera, tutto si sarebbe risolto.

Esistevano criteri rigorosi per l’adozione: il consenso della famiglia d’origine o lo status di orfano. Ma non erano sufficienti. C’era anche una frammentazione delle responsabilità tra le autorità. Ogni dipartimento si sobbarcava una piccola parte dei compiti senza avere una visione d’insieme. Ci sono state lamentele, soprattutto da parte della stampa, ma le autorità non sempre hanno reagito.

Che impatto può avere questo studio sulle persone adottate illegalmente e ormai adulte?

Può essere estremamente doloroso, e non sono sicura che le autorità se ne rendano conto. Essere messi di fronte a queste rivelazioni significa rendersi conto di provenire dal traffico di bambini e sentirsi una merce. Il rapporto potrebbe anche invogliare persone, che prima non erano interessate, a intraprendere una ricerca sulle proprie origini. È una volontà che richiede un sostegno. È estremamente faticoso tornare a occuparsi del proprio fascicolo d’adozione, e i fascicoli falsificati complicano la ricerca.

Il Consiglio federale ha espresso il proprio rammarico. È sufficiente?

Sì, se vengono implementate misure di sostegno per le persone adottate adulte. Dopo la pubblicazione del rapporto sullo Sri Lanka nel 2020, Berna ha sovvenzionato un’associazione di persone adottate laggiù. Cosa farà per le 8’000 persone potenzialmente interessate dal nuovo rapporto, che cercheranno risposte?

Nel suo comunicato stampa, afferma che spetta ai Cantoni sostenere le persone interessate …

Abbiamo bisogno di un’azione rapida! Perché il bisogno è adesso. La stragrande maggioranza delle persone adottate inizia a cercare le proprie origini intorno ai 30-35 anni. Il Cantone di Vaud delega il sostegno alla nostra associazione, ma in altri cantoni non ci sono ancora servizi specializzati. Il Governo federale dice che sta valutando una soluzione, ma potrebbe volerci del tempo. Le persone interessate dal rapporto devono poter trovare una risposta rapida alle loro domande.

L’adozione è ancora rischiosa oggi?

Sì, ma se i genitori adottivi lavorano con intermediari autorizzati e controllati dalla Confederazione, il rischio è praticamente inesistente. Il Consiglio federale ha istituito un gruppo di esperti ed esperte per esaminare la riforma della legge sull’adozione. Con la possibilità di rafforzare la supervisione e limitare la cooperazione a determinati Paesi sicuri, o di abolire del tutto l’adozione internazionale. Ci aspettiamo una risposta l’anno prossimo.

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