Svizzera-UE: una relazione complicata che mette a rischio la ricerca elvetica
Si prendono, si lasciano, si riprendono. La rottura fra Berna e Bruxelles sull’accordo quadro fa tremare le scrivanie dei ricercatori svizzeri che dipendono dai finanziamenti dell’UE. Università, imprese e start-up temono che la scienza e la ricerca diventino il “danno collaterale” di un negoziato finito male.
“Ti odio poi ti amo poi ti amo poi ti odio e poi ti amo”, cantava la grande cantante italiana Mina nel 1972. La canzone parlava di un amore complicato e pieno di difetti che però era “grande, grande, grande”. Grande come l’Unione Europea, con la quale la piccola Svizzera ha intessuto una relazione “binaria” non convenzionale alquanto complessa e costellata di incertezze.
La Svizzera sarà dentro o fuori dai programmi di ricerca europei? Se lo chiedono tutti, dopo che l’ultimo tentativo di concordare un accordo quadro Svizzera-UE è fallito. Ricercatori, imprenditori, accademici e presidi universitari svizzeriCollegamento esterno si domandano se potranno ancora concorrere con i loro colleghi europei per ottenere i generosi finanziamenti dell’UE a sostegno della ricerca e dell’innovazione in ambiti chiave come i vaccini, l’intelligenza artificiale e il cambiamento climatico.
Cupi orizzonti per le università svizzere
La situazione inquieta il mondo accademico. Alcuni non ne vogliono parlare, in particolare i ricercatori svizzeri, che sono toccati nel vivo e temono di diventare il “danno collaterale”Collegamento esterno di un duro negoziato finito male. Lo ha affermato Martin Vetterli, presidente dell’EPFL a sciencemag.org.
Vetterli fa parte di coloro che, invece, sottolineano senza mezzi termini la posta in gioco per il futuro della ricerca in Svizzera. Io l’ho intervistato un venerdì pomeriggio, a pochi giorni di distanza dall’annuncio del fallimento dei negoziati sull’accordo istituzionale con l’UE. Alla domanda “se lo aspettava?” ha riso e mi ha detto che sì, tutti se lo aspettavano.
Ma allora, se tutti se lo aspettavano, perché nulla è certo e tutto è in gioco? “Mi piace descrivere la posizione della Svizzera con questa immagine: con la rottura dei negoziati per l’accordo quadro, L’Europa si è tirata una piccola zappa su un grande piede, ma la Svizzera si è tirata una grande zappa su un piccolo piede”, ha sostenuto Vetterli, per chiarire chi è la parte debole del negoziato.
Anche le università svizzere temono le conseguenze della rottura con Bruxelles. Non perdete l’intervista con il presidente del Politecnico federale di Losanna (EPFL):
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“La Svizzera si è tirata una grande zappa su un piccolo piede”
Nonostante la Svizzera sia uno dei fiori all’occhiello della ricerca nel panorama europeo, è più dipendente dall’UE di quanto non sia vero il contrario. Un piccolo Paese come la Svizzera non può aspettarsi di avere un’influenza determinante, ci ha detto Vetterli.
Cosa ne pensate? Anche voi siete stati colpiti dalle conseguenze del mancato accordo tra la Svizzera e l’UE? Fatemi sapere la vostra opinione!
Il “no deal” fa soffrire le piccole-medie imprese
D’altra parte, la Svizzera non può nemmeno pretendere di accedere ai benefici dell’integrazione europea senza fare alcun compromesso, ha commentato Monique Calisti, imprenditrice ed esperta di innovazione digitale. Calisti è l’amministratrice delegata della società di consulenza Martel Innovate, attiva nella ricerca e nello sviluppo non lontano dal parco tecnologico di Zurigo.
Lei ci ha parlato delle possibili conseguenze del “no deal” con l’UE per le piccole-medie imprese come la sua e per le molte start-up svizzere. Se la cooperazione con l’UE sulla ricerca dovesse saltare, a soffrirne di più sarebbero soprattutto i “pesci piccoli” dell’imprenditoria elvetica, ci ha detto, con una nota di delusione nella voce.
Leggete l’intervista a Monique Calisti sulle conseguenze del “no deal” per le piccole-medie imprese:
Altri sviluppi
“Abbiamo bisogno di chiarimenti dal governo al più presto”
“Noi non abbiamo una filiale nell’Unione Europea come tante grandi aziende”, ha fatto notare l’amministratrice delegata. “Per questo stiamo pensando di portare una parte del nostro business e del team in un Paese dell’UE. E non saremmo gli unici a farlo”.
