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Swiss: la collera di un pilota

Troppo lavoro, poco riposo - i piloti di Swiss si sentono sfruttati swiss

Il mestiere di pilota – intorno al quale ruotano numerosi stereotipi e pregiudizi – è uno dei più apprezzati dal pubblico. Ma in Svizzera il malcontento tra chi lo esercita cresce: i piloti di Swiss denunciano un forte degrado delle condizioni di lavoro. Testimonianza.

Secondo una recente indagine condotta dalla rivista Reader’s Digest (presso 32’000 persone in 16 paesi europei), il mestiere di pilota giunge in seconda posizione nella classifica delle professioni più rispettate, alle spalle dei vigili del fuoco, ma davanti al personale curante. “Quello del pilota resta un mestiere attrattivo” spiega Jean–Claude Donzel, portavoce della compagnia Swiss.

Eppure i piloti svizzeri hanno raggiunto un punto di quasi rottura con il loro datore di lavoro. Dopo il fallimento dei negoziati per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro (CCL), il loro sindacato di riferimento – Aeropers – si è rivolto all’Ufficio di conciliazione di Zurigo. I partner hanno convenuto di non dire niente durante i colloqui, nessuno pronuncia la parola a cui tutti pensano: sciopero.

Un pilota ha accettato di raccontare a swissinfo in quali condizioni lavora. Capitano di Airbus 320 – un tipo di aereo impiegato nei voli che coprono Europa, Nord Africa e Isole Canarie – ha un’esperienza più che ventennale e dopo essere stato assunto da Swissair è passato alle dipendenze di Swiss. Viste le trattative in corso, la sua testimonianza è anonima.

L’eccezione, una norma

«Il carico di lavoro è diventato insopportabile e manca il riposo. È da nove anni che sono a Swiss. È da nove anni che mi sento dire che siamo in una situazione eccezionale. Divenuta, ormai, una norma.

 

Nel 2010, ho potuto prendere le mie prime vacanze dell’anno in settembre. Alla fine ho avuto quattro settimane di vacanza invece delle sei dovute all’anzianità di servizio. Potete immaginarvi che cosa si può organizzare, quando si hanno dei figli… Avere un minimo di vita sociale è impossibile.

 

C’è una soglia di tolleranza che è stata superata. Capivamo che c’era uno sforzo da compiere, ma ora l’azienda è riuscita a recuperare. I dirigenti, lo sottolineo, hanno fatto un buon lavoro, ma noi continuiamo a rimanere in un regime di sacrificio.

 

In precedenza avevamo più giorni di vacanza, salari migliori e un secondo pilastro migliore. Oggi lavoriamo di più, più a lungo (58 anni e la compagnia propone di passare a 59 anni) e guadagniamo molto meno.

 

Riceviamo i nostri piani di lavoro il 24, per il mese seguente, ma sono costantemente modificati. Su sei giorni lavorativi consecutivi, al massimo, non è raro che dobbiamo dormire fuori a tre riprese.

 

E quando siamo di picchetto, se siamo chiamati dobbiamo poter raggiungere l’aeroporto nel giro di un’ora. Con i continui cambiamenti dei piani di volo, a volte si lavora per 60 ore alla settimana.

 

Il diritto e il dovere di lasciare la cabina di guida

 Si finisce soprattutto per lavorare quando dovremmo essere in congedo e viceversa. L’azienda ci deve un totale di 10’000 giorni di vacanza! Siamo esausti.

 

Molti piloti si ammalano perché sono troppo stanchi. Abbiamo anche il diritto e il dovere di dire: “Oggi io non sono in grado di volare”. Possiamo lasciare la cabina di guida o l’aereo fino all’ultimo momento. I cambiamenti di orario sono sempre esistiti, ma prima c’era abbastanza personale. Non è più il caso.

 

La mancanza di piloti è il frutto di una misura adottata alla nascita di Swiss. A quel momento era stato necessario ridurre il personale: si è “tagliato” verso l’alto, con il pensionamento anticipato a 52 anni invece di 57, e verso il basso, licenziando i giovani piloti.

 

Per cinque anni nessuno è andato in pensione. Ora ogni anno si apprestano ad andare in pensione tra i 20 e i 30 piloti, ma siamo in piena espansione aereonautica, l’azienda si espande e non smette di acquistare aerei.

