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Relatore speciale ONU: “Le minoranze promuovono la diversità”

Nicolas Levrat
Nicolas Levrat al "Global Studies Institute" dell'Università di Ginevra, 27 ottobre 2023. Olivier Vogelsang

Nicolas Levrat, nuovo relatore speciale delle Nazioni Unite per le minoranze, racconta a SWI swissinfo.ch il suo pragmatismo "svizzero", le regole che disciplinano i conflitti e perché, secondo lui, è ormai finito il periodo di cooperazione internazionale iniziato nel 1989.

“Ginevra è uno dei posti migliori al mondo, se non il migliore in assoluto, per occuparsi di diritto internazionale. La sede della Commissione ONU incaricata di sviluppare e codificare il diritto internazionale si trova qui, ed è qui che sono stati preparati tutti i principali trattati multilaterali”, racconta Nicolas Levrat, il nuovo relatore speciale delle Nazioni Unite per le questioni inerenti alle minoranze.

L’intervista risale a pochi giorni prima dell’1 novembre, data di inizio del suo mandato lungo 6 anni. Levrat occupava ancora l’ufficio al quinto pianto del Global Studies Institute dell’Università di Ginevra, di cui è stato direttore fino a dicembre. Nel suo ormai ex ufficio – situato nel quartiere centrale Plainpalais, accanto al museo di arte moderna MAMCO – un grande orologio da parete cattura l’attenzione dei visitatori: le lancette girano in senso antiorario. “Un regalo di mia figlia”, spiega.

Nicolas Levrat
I relatori e le relatrici speciali delle Nazioni Unite sono esperti indipendenti e imparziali, ciascuno responsabile di monitorare una categoria specifica di diritti umani o un’area tematica Olivier Vogelsang

Nel corso della sua carriera Levrat si è dedicato spesso ai diritti delle minoranze. Si è laureato in giurisprudenza proprio all’Università di Ginevra, e negli anni Novanta ha lavorato al Consiglio d’Europa a Strasburgo, occupandosi soprattutto dei problemi delle minoranze etniche in Europa centrale e orientale. Dopo un periodo presso l’Université Libre de Bruxelles, all’inizio degli anni Duemila è tornato alla sua Alma mater ginevrina. Qui, insieme a Micheline Calmy-Rey (ex responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri, nonché ex presidente della Confederazione), ha dato il via all’appuntamento annuale della Human Rights Week: una settimana di eventi incentrati sui diritti umani e le loro sfide.

I relatori e le relatrici speciali delle Nazioni Unite sono esperti indipendenti e imparziali, ciascuno responsabile di monitorare una categoria specifica di diritti umani o un’area tematica. Nel suo nuovo ruolo, Levrat dovrà controllare che vengano rispettati i diritti di chi appartiene a una minoranza, sia essa nazionale, etnica, religiosa o linguistica. Più in concreto, si occuperà di rispondere alle denunce di violazione dei diritti ricevute da singoli individui, oltre a condurre ricerche e fornire la sua consulenza sui temi della cooperazione. Nicolas Levrat avrà anche il compito di svolgere missioni all’estero per valutare il rispetto dei diritti umani, quando questi sembrano essere minacciati o violati.

Ha già deciso di quali questioni si occuperà durante il primo anno di mandato, considerando la moltitudine di problemi a livello mondiale?

Le sfide da affrontare

“No”, risponde. “Le circostanze cambiano continuamente. Potrebbero scoppiare nuove crisi, più urgenti di quelle che ci troviamo ad affrontare oggi”, spiega Levrat. “E poi, è vero che il mio ruolo gode di una certa libertà, ma per occuparsi di un problema in un determinato Paese è imprescindibile confrontarsi con il suo Governo, non si può pensare di risolvere la situazione in autonomia. Non sarà sempre semplice, come può immaginare”.

In quanto relatore speciale, Levrat dovrà visitare almeno due Paesi l’anno e presentare due rapporti all’Assemblea generale e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. “In questo ruolo, per raggiungere i propri obiettivi, è necessario mantenere l’equilibrio tra tre poli diversi: la società civile, gli Stati e il sistema delle Nazioni Unite, che ha la sua logica”, spiega Levrat. “È un grande vantaggio essere a Ginevra, visto che tutte le discussioni sui diritti umani avvengono qui”.

