Nestlé si batte ancora con le critiche del latte in polvere
Il mercato diversificato di alimenti per l'infanzia è molto promettente per il gigante alimentare svizzero Nestlé. Ma le voci critiche non mancano.
A poche settimane di vita, il figlio di Lindsay Beeson presenta un’eruzione cutanea, tracce di sangue nel pannolino, diarrea e vomito. I medici stabiliscono che è allergico al latte vaccino.
La madre, come tante altre nella sua situazione, elimina immediatamente il latte dalla sua dieta e, in aggiunta all’allattamento, integra una formula ipoallergenica. All’età di un anno, il figlio passa a una formula speciale per bambini allergici.
“Sapevo che così mio figlio riceveva il giusto apporto di proteine, grassi e vitamine. Come il latte normale”, spiega Beenson a swissinfo.ch. “Inoltre, mio figlio ne apprezzava il gusto”.
Per le grandi aziende alimentari come Nestlé, i prodotti di questo tipo, specifici per bambini con allergie, esigenze dietetiche particolari oppure semplicemente consumatori difficili, sono la prossima frontiera delle offerte alimentari per l’infanzia.
“Intendiamo prendere in considerazione tutti i lattanti, non solo quelli alimentati con la formula”, ricorda Thierry Philardeau, il responsabile del settore Nutrizione di Nestlé, a un gruppo di giornalisti riuniti nella sede Ricerca e sviluppo della multinazionale a Losanna. “Soluzioni per tutte le età, tutti i bambini e tutte le mamme”.
In termini pratici, la strategia consiste nel colmare le lacune nutrizionali per madri e lattanti: indipendentemente dal fatto che siano alimentati solo con latte in polvere, latte materno o una combinazione di entrambi.
Pur essendo ancora concentrata su neonati prematuri e con esigenze mediche specifiche, la multinazionale svizzera ha aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo per la fascia di età oltre i sei mesi, quando il latte materno non è più sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali dei bambini.
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Opinioni divergenti
Le operazioni di Nestlé hanno un impatto determinante sulla salute di milioni di bambini. Oltre 150 anni dopo lo sviluppo, da parte di Henri Nestlé, della ‘farine lactée’, un cereale per lattanti per aiutare i bambini denutriti, la multinazionale è la più grande azienda alimentare per neonati al mondo, conquistando un quinto del mercato, seguita da Danone.
Dopo che negli ultimi decenni l’aumento dell’allattamento al seno aveva ridotto i profitti della formula, il settore del latte artificiale vive attualmente di nuovo un boom. Questo è in gran parte dovuto al latte di crescitaCollegamento esterno che, secondo Euromonitor, ha generato la maggior parte dell’aumento delle vendite mondiali del settore nel 2018.
Ma questi prodotti non piacciono a tutti. Alcuni specialisti del settore, come Patti Rundall, suonano il campanello d’allarme. Rundall è stata direttrice di Baby Milk Action sin dagli anni Ottanta, guidando alcune delle più importanti battaglie legali contro il commercio di Nestlé di formula.
“Nestlé e Danone stanno puntando sui latti in polvere e di crescita per bambini dai sei ai 36 mesi, fino ai nove anni”, afferma. “Usano gli stessi marchi dei prodotti per neonati, o molto simili. I genitori riconoscono i loghi della formula e pensano che si tratti di un programma completo”.
Rundall ritiene che le nuove definizioni dei prodotti siano semplicemente uno stratagemma di marketing. “Questi prodotti vanno tolti dal mercato. Ma il mercato è diventato cosi grande che nessuno lo vuole fare. Eppure, tutti sanno che aggirano il codice”.
“Questi prodotti vanno tolti dal mercato. Ma il mercato è diventato cosi grande che nessuno lo vuole fare”
Patti Rundall, Baby Milk Action
Rundall fa riferimento al Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno del 1981 in cui sono sanciti gli standard di pratiche di marketing responsabili, compresi limiti per la pubblicità, la sponsorizzazione e la distribuzione di campioni gratuiti di formula.
