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La Svizzera deve fare di più contro la corruzione transfrontaliera

Pur avendo compiuto passi avanti, la Svizzera deve ancora progredire nella lotta internazionale contro la corruzione: è quanto indica l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che chiede a Berna di proteggere i "whistleblower".

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In un rapportoCollegamento esterno pubblicato oggi, il Gruppo di lavoro dell’OCSE che valuta l’attuazione da parte della Svizzera della Convenzione sulla lotta contro la corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali e formula raccomandazioni, indica di aver constatato un aumento significativo del numero di procedimenti e di condanne in questo campo.

Forti esportazioni, forti rischi

Dal 2011 alla fine del 2017, nella Confederazione sono state condannate sei persone fisiche e cinque persone giuridiche in cinque vicende di corruzione transnazionale. Numerosi casi erano oggetto di un procedimento al momento della stesura del rapporto.

La Svizzera è particolarmente esposta alla corruzione estera per vari motivi, rammenta l’OCSE. La ragione principale è legata al fatto che l’economia elvetica è orientata all’esportazione: il 62,9% del prodotto nazionale lordo (Pnl) della Svizzera è generato dalle esportazioni (il doppio rispetto ad altre economie ad alto reddito, cfr. grafico). Ma è più precisamente la natura delle esportazioni elvetiche che aumenta i “gravi rischi di corruzione estera”: transazioni finanziarie, prodotti farmaceutici e commercio di materie prime e metalli.

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Molto resta da fare

Il Gruppo di lavoro riconosce al Ministero pubblico della Confederazione (MPC) il merito di condurre un’azione repressiva “che sta producendo effetti sia a livello nazionale che internazionale”. Tuttavia si aspetta che la Svizzera rafforzi gli sforzi nella repressione del reato di corruzione internazionale.

Tra le note dolenti sull’operato della Svizzera nel periodo in esame, il Gruppo di lavoro rileva che le sanzioni inflitte non sono state abbastanza dissuasive, come prevede la Convenzione, in particolare nei confronti delle persone giuridiche.

L’OCSE chiede alla Svizzera di far meglio conoscere l’azione repressiva, rendendola più trasparente, grazie a una maggiore pubblicità degli affari in corso. Si tratterebbe di consentire la pubblicazione più ampia possibile dei contenuti di una vicenda. Questo fattore è sempre più importante dal momento che la grande maggioranza degli affari di corruzione transnazionale si sono conclusi senza l’intervento di un giudice, rileva il Gruppo di lavoro.

Proteggere gli informatori

Per quanto riguarda la segnalazione di casi di corruzione, il Gruppo di lavoro sottolinea il ruolo chiave svolto dall’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROSCollegamento esterno). Deplora tuttavia il fatto che avvocati, notai, contabili e revisori non siano in grado di contribuire a queste segnalazioni, non essendo associati alla lotta contro il riciclaggio di capitali come prevedono gli standard internazionali.

L’OCSE si rammarica d’altra parte dell’assenza di un quadro legale e istituzionale volto a tutelare i cosiddetti “whistleblower”, ovvero chi segnala casi di corruzione, nel settore privato. Perciò esorta Berna ad effettuare una riforma rapida in tal senso.

Assistenza giudiziaria sulla buona strada

Soddisfazione è invece espressa in merito alla politica volontaristica della Svizzera in materia di sequestro e confisca, che sta dando frutti. L’OCSE sottolinea la partecipazione sempre più attiva e dinamica di Berna all’assistenza giudiziaria.

Il Gruppo di lavoro dell’OCSE sostiene così la revisione della legge svizzera sull’assistenza giudiziaria, che è in fase di attuazione, al fine di formalizzare questa assistenza più dinamica e di favorire una cooperazione internazionale più efficace.

La Svizzera presenterà un rapporto verbale al Gruppo nel marzo del 2019. Quest’ultimo avrà come tema l’adozione di una legislazione appropriata destinata a proteggere da ogni azione discriminatoria o disciplinare i dipendenti del settore privato che segnalano casi di presunta corruzione di pubblici ufficiali stranieri.

Entro due anni, la Confederazione presenterà inoltre un rapporto scritto sull’attuazione di tutte le raccomandazioni del Gruppo e sugli sforzi in vista dell’applicazione della Convenzione.

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