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Nuova riforma per il Fondo monetario internazionale

Keystone

L'organo politico del Fondo monetario internazionale ha approvato sabato a Washington una riforma dell'istituzione che farà perdere peso alla Svizzera. Si è pure preoccupato delle crisi dell'economia.

Il Comitato monetario e finanziario internazionale (IMFC), ossia l’istanza politica del Fondo monetario internazionale (FMI), ha dato il nullaosta al progetto di riforma sottopostogli dal nuovo direttore generale del Fondo, il francese Dominique Strauss-Khan.

Uno dei punti cardine della riforma è il rafforzamento della rappresentanza dei paesi in via di sviluppo. Essa prevede il trasferimento del 2,7% dei diritti di voto dei paesi del Nord a quelli del Sud.

I paesi industrializzati, che sono anche i principali donatori nell’aiuto allo sviluppo, continueranno a dominare l’organismo, con un totale del 57,9% dei diritti di voto. Ma la correzione del “deficit di democrazia in seno all’FMI”, da anni denunciato dai paesi del Sud, si è ora messa in cammino.

Anche la Svizzera ci lascerà qualche penna

“La Svizzera ha dovuto ridurre la propria quota dell’11%”, ha indicato a swissinfo il ministro delle finanze Hans-Rudolph Merz, che rappresentava la Confederazione alle riunioni di primavera dell’IMFC. “Non è molto e poi questa diminuzione si iscrive in un compromesso necessario per raggiungere un risultato globale per l’istituzione”, spiega il ministro elvetico. A suo parere, la riforma “rafforza i voti dei paesi in via di sviluppo senza indebolire troppo i paesi donatori”.

Le perdite per la Svizzera non si fermano qui. L’istituzione, la cui situazione finanziaria l’anno scorso è stata giudicata insostenibile, per la prima volta nella sua storia ridurrà drasticamente gli effettivi. Entro il 2011 verranno soppressi 380 dei 2700 posti di funzionari che conta attualmente l’organismo.

Questa misura potrebbe riguardare anche svizzeri che fanno parte del personale a diversi livelli della scala gerarchica. Concernerà pure l’ufficio del gruppo di paesi diretti dalla Svizzera.

Guardare verso il futuro

Oltre che dalla riorganizzazione interna, i dibattiti della sessione di primavera dell’FMI sono stati dominati dalle crisi dell’economia mondiale. “La crisi alimentare generata dal rincaro delle derrate alimentari di base che colpisce i paesi in via di sviluppo è stata messa in relazione con la crisi bancaria, che non è costituita solo dalla crisi del credito immobiliare a rischio”, precisa Merz.

L’FMI non si è accorto tempestivamente dell’arrivo di queste due crisi, così come non aveva avvertito l’arrivo di quella asiatice e delle sue ripercussioni mondiali nel 1997. Ma Dominique Strauss-Kahn respinge le accuse rivolte all’organismo di aver nuovamente fallito la sua missione di vigilanza dell’economia mondiale.

Indice puntato sugli USA

Da parte sua, Hans-Rudolph Merz non dice se ha ancora fiducia nell’FMI e se l’istituzione è un custode efficiente dell’economia mondiale. Il tesoriere della Confederazione biasima invece gli Stati Uniti: “non hanno ancora il livello di vigilanza che auspicheremmo”, ha dichiarato a swissinfo.

Il presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Jean-Pierre Roth sostiene che “l’FMI non è un’autorità di vigilanza”: questa competenza spetta alle autorità nazionali, puntualizza.

Ma su questo punto l’IMFC sembra in disaccordo con l’elvetico, poiché nel suo comunicato rileva la necessità per l’FMI di perfezionare le analisi e ribadisce che “la sorveglianza bilaterale resta al centro del lavoro dell’FMI e rappresenta un contributo essenziale nella vigilanza multilaterale e regionale”.

swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(Traduzione e adattamento di Sonia Fenazzi)

Come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale (FMI) è stato fondato nel 1945.

Innanzi tutto si occupa di cooperazione monetaria, di stabilità finanziaria e di prevenzione delle crisi economiche.

L’FMI conta 185 paesi membri. Ognuno contribuisce al capitale dell’istituzione proporzionalmente al peso della propria economia. Sulla base di uesto peso è anche fissata la sua quota nelle votazioni interne.

Il gruppo guidato dalla Svizzera all’interno dell’FMI dispone attualmente di una quota di capitale pari al 2,84%, il che corrisponde alla 18esima posizione tra i 24 membri del consiglio esecutivo.

La Svizzera si situa così subito dopo la Cina e davanti alla Russia.

Con i nuovi criteri di calcolo delle quote, questi due paesi, come pure l’India e il Brasile, dovrebbero superare ben presto la Svizzera, che si ritroverebbe al penultimo posto, davanti al gruppo di paesi dell’Africa occidentale.

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