Energia nucleare e rinnovabili, parola al popolo
Il 21 maggio l’elettorato si è espresso sul futuro energetico della Svizzera. La strategia approvata dal parlamento, contro cui è stato lanciato con successo un referendum, prevede la fine del nucleare e la promozione delle nuove energie rinnovabili.
L’energia è ritornata alle urne. Dopo l’iniziativa dei Verdi svizzeri che chiedeva la chiusura delle cinque centrali nucleari del paese entro il 2029, respinta lo scorso novembre dal 54,2% dei votanti, domenica 21 maggio è toccato alla Strategia energetica 2050 (SE 2050) sottoporsi al giudizio del popolo. I risultati saranno noti nel pomeriggio.
Elaborata dal governo in seguito all’incidente nucleare di Fukushima del 2011, e accettata dal parlamento nell’autunno 2016, la SE 2050 segna la via per un futuro senza nucleare. Oltre alla graduale chiusura degli impianti esistenti – che verrebbero disattivati non entro una data limite, ma al termine del loro ciclo di vita – la strategia sancisce il divieto di realizzare nuove centrali.
L’atomo, che oggi fornisce circa un terzo dell’elettricità consumata in Svizzera, verrebbe in parte sostituito dalle “nuove” energie rinnovabili quali sole, vento e biomassa. Per operare questa svolta, governo e parlamento puntano anche sull’efficienza energetica e sulla riduzione dei consumi di elettricità ed energia. L’obiettivo è di garantire un approvvigionamento energetico sicuro e diminuire la dipendenza dalle energie fossili importate.
Destra contraria
Il progetto non piace però alla destra conservatrice, la quale ha lanciato con successo un referendum contro la nuova legge federale sull’energia. L’Unione democratica di centro (UDC) sostiene in particolare che le rinnovabili non consentiranno di produrre energia in quantità sufficienti, in modo affidabile e a prezzi ragionevoli.
Secondo il primo partito del paese, appoggiato dall’Alleanza Energia e da alcune associazioni del mondo economico, la SE 2050 condurrà a penurie di elettricità, soprattutto nel periodo invernale. Non rimarrà quindi che aumentare le importazioni, facendo capo tra l’altro alle energie “sporche” provenienti da Germania (carbone) e Francia (nucleare), sostiene l’UDC, denunciando al contempo una strategia «estremamente costosa».
Per i partiti di centro e di sinistra, la trasformazione del sistema energetico nazionale portata avanti dalla ministra Doris Leuthard rappresenta invece un’opportunità per la Svizzera. La transizione verso un approvvigionamento «locale, sicuro e pulito», sostengono i favorevoli alla SE 2050, contribuirà a proteggere il clima e creare nuovi posti di lavoro. L’aumento del supplemento di rete riscosso sui consumatori – che servirà appunto ad incentivare le rinnovabili – inciderà soltanto marginalmente sulla bolletta elettrica, ha detto Leuthard.
Oltre a dividere la politica, la SE 2050 suscita divergenze anche in seno al mondo economico e industriale.
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Favorevoli in vantaggio, ma…
Stando ai sondaggi realizzati nelle scorse settimane, dalle urne dovrebbe uscire un “sì”. Nel corso dell’indagine demoscopica effettuata tra fine e aprile e inizio maggio dall’istituto gfs.bern, il 56% degli intervistati si è detto favorevole alla nuova legge sull’energia. I contrari erano al 37% e gli indecisi al 7%.
Tuttavia, rispetto al sondaggio precedente di fine marzo, il fronte dei sostenitori ha perso 5 punti percentuali, mentre quello dei contrari ne ha guadagnati 7. Il margine di scarto lascia supporre un’accettazione della nuova legge, ma la tendenza verso il “no” potrebbe cambiare la situazione, ha indicato l’istituto bernese, che non esclude un affossamento del progetto.
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