Una giornata alla fattoria di Pro Specie Rara
Maiale lanuto, bovino grigio retico, prugne Chézard: sono nomi che si sentono raramente di questi tempi, a meno che non ci si trovi nella Ferme des sens, una fattoria che preserva le specie rare.
La Ferme des sensCollegamento esterno si trova nel villaggio di Châtel-St-Denis, nel canton Friburgo. Stéphane Vial, il proprietario, è nato negli anni ’70. La sua azienda agricola non solo è biologica e gestita in modo artigianale, ma quasi tutta la sua frutta, verdura, il pollame e il bestiame sono sulla lista delle specie svizzere in via d’estinzione.
Sono le 5 del mattino e la luce della luna risplende ancora sui campi. Stéphane sta lavorando. Entra nel recinto degli animali con i suoi attrezzi. La sua tipica giornata di lavoro inizia con il rumore della mungitrice che rompe il silenzio del mattino.
Capre dell’Appenzello
Nel recinto si trovano le capre dell’Appenzello, una delle razze autoctone più antiche a comparire nella lista delle specie in pericolo. Ne rimangono solo pochi allevamenti.
Da un punto di vista economico, non è molto vantaggioso allevare le capre dell’Appenzello, considerando che quelle moderne hanno una crescita decisamente più rapida. Ma la loro resistenza, la costituzione robusta e la notevole produzione di latte sono particolarmente adatti alle zone montagnose della Svizzera.
Inoltre le capre appenzellesi hanno un manto di media lunghezza e di un bianco puro. È così che da secoli sono rappresentate le capre indigene nella pittura tradizionale svizzera. Per cui hanno anche una particolare importanza storica e culturale.
Dopo aver munto le capre, il primo compito della giornata per Stéphane è completato. La campagna prende gradualmente vita e il sole inizia a sorgere. Nei giorni feriali Stéphane accompagna il figlio a scuola, poi torna alla fattoria per portare le capre al pascolo in collina. Anche i suoi nove bovini grigi retici vengono liberati affinché possano brucare.
Altri sviluppi
La fattoria di Stéphane
Mucche grigie retiche
Questi bovini, anch’essi una razza in via d’estinzione, sono molto appariscenti. A differenza della maggior parte delle mucche alpine, la razza grigia retica non presenta grandi chiazze colorate. I loro manti grigi e uniformi sembrano cangianti e quando si muovono in gruppo sullo sfondo verde della collina, l’effetto è davvero affascinante.
Anche in questo caso i benefici economici non sono molti: questi bovini sono più piccoli rispetto ad altre razze più “cosmopolite”, come ad esempio le zebuine provenienti dall’Asia. Tuttavia, i bovini grigi retici sono più economici da sfamare dato che si accontentano di erba o fieno di qualità inferiore.
Inoltre in questo modo si può dare più valore economico ad alcuni pascoli di montagna. E grazie al loro peso ridotto e agli zoccoli relativamente grandi, questi bovini si adattano bene anche ai ripidi alpeggi montani.
Specie in via d’estinzione
A differenza delle razze moderne, la maggior parte delle specie in pericolo hanno origini antiche, sono più piccole e hanno subito un’evoluzione genetica naturale. Di conseguenza il loro sviluppo fisico è più lento e la produzione di carne è spesso inferiore. Questo è il motivo per cui molte razze tradizionali sono diventate impopolari e alcune si sono addirittura estinte.
Queste razze antiche hanno comunque diversi vantaggi: sono più stabili geneticamente, si adattano più velocemente all’ambiente e al clima e sono più resistenti alle malattie. Si nutrono volentieri di fieno o erba di bassa qualità, ciò che ha garantito la loro sopravvivenza nel corso dei secoli.
Ma l’agricoltura moderna, incentrata solo sui benefici economici, punta sulla massima produttività, disdegnando i vantaggi delle razze antiche. Tutto ciò ha velocizzato l’estinzione di alcune specie e ridotto la diversità genetica del bestiame. La conseguenza sono popolazioni sempre più consanguinee e uniformi, quindi meno resistenti alle minacce esterni quali le malattie.
Questo è quello che sta accadendo a livello mondiale da 200 anni a questa parte, da quando è iniziata l’industrializzazione dell’agricoltura. E c’è stato un impatto anche sullo sviluppo sostenibile e sulla biodiversità. Ecco perché è così importante il lavoro della fondazione senza scopo di lucro Pro Specie Rara,Collegamento esterno la quale si prefigge di proteggere queste specie in via di estinzione.
Pro Specie Rara
Pro Specie RaraCollegamento esterno è una fondazione svizzera senza scopo di lucro. È stata fondata nel 1982 con l’intento di preservare razze animali da reddito e piante coltivate a rischio di estinzione.