Levrat dice di conoscere “molte situazioni inaccettabili, in cui i diritti umani non vengono rispettati”, ma non rivela quali saranno le prime di cui si occuperà. “I relatori e le relatrici speciali vengono considerati portavoce delle minoranze, ma si trovano a operare all’interno del sistema delle Nazioni Unite, che è composto da singoli Paesi”, continua Levrat. “Si può scegliere di fare molto rumore senza raggiungere grandi risultati, o al contrario di concentrarsi sull’efficacia, ma in modo forse meno visibile”.

Il contributo della diaspora

Uno dei temi di cui Levrat vorrebbe occuparsi è quello della diaspora, in particolare il suo ruolo all’interno dei territori ospitanti. Cita come esempio quella iraniana a Los Angeles. I membri di una diaspora sono considerati come una minoranza all’interno del Paese in cui si trovano? Che legami esistono tra loro e chi vive ancora nel Paese d’origine? Sono queste alcune delle domande a cui Levrat spera di poter dare una risposta. “Vorrei dare risalto al contributo che le minoranze apportano alla comunità. È probabile che le società plurali siano più resilienti e più efficaci nell’affrontare le difficoltà, rispetto a quelle più omogenee. Quello della diversità è un valore importante, e di fatto le minoranze sono portatrici di diversità”.  

Nicolas Levrat on rooftop
“Ginevra è uno dei posti migliori al mondo, se non il migliore in assoluto, per occuparsi di diritto internazionale.” Olivier Vogelsang

Levrat vorrebbe anche collaborare con il mondo accademico per sviluppare strumenti di intelligenza artificiale o basati sulla scienza dei dati, per studiare il modo in cui i problemi delle minoranze cambiano nel tempo, e come scoppiano le tensioni all’interno delle comunità.

Il suo incarico lo porterà a occuparsi anche dell’attuale conflitto tra Israele e la Striscia di Gaza? “La situazione è molto preoccupante”, ammette Levrat. “Dobbiamo riuscire a fornire il nostro aiuto, in un modo o nell’altro. I problemi tra i gruppi religiosi nell’area hanno causato un aumento degli atti di antisemitismo e islamofobia in molti altri posti al mondo. Questo è un fenomeno che rientra nella mia area di competenza, dal momento che le persone vittime di discriminazione, odio e violenze appartengono a delle minoranze. È un vero problema”, afferma, senza specificare in che modo sarà coinvolto nel cercare una soluzione.

“Da un punto di vista strettamente giuridico non possiamo affermare che i diritti delle minoranze siano stati violati a Gaza, visto che sono gli Stati stessi a dichiarare se ci sono delle minoranze nei loro confini. Gaza è uno Stato? Oppure Israele è lo Stato che dovrebbe decidere se le persone a Gaza facciano parte o meno di una minoranza? Certo che no. La realtà è che i diritti delle persone nella Striscia sono compromessi, e la crisi dev’essere risolta il prima possibile, con una soluzione umana ed equa”.

Secondo Levrat, la Svizzera ha sempre adottato un approccio pragmatico nella gestione degli affari esteri. Lo stesso che vorrebbe seguire anche lui, e che ritiene più efficace rispetto ad altri. “Quello della giustizia perfetta è un bell’ideale, ma a volte si può solo migliorare una situazione ingiusta. Non si ottiene una giustizia perfetta, ma è pur sempre un miglioramento. Preferisco questa opzione piuttosto che non fare niente”.

La fine di un’epoca

Tutelare i diritti umani è diventato più difficile al giorno d’oggi, afferma Levrat. Per migliorare la situazione in un Paese di solito la comunità internazionale cerca di intervenire tramite la cooperazione, oppure esercitando pressioni. Secondo il relatore speciale, però, la disposizione alla cooperazione internazionale è cambiata, e siamo tornati alla mentalità dei “blocchi” in stile guerra fredda. L’epoca della cooperazione è cominciata con la caduta del Muro di Berlino nel 1989, spiega, ed è finita al più tardi con l’invasione della Russia in Ucraina. “Oggi per la comunità internazionale è più difficile intervenire e far pressione sugli Stati affinché migliorino la situazione dei diritti umani nei loro confini. Ciascun Paese supporta i propri alleati per partito preso, qualsiasi cosa facciano”.

Levrat vuole anche indagare sul modo in cui le minoranze vengono rappresentate dai media, e far sì che più persone conoscano il lavoro svolto dal suo ufficio. Le questioni delle minoranze sono spesso il fulcro dei conflitti, come sostenuto in diversi interventi al Consiglio per i diritti umani la primavera scorsa. A Levrat non mancherà certo il lavoro da svolgere nei prossimi sei anni.

A cura di Virginie Mangin

Traduzione: Vittoria Vardanega

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