“La Svizzera potrebbe perdere competitività nella ricerca e nell’innovazione”, oltre che attrattiva per i ricercatori dalla Svizzera e dal resto del mondo, ha avvertito Vetterli.
Un’amara delusione
Anche altri eminenti esponenti del panorama accademico e universitario svizzero hanno espresso la loro delusione per il mancato accordo istituzionale con l’UE. Yves Flückiger, rettore dell’Università di Ginevra e presidente di swissuniversities, ha dichiarato in un tweet che la decisione, anche se non era una sorpresa, è stata comunque una “grande delusione”.
Lo ha riportato in un articolo la mia collega Isobel Leybold-Johnson. La posizione di punta della Svizzera nella ricerca secondo molti è davvero a rischio. Isobel ci spiega perché e cosa ne pensano i principali attori da lei intervistati:
Le preoccupazioni delle università sulle conseguenze per la ricerca svizzera della potenziale rottura delle relazioni tra Berna e Bruxelles sono aumentate negli ultimi mesi. Horizon Europe ed Erasmus+ [il programma dell’Unione Europea dedicato all’istruzione, alla formazione, alla gioventù e allo sport] non sono coperti dall’accordo istituzionale, ma l’UE potrebbe reagire all’abbandono dell’accordo escludendo la Svizzera da questi programmi chiave di finanziamento e mobilità degli studenti, come ha già fatto in passato (e continua a farlo per Erasmus+).
L’organizzazione swissuniversities ci ha detto di essere preoccupata per la posizione internazionale della Svizzera nella ricerca. Abbiamo parlato con l’Unione svizzera degli studenti, che chiede che la Svizzera rientri nel programma Erasmus+. Non sappiamo ancora esattamente come la rottura dell’accordo quadro influenzerà i negoziati tra Svizzera e UE su questi temi, ha confermato la Segreteria di stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione. È una situazione piuttosto complicata.
Una “Swexit” dalle conseguenze imprevedili?
“Complicata” era anche la posizione del Regno Unito dopo il voto sulla Brexit nel 2016. Da allora, la partecipazione britannica al programma Horizon 2020 è diminuita massicciamente nonostante gli scienziati inglesi siano idonei, spiega la giornalista Marnie Chesterton della BBC nel suo podcast “UK Science post Brexit”Collegamento esterno.
Dobbiamo quindi temere gli effetti della “Swexit”? Marco Cavallaro, dottorando presso l’Università della Svizzera italiana, ha studiato gli esiti dell’incertezza e delle restrizioni finanziarie sulla partecipazione del Regno Unito e della Svizzera a Horizon 2020 (dal 2014 al 2020). Dal suo studioCollegamento esterno, emerge che l’impatto sulle università e la mobilità di ricercatori e studenti è stato meno severo per la Svizzera rispetto al Regno Unito, che ha invece subito un duro colpo dopo la Brexit, ci ha segnalato via e-mail il ricercatore.
Ma cosa succederà ora che l’accordo quadro con l’UE è saltato? Solo nell’ambito della robotica, sono numerosi i progetti elvetici finanziati da Horizon Europe, come ci ha scritto l’NCCRCollegamento esterno:
Il programma Horizon 2020 (H2020) dà un importante contributo allo sviluppo della robotica e dell’IA in Svizzera, e molti degli stessi ricercatori che fanno parte del consorzio NCCR Robotics beneficiano anche delle sovvenzioni H2020 che permettono loro di collaborare con scienziati di tutta Europa.
Alcuni esempi? I ricercatori svizzeri contribuiscono attivamente ad Aerial-CoreCollegamento esterno, uno dei più grandi progetti europei sui robot volanti. Ma anche a FlourishCollegamento esterno, che si concentra sul potenziale della robotica in agricoltura, e in particolare sulla cosiddetta agricoltura di precisione. O, ancora, al progetto CrowdbotCollegamento esterno, che mira a insegnare ai robot a muoversi tra la folla e i pedoni, al quale partecipano due laboratori dei politecnici federali di Zurigo e Losanna.
Cosa ne sarà della capacità della Svizzera di far avanzare le ricerche in questi e altri settori chiave dell’innovazione odierna? Ai posteri l’ardua sentenza.
Voi cosa ne pensate? I ricercatori e le imprese innovative svizzere saranno penalizzate in futuro? Parliamone di fronte a un caffè (virtuale).
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