Il messaggio fondamentale del codice è che fino ai sei mesi di vita, l’allattamento al seno è il migliore alimento. Su questo concordano sia i colossi come Nestlé che i loro avversari. Le opinioni iniziano invece a divergere sull’introduzione di altri alimenti e bevande a partire dai sei mesi o più tardi.
Il periodo dopo i sei mesi di vita è un momento particolarmente difficile per i genitori poiché spesso ricevono informazioni contradditorie su come alimentare i figli da produttori di formula, medici e critici.
Alcuni studi scientifici sostengono che i prodotti chiamati ‘latte di crescita’ per bambini tra uno e tre anni non sono necessari, ma possono compensare le carenze nutrizionali, in particolare qualora vi siano cattive abitudini alimentari oppure quando determinati nutrienti non sono presenti nel cibo reperibile localmente.
Standard generali sul latte in polvere
L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che i neonati siano allattati entro un’ora di vita, vengano alimentati unicamente con latte materno per sei mesi con l’introduzione graduale di alimenti complementari adeguati, sicuri e correttamente preparati, continuando ad allattare fino a due anni di età o oltre.
Il Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte maternoCollegamento esterno è stato pubblicato nel 1981 e stabilisce lo standard per pratiche responsabili di marketing e distribuzione.
Nel 2016, l’OMS ha emesso delle linee guida sulla promozione inappropriata di alimentiCollegamento esterno per bambini piccoli, specificando che i sostituti del latte materno includono ogni tipo di latte commercializzato per bambini fino a tre anni di età e sono dunque soggetti alle stesse restrizioni dei prodotti per lattanti fino a sei mesi e meno.
Spinta industriale
Le critiche rivolte a Nestlé hanno una lunga storia. Da oltre quarant’anni, sono state avviate diverse campagne che accusano Nestlé di far uso di tattiche di marketing aggressive per spingere le madri a smettere di allattare per usare la formula. Il conseguente boicottaggio di Nestlé ha portato a importanti cambiamenti nelle pratiche di marketing delle grandi aziende.
“L’industria esercita un’insidiosa pressione con il grande numero di pubblicità per i vari tipi di cibi speciali e latti in polvere”
Catherine Watt, La Leche League
Ciononostante, il marketing continua a influenzare le scelte delle madri. Catherine Watt, del comitato ginevrino di La Leche League, un gruppo di sostegno a favore dell’allattamento, spiega che molte donne smettono di allattare prima di quanto vorrebbero.
“L’industria esercita un’insidiosa pressione con il grande numero di pubblicità per i vari tipi di cibi speciali e latti in polvere”, afferma. “Una madre in dubbio sul fatto di avere abbastanza latte che ha della formula in cucina non esiterà a utilizzarla”.
Le conseguenze potrebbero essere disastrose nei paesi in via di sviluppo. J.P. Dadhich, direttore tecnico del Breastfeeding Promotion Network of India, è particolarmente preoccupato per gli alti costi di questi prodotti, il loro impatto ambientale e il potenziale di contaminazione.
“Non possiamo garantire la qualità dell’acqua mischiata con i prodotti. Ciò comporta un rischio di diarrea per i bambini. Inoltre, il latte animale è disponibile in ampia misura ed è sicuro se bollito e culturalmente accettato in India. Dopo i sei mesi, sarebbe meglio integrare alimenti locali e di buona qualità mentre si continua l’allattamento al seno”, spiega il pediatra.
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha espresso preoccupazioneCollegamento esterno sui prodotti destinati a bambini piccoli che potrebbero compromettere l’alimentazione e l’allattamento, in particolare se fanno uso dello stesso marchio e sono promossi come alternative migliori, arricchiti di vitamine o minerali.
