La Svizzera: un paradiso per piccoli e grandi pirati del web?
In Svizzera, le leggi sul downloading di materiale protetto da copyright sono relativamente permissive rispetto a quelle di molti altri paesi. In più, la Confederazione non possiede ancora rimedi specifici per combattere la pirateria. Per questi motivi, il paese è finito sulla “lista nera” degli Stati Uniti. Una modifica legislativa è però in corso di elaborazione.
Quando compro del pane in un supermercato, lo devo pagare alla cassa. Se il panettiere che ha lavorato tutta la notte non ne ottenesse profitto, probabilmente si cercherebbe un’altra occupazione. Lo stesso vale per i “beni immateriali”, come i film e la musica.
“Per garantire che ci siano nuovi film e nuovi autori, ci vogliono delle entrate. I finanziamenti statali, ad esempio, non sono sufficienti”, spiega Dieter Meier, direttore di SuisseimageCollegamento esterno, società che si occupa della tutela dei diritti d’autore dei creatori cinematografici, garantendo che ricevano un adeguato compenso grazie alla diffusione delle loro opere.
Una guerra senza esclusione di colpi
La difesa della proprietà intellettuale è però diventata un grattacapo per le autorità di tutto il mondo nell’era di internet. La guerra alla pirateria online e ai siti di condivisione, nei quali vengono messe a disposizione opere protette da copyright da chi non ha il diritto di farlo, è una lotta senza esclusione di colpi
Uno degli esempi più recenti riguarda il “sequestro” in Italia di oltre 152 siti di streaming, il segnale del giro di vite di Roma nei confronti della pirateria online. Anche la chiusura in luglio di KickassTorrents, uno dei più grandi siti di condivisione “peer to peer”, e l’incriminazione del suo presunto proprietario da parte della giustizia statunitense, ha creato un terremoto in rete.
Ogni paese si confronta in maniera diversa con questo fenomeno difficile da arginare essendo, per sua natura, globale. Gli Stati Uniti, dove le esportazioni dell’industria televisiva e cinematografica generano ogni anno 16 miliardi di dollari, sono particolarmente severi. Ed è proprio Washington che, nell’aprile del 2016, ha messo la Svizzera nella lista dei paesi Collegamento esternoin cui la protezione della proprietà intellettuale non è considerata sufficiente.
Gianni Cattaneo, avvocato e docente di diritto di internet: “In Svizzera l’utente può scaricare e consumare liberamente materiale protetto dal diritto d’autore (software esclusi) nell’ambito dell’uso privato o personale, indipendentemente dalla legalità o meno della fonte.
La licenza legale si estende anche alla condivisione e alla riproduzione di esemplari delle opere destinate a circolare all’interno di una cerchia di persone unite da stretti vincoli, quali parenti o amici”.
“L’industria dei media e dei film è molto forte negli Stati Uniti. Non è la prima volta che fanno pressioni sulla Svizzera”, spiega Meier. “Vogliono che il downloading da un sito illecito sia considerato anch’esso illecito. Ma nel 2008, in Svizzera, i legislatori hanno detto chiaramente il contrario”.
In Svizzera la frontiera dell’illegalità si oltrepassa quando, senza i necessari diritti, si mette un file protetto da copyright a disposizione di qualcuno al di fuori della propria cerchia ristretta di conoscenze. Una situazione giuridica molto più permissiva rispetto a quella della maggior parte dei paesi europei. La legge italiana, ad esempio, prevede una multa di 152 euro per chi guarda una partita di calcio o un film in streaming su un sito illecito.
La privacy prima di tutto
L’utilizzo della maggior parte dei protocolli peer-to-peer, come BitTorrent, è comunque illegale anche in Svizzera, proprio perché generalmente, mentre si scarica, si mette in condivisione il file stesso.
Tuttavia, una sentenza del Tribunale federale (la Corte suprema elvetica) del 2010 ha sancito che la protezione della sfera privata del consumatore è più importante del diritto d’autore.