Nel corso dei decenni, Pro Specie Rara è diventata un’organizzazione leader nel settore e lavora a stretto contatto con associazioni di categoria, allevatori e agricoltori. Tra i suoi 3’000 membri vi sono sia privati cittadini che istituzioni. Inoltre, per continuare il suo lavoro, fa affidamento su un gran numero di sostenitori.
Secondo l’organizzazione molte specie indigene sono state salvate dall’estinzione. Il suo lavoro è riconosciuto a livello nazionale e internazionale ed è considerato pionieristico.
Maiali e galline
Stéphane è uno dei 3’000 membri – tra agricoltori, allevatori e istituzioni – di Pro Specie Rara. Sette anni fa ha rilevato dal nonno una fattoria quasi abbandonata: ne ha riparato le strutture e ha iniziato a lavorarne i campi incolti. Ha anche cominciato ad allevare animali e a coltivare piante in via d’estinzione di Pro Specie Rara. Inoltre ha creato delle aree selvatiche per permettere la proliferazione di farfalle e ragni. Per questo Stéphane riceve un sostegno finanziario soprattutto dalla Confederazione, ma anche dal cantone, sotto forma di contributi alla biodiversità.
Per quanto riguarda gli animali, l’azienda vanta anche la presenza delle rare galline bianche svizzere, delle galline appenzellesi barbute e dei maiali mangalica. Questi ultimi sono più piccoli dei maiali comuni e il loro manto lanoso conferisce loro un’aria decisamente carina. La carne non è così tenera come quella dei suoni comuni, ma gli animali resistono maggiormente al freddo.
Ciò significa che possono rimanere all’esterno più a lungo, impedendo che alcune piante nell’ambiente circostante crescano troppo. Contribuiscono così ad avere un paesaggio più protetto ed equilibrato dal punto di vista ecologico.
Lavoro duro
Mungere, foraggiare, falciare, coltivare e raccogliere: la vita di un agricoltore è più dura di quella cittadina. E siccome Stéphane si attiene agli standard dell’agricoltura biologica e ha bestiame a basso rendimento, deve lavorare ancora di più. Ma tutto ciò continua a piacergli e non ha mai rimpianto la decisione di riprendere la fattoria.
L’agricoltore è ben consapevole del legame tra biodiversità e agricoltura sostenibile. Ed è fermamente convinto che solo allevando e proteggendo queste specie rare si potrà evitare la perdita di un patrimonio genetico così prezioso.
Ma siccome l’azienda agricola non produce un reddito sufficiente per mantenere la sua famiglia, Stéphane ogni pomeriggio lavora in un istituto per persone con disabilità mentali. Tra i due luoghi di lavoro così diversi è riuscito a creare un collegamento particolare: regolarmente, Stéphane invita infatti gli ospiti dell’istituto nella sua fattoria, dove possono dare una mano nelle attività e godersi il contatto con la natura.
La fattoria dispone ad esempio di un negozio, aperto ogni venerdì pomeriggio, che vende i prodotti biologici di Stéphane e di altre aziende della zona. Quando la lattuga viene consegnata in casse di legno, Stéphane spiega alle persone con disabilità mentali, passo dopo passo, come imballarla in sacchetti di carta.
Rivoluzione silenziosa
Questa breve visita alla fattoria è sufficiente per percepire l’amore che il suo proprietario prova nei confronti della natura, dell’ambiente e degli esseri umani.
Il negozio della sua azienda agricola appare molto spoglio rispetto a quelli che si trovano in città con le loro luci e decorazioni. Proprio per questo, i colori del poster attaccato alla parete risultano ancora più appariscenti.
È la locandina di ‘Rivoluzione silenziosaCollegamento esterno‘, un film che parla di umanità e di agricoltura. Sul cartellone si vede un contadino che sorride nel mezzo di un campo di grano. E in alto a destra si legge una citazione dell’agricoltore e attivista francese Pierre Rabhi: «La vera rivoluzione è quella che ci porta a trasformarci per trasformare il mondo».
Cos’è la produzione biologica e quali sono le specie minacciate?
L’agricoltura biologica presta particolare attenzione alla natura e ai cicli di vita delle piante. Evita l’uso di prodotti chimici di sintesi e fertilizzanti, stimolando così i meccanismi di difesa di vegetali e animali.
La specie minacciate sono a rischio di estinzione. Nelle liste rosse delle specie in pericolo redatte dall’UICNCollegamento esterno (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), la classificazione è suddivisa in «in pericolo critico», «in pericolo», «vulnerabile» e «quasi minacciata».
«In pericolo critico» significa che l’estinzione totale è una possibilità più che concreta e immediata. Con «in pericolo» invece la minaccia d’estinzione è recente. La specie «vulnerabile» potrebbe essere ad alto rischio nel medio termine o estinta in un futuro prossimo. E quella «quasi minacciata» corre lo stesso pericolo, ma in un futuro più lontano.
Traduzione dall’inglese di Barbara Buracchio
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