Francesi e svizzeri celebrano 500 anni di “Pace perpetua”
Per superare lo choc di Marignano, i due paesi siglarono la pace il 29 novembre 1516 a Friburgo. Questo trattato di amicizia ha permesso alla Svizzera di posizionarsi rispetto al suo grande vicino e di costituire una diplomazia di prim’ordine, spiega lo storico Guillaume Poisson. Intervista.
Nel 1515 ci fu la battaglia di Marignano. E nel 1516? La data della “Pace perpetua” tra la Svizzera e la Francia è meno conosciuta. Ma gli effetti dell’accordo tra i due paesi si fanno sentire ancora oggi.
Per celebrare i cinque secoli di un’alleanza movimentata, nel Senato francese si è svolto il 27 novembre 2016 un convegno organizzato dall’ambasciata svizzera di Parigi. «La Pace perpetua ha evitato che la Svizzera si scindesse in due», ha affermato all’inizio dell’incontro il ministro elvetico Alain Berset.
Per lo storico Guillaume Poisson, collaboratore scientifico all’Istituto Benjamin Constant dell’Università di Losanna, questa pace ha permesso alla Svizzera di consolidarsi e di dotarsi di un vero e proprio esercito professionista.
swissinfo.ch: Curiosamente, la pesante sconfitta di Marignano ha portato, un anno più tardi, alla conclusione di un trattato tutto sommato favorevole ai cantoni svizzeri…
Guillaume Poisson: Sì, possiamo dire che è un trattato di pace eccezionalmente favorevole ai vinti. Non siamo in uno schema classico in cui i poveri sconfitti sono costretti a firmare una pace dolorosa. Francesco I riconosce il valore militare degli svizzeri e intende siglare con loro una pace duratura. I cantoni – alcuni dei quali sono reticenti, in particolare i Waldstätten [Uri, Svitto e Untervaldo], Zurigo e Basilea – negoziano duramente e ottengono il riconoscimento delle loro conquiste territoriali, in particolare italiane, e la conferma di importanti privilegi commerciali.
La “Pace perpetua” è un trattato di amicizia, di non aggressione reciproca. Tuttavia, non crea legami indefettibili. I cantoni restano liberi. D’altronde, nel 1519, al momento dell’elezione per la successione alla testa del Sacro Romano Impero, i cantoni non sostengono la candidatura di Francesco I, bensì quella di Carlo V.
swissinfo.ch: Un trattato di alleanza è firmato nel 1521 e poi rinnovato periodicamente. Esso prevede un avvicinamento militare, ma pure economico.
G. P.: Il re rimunera i soldati svizzeri [che saranno fino a 25’000 alla fine del XVII secolo], versa delle pensioni ai cantoni e paga pure i reclutatori locali, incaricati di formare i reggimenti. Il trattato prevede che in caso di conflitto interno, i soldati possono tornare in Svizzera. Si potrebbe dire che la Francia finanzia la creazione di un vero e proprio esercito professionista elvetico.
A livello economico, gli svizzeri sono esentati dai dazi doganali alle frontiere e alle fiere francesi – è per certi versi un preambolo della “libera circolazione dei beni e delle persone” – e la Francia s’impegna a fornire loro del sale a tariffe preferenziali.
swissinfo.ch: Tuttavia, la Francia “dimentica” di versare le pensioni e accumula i debiti. Inoltre, il tributo umano pagato dalla Svizzera è considerevole. Si tratta davvero di un trattato equo?
G. P.: Alcuni storici hanno parlato di un «protettorato». Non direi che la posizione francese è dominante, ma piuttosto di mediazione: il re ha bisogno dell’unità dei 13 cantoni per avere una certa tranquillità alla sua frontiera orientale e disporre dei mercenari reclutati. Tenta così di evitare i conflitti interni in Svizzera, ad esempio durante le guerre di Villmergen e la guerra dei Contadini.
Da parte loro, anche gli svizzeri sono interessati all’accordo. Il servizio estero è molto importante per l’economia dei cantoni, in particolare di quelli cattolici, che hanno poche industrie e poco commercio. I cantoni protestanti si appoggiano dal canto loro all’alleanza francese per sviluppare le loro attività commerciali. Tutti traggono benificio dall’accordo.
swissinfo.ch: Alla morte del re di Francia, l’alleanza è rinnovata. Cosa succede esattamente?
