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Annullato il voto più sorvegliato della storia svizzera

Folla in festa, bandiere giurassiane
18 giugno 2017, la gioia degli autonomisti giurassiani. Keystone

L'epopea della cosiddetta "questione giurassiana" si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Il voto del 18 giugno 2017 sul trasferimento della città di Moutier dal canton Berna al canton Giura è stato annullato dalla prefettura.


La decisione rischia di riaccendere un conflitto che già dalla fine degli anni ’70 infiamma i rapporti tra il Cantone del Giura e il Cantone di Berna. La questione giurassiana sembrava essere giunta a un epilogo nel 2013, quando il 72% dei cittadini del Giura e del Giura bernese (la regione francofona nella parte settentrionale del canton Berna) avevano rifiutato di avviare un processo di unificazione in un solo cantone.

Tuttavia, a Moutier (Giura Bernese), la maggioranza dei votanti si era espressa a favore di questo progetto. E nella cittadina il dibattito ha continuato a riscaldare gli animi fino a che, il 18 giugno del 2017, gli abitanti hanno potuto nuovamente esprimersi.  

Per 137 voti di scarto (2067 “sì”, ossia il 51,72%, contro 1930 “no” e 45 schede bianche) l’adesione al canton Giura è stata approvata e tutto sembrava ormai deciso… fino ad oggi.

+ A Moutier, la “Bernxit” s’impone dopo una grande suspense

La prefettura del Giura bernese ha infatti invalidato lunedì lo scrutinio del 2017, accogliendo dei ricorsi inoltrati da cittadini antiseparatisti che denunciavano delle irregolarità. 

In particolare, un ricorso metteva in dubbio la regolarità del voto per corrispondenza, un altro contestava la lista degli aventi diritto stilata in occasione dello scrutinio. Un altro ancora denunciava un editoriale scritto dal sindaco separatista Marcel Winnistoefer sul giornale locale pubblicato dal comune.

“Propaganda inammissibile”

La prefetta Stéphanie Niederhauser ha giustificato la decisione adducendo che durante la campagna si è assistito a “una propaganda inammissibile”. 

“Solamente gli interventi del comune e del sindaco prima della votazione giustificherebbero l’annullamento”, ha scritto Niderhauser in un comunicato, precisando che le autorità comunali avevano il diritto di prendere posizione, “ma non hanno rispettato i principi di proporzionalità, obiettività e trasparenza”.

A ciò si aggiungono “problemi di turismo elettorale, residenze fittizie e lacune gravi nell’organizzazione del voto”.

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Il voto più sorvegliato della storia svizzera

La decisione della prefettura ha suscitato molto scalpore e parecchie polemiche, anche perché il voto dello scorso anno è stato definito come “il più sorvegliato della storia svizzera”.

Degli osservatori erano infatti stati inviati a Moutier dall’Ufficio federale della giustizia. Quest’ultimo si era concentrato sul controllo dell’organizzazione del voto per corrispondenza e la sensibilizzazione negli ospedali e nelle case di riposo, ma non sulle dichiarazioni fatte durante la campagna e sul registro dei votanti. 

Un vulcano pronto a risvegliarsi

Gli antiseparatisti autori dei ricorsi hanno lodato il coraggio della prefettura. “In questi ultimi tempi ci sono stati diversi tentativi di intimidazione o addirittura minacce distillate per mezzo stampa. Abbiamo sentito parlare di vulcani che rischierebbero di risvegliarsi, sommosse, braci che si sarebbero riattizzate. Questo non ha influenzato la decisione della Prefettura”, si legge un comunicato nel quale l’annullamento è definito come “una vittoria dei cittadini e della democrazia”.

Naturalmente, i separatisti hanno un’opinione diametralmente opposta: “È stata una decisione politica e non giuridica”, ha denunciato Laurent Coste, capo della campagna “Moutier ville jurassienne”, parlando dell’intervento del “braccio armato” del canton Berna. 

“È stata una manipolazione da parte di persone umiliate da una sconfitta che non si aspettavano”, ha aggiunto.

I separatisti si rivolgeranno molto probabilmente ora al Tribunale amministrativo bernese ed eventualmente al Tribunale federale, la corte suprema svizzera. 

Il campo di battaglia cambia, ma la lunga “guerra” della questione giurassiana continua. 

Due secoli di questione giurassiana

1815: Alla caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna assegna i sette distretti giurassiani del vescovato di Basilea al canton Berna.

Anni 1950: Il movimento separatista diventa sempre più forte.

1974-75: Diversi plebisciti. Il Giura è diviso, i tre distretti a nord formano il nuovo cantone, i tre a sud restano bernesi, così come quello di Laufen. Quest’ultimo, dopo successive votazioni popolari, nel 1994 aderirà al cantone di Basilea Campagna. A Moutier, la decisione di restare bernese è presa con uno scarto di 70 voti.

1979: Il canton Giura diventa sovrano dopo una votazione a cui partecipa la totalità della Svizzera che ne accetta la creazione con l’82%.

1994: Istituzione dell’Assemblea intergiurassiana, organo di riconciliazione guidato dalla Confederazione e dai cantoni di Giura e Berna.

1998: Il comune di Moutier organizza una votazione consultiva sulla sua adesione al canton Giura. L’adesione è rifiutata con 41 voti di scarto.

24 novembre 2013: Il 72% dei cittadini del Giura e del Giura bernese rifiutano di avviare un processo di unificazione delle due regioni in un solo cantone. A Moutier, i favorevoli al Giura per la prima volta sono in maggioranza con 389 voti di scarto.

18 giugno 2017: Moutier vota sulla sua appartenenza al canton Giura.

fonte: swissinfo.ch

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