Gianni Cattaneo, docente di diritto di Internet alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana SUPSI e autore del libro ‘Introduzione al diritto svizzero dell’informatica e di InternetCollegamento esterno’ precisa: “il monitoraggio degli utenti delle reti peer-to-peer è per principio illecito, in quanto lesivo delle norme sulla protezione dei dati personali”.
In ogni caso, “il Ministero pubblico non si muove senza una richiesta d’intervento da parte del titolare del diritto d’autore leso. Per quest’ultimo non è facile identificare l’autore del reato che opera tramite reti peer-to-peer e apportare la prova (elettronica) della violazione dei propri diritti”.
Questa situazione legale, secondo SAFE, l’Associazione elvetica per la lotta alla pirateriaCollegamento esterno, “ha de facto bloccato la persecuzione di chi viola il copyright. La Svizzera – a differenza di molti paesi industrializzati – non possiede ancora ancora dei mezzi efficaci per contrastare questo fenomeno”. Dei rimedi sono tuttavia in corso di elaborazione.
Evitare di criminalizzare il consumatore
La responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia elvetico, Simonetta Sommaruga, nel 2012 ha dato mandato a un gruppo di lavoro denominato AGUR 12Collegamento esterno di valutare una modifica alla legge federale sul diritto d’autore Collegamento esternonell’ottica dello sviluppo tecnologico e digitale.
Di AGUR 12 fa parte il direttore di Suisseimage Dieter Meier che però minimizza la responsabilità degli utenti: “Non vogliamo correre dietro ai piccoli consumatori, ma alle entità più grandi, quelle che fanno il vero danno. Quelle che vi vendono il pane”.
“Sono loro che fanno i soldi grazie alle inserzioni pubblicitarie e vendendo i dati degli utenti. Vogliamo evitare che ci siano delle fonti illecite; eliminandole, il download illecito non esisterebbe”.
Lo scopo è di elaborare una legge che permetta alle autorità di obbligare il content provider (il responsabile del contenuto di un sito web) a eliminare il contenuto illegale e a fare in modo che non venga riproposto (il cosiddetto Take down / Stay down).
SAFE, l’Associazione elvetica per la lotta alla pirateria: “La Svizzera per il suo bene deve rinforzare la protezione della proprietà intellettuale e portarla al livello internazionale. Un sano mercato della cultura e dell’intrattenimento dà benefici a tutti: consumatori, fornitori di servizi di comunicazione, artisti e industria artistica.
Le procedure politiche potrebbero tuttavia essere molto lunghe e non possono essere esclusi inoltre dei processi legali, nel corso dei quali si concretizzeranno le responsabilità dei singoli attori coinvolti”.
Gli access provider elvetici (i fornitori di servizi internet) potrebbero invece essere chiamati a bloccare le offerte pirata estere e, in caso qualcuno violi gravemente il diritto d’autore, a identificare e fornire i nominativi degli interessati nell’ambito di una procedura giudiziaria civile. Ma questo solo dopo due avvertimenti all’utente.
È un sistema che segue la volontà del governo elvetico, evitando una criminalizzazione del consumatore. I fornitori tuttavia sono un po’ reticenti, perché toccherebbe a loro avvertire la gente o controllare se qualcosa sia lecito o meno.
Status quo fino al 2018
Il progetto di legge sarà strettamente legato alle conclusioni del gruppo di lavoro, attese per il febbraio del 2017. Il parlamento elvetico, invece, dovrebbe esprimersi nel 2018.
Se la modifica entrerà in vigore, resta da sapere se questo basterà agli Stati Uniti per togliere la Svizzera dalla sua “lista nera”. Secondo l’avv. Gianni Cattaneo, le previste evoluzioni legislative vanno senz’altro verso una lotta più efficace della pirateria online, seppur entro i limiti dell’attuale definizione svizzera. “Se gli USA si aspettano che lo streaming o il downloading da fonti non autorizzate nell’ambito privato sia posto fuori legge, allora certamente la questione non sarà risolta”.
È giusto non criminalizzare chi, per uso privato, scarica materiale protetto da copyright da fonti illecite? Lasciate un commento qui sotto.
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