 

Lo stereotipo di essere un privilegiato

 È da 20 anni che sento dire che noi, i piloti, siamo privilegiati e che non dovremmo lamentarci! È un luogo comune sulla professione… Ma non possiamo continuare così. Direi che il 99% di noi è pronto a scioperare.

 

I piloti di Lufthansa (proprietaria di Swiss, ndr.) avevano rinunciato al 20–25% dei loro costi, ma hanno recuperato quando la congiuntura è migliorata. Noi costiamo il 60% del totale di un pilota di Lufthansa e il 60% di quello che costavamo a Swissair.

 

Forse prima eravamo viziati, ma ora siamo oppressi! Un comandante che va in pensione dopo aver trasportato decine di migliaia di persone per trent’anni, guadagna meno rispetto a un funzionario con procura della Banca cantonale vodese.

 

Ma io se atterro a distanza di un metro fuori dalla pista, posso causare la morte di persone o, nel migliore dei casi, la mia carriera è rovinata. Ogni sei mesi siamo sottoposti a verifica con un simulatore, dobbiamo passare una visita medica e dobbiamo costantemente seguire una formazione perché i regolamenti e le liste di controllo cambiano in continuazione.

 

Il nostro tallone d’Achille è quello di essere attaccati alla compagnia. Sono al mio settimo CEO… Anche se l’ambiente non è più lo stesso, si dimenticano spesso i problemi quando si comincia un volo.

 

La bellezza del sorgere del sole

 Per fortuna non ci potranno mai togliere la bellezza di un’alba sulle Alpi, né lo spettacolo della natura, né la responsabilità di trasportare tutti i passeggeri in sicurezza ed essere ricompensati, una volta giunti a destinazione, con il sorriso di alcuni passeggeri.

 

Risparmiare sui pasti, mettere meno burro sul vassoio, può andare… ma non possiamo continuare a essere spremuti come limoni. Vogliamo una certa stabilità. Vorremmo godere della flessibilità che abbiamo dato alla società per poter mangiare con la famiglia. Di tanto in tanto».

Contratto collettivo di lavoro. Il contratto collettivo di lavoro (CCL) con Aeropers, il sindacato dei piloti composto di 920 persone, è giunto a scadenza nel dicembre 2010. Una proroga di tre mesi era stata decisa per continuare i negoziati, sfociati in un nulla di fatto.

Negoziati. I colloqui sono attualmente all’esame dell’Ufficio di conciliazione di Zurigo in materia di CCL, chiamato in causa da Aeropers.

Proposte. La compagnia Swiss ha proposto, tra l’altro, un aumento del numero di congedi e di vacanze, un aumento di stipendio base del 3%, a cui vengono aggiunte altre prestazioni per un totale di miglioramento del 15%, spiega il portavoce di Swiss Jean–Claude Donzel.

Sforzo collettivo. Jean–Claude Donzel non mette affatto in discussione “il grande sforzo profuso dai piloti per il risanamento della società, ma i piloti non sono gli unici ad averlo fatto. Tutti hanno lavorato sodo per fare in modo che Swiss tornasse ad essere redditizia”.

Vacanze accumulate. Swiss rammenta che Aeropers aveva dato la propria approvazione, fino al 2008, al cumulo di vacanze. “Non è stata una decisione unilaterale da parte della direzione”, afferma di nuovo Jean–Claude Donzel.

Equo. “La nostra attuale offerta è equa e siamo fiduciosi nel risultato delle discussioni”. Quest’anno Swiss assumerà un centinaio di piloti e nel corso dei prossimi tre anni assumerà tra 100 e 120 piloti supplementari con l’arrivo di cinque aerei per la lunga distanza e quattro nuovi per quelle corte.

Partendo dagli aeroporti di Zurigo, Basilea e Ginevra, Swiss International Air Lines serve 72 destinazioni in 39 paesi. La sua flotta comprende 89 aeromobili.

L’azienda impiega un totale di 7’506 persone, di cui 1’180 piloti, 3’448 dipendenti di cabina e 2’878 salariati per il personale di terra.

Traduzione dal francese: Françoise Gehring

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