In futuro, le donne dovrebbero occupare almeno il 30% dei posti nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa e il 20% dei posti di direzione. È quanto auspica il governo svizzero, che ha trasmesso al parlamento una proposta in tal senso.
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swissinfo.ch con ATS
Attualmente, nelle più grandi società quotate in borsa le donne rappresentano soltanto il 16% a livello di consiglio di amministrazione e il 6% a livello direttivo. Centocinquanta aziende non hanno nemmeno una donna ai piani alti, ha deplorato mercoledì in conferenza stampa Simonetta Sommaruga. La ministra di giustizia e polizia ha poi precisato che è giunto il momento di realizzare l’ambita uguaglianza uomo-donna iscritta nella Costituzione federale nel 1981.
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Le disposizioni proposte dal governo non prevedono tuttavia alcuna sanzione. L’azienda che non raggiungerà questa quota dovrà dovrà spiegarne il motivo nella relazione sulle retribuzioni e adottare delle misure per colmare la lacuna.
Il Governo prevede inoltre un periodo transitorio per mettersi in regola: cinque anni per i consigli di amministrazione e dieci anni per gli organi di direzione. “Si tratta di un periodo sufficiente che permetterà alle società di trovare candidati idonei”, ha affermato la ministra.
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Questa proposta di revisione della legge sulle società anonime ha suscitato vive reazioni da parte dei partiti e delle organizzazioni di categoria. L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ritiene che l’introduzione di quote sia una forma “d’intromissione insostenibile” nella libertà di commercio e industria, che metterebbe in pericolo l’economia elvetica. Anche il Partito liberale radicale (PLR, destra) accusa il governo di non rispettare la libertà economica degli imprenditori e aggiunge che le quote “non rendono giustizia alle donne”.
A sinistra, il Partito socialista ha invece accolto in modo positivo l’annuncio del governo, pur criticando la mancanza di sanzioni nei confronti delle aziende reticenti.
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