Il diavolo nel dettaglio
Vi sono stati accesi dibattiti tra governi e lobbisti delle aziende sulla necessità di regolamentare i prodotti concepiti per la fase che va oltre l’allattamento esclusivo al seno come sostituti del latte materno e quindi di assoggettarli alle severe restrizioni di marketing del settore.
Nestlé afferma che è andata oltre altre aziende del settore applicando le stesse restrizioni di marketing previste per prodotti per bambini fino a un anno di età, in linea con le normative dell’Unione europeaCollegamento esterno che entrano in vigore quest’anno, mentre altri prodotti si concentrano unicamente sul periodo di allattamento al seno.
Tuttavia respinge ulteriori regolamentazioni, affermando che in base a diversi studiCollegamento esterno sull’alimentazione infantile in molti paesi, l’alternativa è probabilmente meno sana. “Non ha senso introdurre restrizioni per la pubblicità di prodotti per bambini di un anno mentre la Coca-Cola e altri prodotti vengono dati troppo presto e non sono soggetti a restrizioni”, ribadisce Philardeau.
Le definizioni dell’alimentazione infantile
Formula per lattanti: sostituto del latte materno prodotto appositamente per soddisfare, da solo, le esigenze nutrizionali dei lattanti durante i primi mesi di vita.
Formula di proseguimento: un alimento destinato a essere utilizzato come parte liquida della dieta di svezzamento per il lattante dal sesto mese in poi e per i bambini piccoli (12-36 mesi). È un alimento preparato a partire dal latte vaccino o di altri animali e/o altri costituenti di origine animale e/o vegetale.
Latte di crescita: i ‘latti per bambini piccoli’ o prodotti simili destinati ai bambini di età compresa tra uno e tre anni. Di solito in sostituzione del latte vaccino, includono bevande a base di latte di mucca, capra, pecora o provenienti da soia, riso, avena o mandorle.
Fonte: Codex
Mancanza di fiducia
Nestlé è consapevole del fatto che, visti gli scandali del passato, si deve muovere con precauzione in questo settore. “Non è come vendere cioccolata, abbiamo una grande responsabilità. Alimentiamo 15 milioni di neonati ogni anno, l’equivalente della popolazione dei Paesi Bassi”, dice Philardeau.
“Vorremmo mettere la parola fine alla storia secondo cui Nestlé uccide neonati”
Thierry Philardeau, Nestlé
La multinazionale ha adeguato la sua politica di marketing diverse volte, istituito un sistema di denuncia e pubblica rapporti annuali sulla conformità. A differenza di quanto avveniva prima degli anni ’80, l’azienda è anche molto chiara nel comunicare che “l’allattamento al seno è ottimale”, ma che dopo i suoi prodotti sono i migliori.
Le voci critiche sottolineano che non basta per Nestlé essere la “migliore tra i cattivi”, per usare le parole di Rundall. L’azienda respinge ancora le accuse di false indicazioni nutrizionaliCollegamento esterno e sponsorizza studiCollegamento esterno con professionisti del settore sanitario.
Nestlé sostiene che, se viene esclusa dal mercato, interverranno altre aziende dalle politiche discutibili. Un fatto particolarmente verosimile in contesti normativi deboli, come in Cina, Russia e Stati Uniti, dove la libertà del settore fa sì che non di rado le madri ricevano per posta campioni di formula gratuiti, una pratica che persino Nestlé denuncia. Secondo l’OMSCollegamento esterno, in circa 58 Paesi non esistono ancora leggi che limitino la commercializzazione del latte in polvere.
“Vorremmo mettere la parola fine alla storia secondo cui Nestlé uccide neonati”, dice Philardeau. “È arrivato il momento di guardare avanti senza dimenticare il passato. Abbiamo imparato e siamo diversi. Siamo intenzionati ad andare verso il futuro senza essere penalizzati perché stiamo facendo più di molti altri”.
Traduzione dall’inglese: Michela Montalbetti
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