G. P.: A colpire è l’eccezionale capacità di negoziazione degli svizzeri. Una capacità rodata che nasce dalle accese discussioni tra cantoni alla Dieta federale. Dopo la morte di Luigi XIII nel 1651, l’ambasciatore francese Jean de La Barde negozia il rinnovo dell’alleanza con ogni cantone. Le trattative, complicate dalle tensioni interne, si prolungano per un decennio, ciò che infastidisce il giovane Luigi XIV e il suo ministro Colbert. Gli svizzeri non cedono di un millimetro. Scrivono rapporti, chiedono delle udienze e danno prova di una grande tenacia. Nel 1663, i cantoni firmatari e i loro alleati inviano i loro rappresentanti a Parigi, per un totale di 200 persone. È un’enorme ambasciata, la più importante della storia antica della Svizzera
swissinfo.ch: In che modo il fervente cattolico Luigi XIV s’intende con i protestanti elvetici?
Per saperne di più
18 novembre 1663, Louis XIV et les cantons suisses (18 novembre 1663, Luigi XIV e i cantoni svizzeri), di Guillaume Poisson, edizioni Presse polytechnique et universitaires romandes, Collezione Le savoir suisse.
Suisse et France, Cinq cents ans de Paix perpétuelle 1516-2016 (Svizzera e Francia, cinquecento anni di Pace perpetua 1516-2016), di Gérard Miège e Alain-Jacques Tornare, edizioni Cabédita.
G. P.: Luigi XIV non ha alcun problema a negoziare con i cantoni protestanti. S’intende persino più facilmente con i riformati, reputati più fedeli e affidabili, rispetto ai cattolici, che secondo lui sono coinvolti nei sotterfugi tra il nunzio apostolico e l’ambasciatore di Spagna.
swissinfo.ch: Quando avrà fine la “Pace perpetua”?
G. P.: La “Pace perpetua” non ha bisogno di essere rinnovata, contrariamente alle alleanze fissate per una durata precisa, e non è mai stata denunciata. Ufficialmente, l’alleanza tra i cantoni e la Francia termina nel 1792, quando il suo firmatario, Luigi XVI, viene destituito prima di essere decapitato. Possiamo quindi affermare che si tratta dell’alleanza più duratura tra l’insieme del Corpo elvetico [Confederazione elvetica] e una potenza straniera sotto l’antico regime francese.
swissinfo.ch: Il 1515 e il 1516 sanciscono in un qualche modo l’inizio della neutralità svizzera?
G. P.: Alcune storiografie vedono nella sconfitta degli svizzeri a Marignano e nel trattato del 1516 l’inizio della neutralità elvetica. Si tratta di un’interpretazione oppugnabile. La neutralità svizzera è un fenomeno lungo e composito in cui i motivi di politica interna ed estera hanno molta importanza. Tuttavia, il 1515 segna l’ultimo episodio della politica espansionistica dei cantoni e il 1516 un avvicinamento duraturo con la Francia.
Da Friburgo a Friburgo, 500 anni di pace
1515: i soldati dei cantoni svizzeri e di Francesco I si affrontano il 13 e 14 settembre a Marignano, nei pressi di Milano. Nella battaglia muoiono dai 5’000 agli 8’000 uomini del re e da 9’000 a 12’000 svizzeri, quasi la metà dei contingenti coinvolti.
1516: il 29 novembre viene sancito a Friburgo un trattato di “Pace perpetua” tra i 13 cantoni confederati e i loro alleati (abate e città di San Gallo, Tre Leghe, Vallese e città di Mulhouse) da un lato e Francesco I, re di Francia e duca di Milano, dall’altro.
1663: l’alleanza deve essere rinnovata dopo la morte di ogni re. Dopo un decennio di negoziati, gli svizzeri sottoscrivono a Parigi un trattato con il giovane Luigi XIV.
1792: il 10 agosto, il reggimento delle Guardie svizzere si ritrova intrappolato nel Palazzo delle Tuileries a Parigi da rivoluzionari decisi ad abbattere definitivamente la monarchia. Muoiono circa 300 confederati, ciò che suscita l’indignazione della Svizzera. La morte del re mette fine all’alleanza. La “Pace perpetua” non è però mai stata denunciata.
2016: il 30 novembre si celebra a Friburgo il 500° anniversario della “Pace perpetua”. Nel Convento dei Cordeliers verranno organizzati un convegno e un’esposizione.
Fonte: Dizionario storico della SvizzeraCollegamento esterno
Traduzione dal francese di Luigi Jorio
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