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SwissLeaks: autorità di controllo bacchettate dalla stampa

Le rivelazioni pubbliche dell'inchiesta giornalistica internazionale SwissLeaks, sulla base dei dati rubati dall'informatico Hervé Falciani, mettono nuovamente in cattiva luce la HSBC Privat Bank e sollevano interrogativi sull'operato di altre banche. AFP

I controlli hanno fallito? Sono state tratte le lezioni dal passato inglorioso? I media elvetici sollevano interrogativi sull’efficacia della legge sul riciclaggio di denaro, di fronte alle rivelazioni dell’inchiesta giornalistica SwissLeaks sui milioni appartenenti a clienti molto dubbi gestiti dalla filiale svizzera del gigante bancario britannico HSBC.

Condotte da un pool di circa 150 giornalisti di 55 media di oltre 40 Paesi, tra cui la Svizzera, le investigazioni partite dai dati sottratti dall’informatico italo-francese Hervé Falciani alla HSBC Private Bank nel 2008 gettano ombre sulla filiale ginevrina.

L’operazione SwissLeaksCollegamento esterno ha infatti rivelato all’opinione pubblica che tra i clienti dell’istituto non ci sarebbero stati solo evasori fiscali, ma anche trafficanti di droga e finanziatori del terrorismo. Loschi affari in cui sarebbero coinvolti anche dei vertici politici e dei sovrani, alcuni dei quali ancora alla testa dei loro paesi.

“Valutare materiale rubato è delicato”, relativizza il commentatore del quotidiano bernese Der Bund, aggiungendo che “dobbiamo rispettare il diritto alla privacy: il fatto che una persona avesse un conto presso HSBC, non permette di concludere automaticamente che abbia commesso frode fiscale”. Il giornalista ricorda altresì che si tratta di conti risalenti al periodo fino al 2007.

Dimensioni sorprendenti

Ciò nonostante, Der Bund si dichiara sorpreso dai risultati secondo cui “l’HSBC ha presumibilmente accettato su larga scala soldi da persone implicate in traffici di diamanti insanguinati, armi e droga e nel finanziamento del terrorismo”. Rammentando che il riciclaggio di denaro è vietato in Svizzera dal 1998, il giornale della capitale federale conclude: “Qui il controllo della HSBC ha chiaramente fallito clamorosamente”.

Alcuni stralci dalla stampa estera

The Guardian taccia la vicenda della HSBC di “una storia sulla cultura di una forma distorta di capitalismo”. Il quotidiano inglese si chiede poi come sia stato possibile che gli oltre 3’000 casi legati ai nascondigli svizzeri su cui ha indagato l’erario britannico abbiano portato soltanto a un procedimento penale, per giunta di qualcuno che era già perseguito.

L’Irish Times ritiene che le rivelazioni di SwissLeaks costituiscano una messa in guardia per chiunque stia pensando di poter evadere il fisco trasferendo denaro all’estero in qualche luogo considerato strettamente segreto.

La Süddeutsche Zeitung mette in dubbio le assicurazioni della HSBC, come anche di tutto il settore bancario secondo cui si tratterebbe di una prassi appartenente al passato. “Tutto in ordine? Nulla è in ordine. Certo nel frattempo i clienti che vogliono nascondere solo alcuni milioni su un conto svizzero incontrano più difficoltà. Le banche sono più attente alla loro reputazione. Gli USA puniscono singoli istituti, fino a portarli al fallimento. E il governo svizzero ha perlomeno promesso di fornire, automaticamente e senza domande di assistenza giudiziaria, dati di conti ai servizi finanziari esteri entro un paio d’anni. È la rottura di un tabù per il paese con il segreto bancario di ferro”.

“La banca aveva l’obbligo di un’accurata verifica della provenienza del denaro dei clienti”, sottolinea anche lo zurighese Tages-Anzeiger Le rivelazioni sollevano dubbi “sulla rapidità e l’efficacia con cui le autorità svizzere nella prassi hanno applicato la legge sul riciclaggio di denaro e sulla serietà con cui le banche hanno preso le norme”.

L’HSBC è un caso isolato che ha agito diversamente da altri istituti perché spinta dalla sua tradizionale ricerca di massimi profitti?, si domanda il Tages-Anzeiger, che osserva: “Non lo sappiamo, perché nelle altre banche private non c’era alcun Hervé Falciani”.

Autorità in questione

L’indice accusatore di diversi commentatori romandi è puntato contro le autorità elvetiche. “Nella vicenda Falciani la giustizia non si è dilungata. Ha incriminato l’indelicato in fuga, mentre la Finma [l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, Ndr.] ha sgridato la banca per la sua mancata vigilanza informatica. Nel campo dell’evasione: nulla! Sanzione zero”, scrivono in un commento comune, i quotidiani neocastellani L’Express e L’Impartial e il vallesano Le Nouvelliste.

Esattamente sulla stessa lunghezza d’onda La Liberté di Friburgo che si interroga: “Di fronte alle nuove rivelazioni, cosa fa la giustizia svizzera? Nulla”, sottolineando che finora l’unico procedimento penale aperto dal Ministero pubblico della Confederazione in questa vicenda è quello contro Hervé Falciani.

Fiduciosa è invece la Neue Zürcher Zeitung (NZZ). Il commentatore del quotidiano della capitale economica della Svizzera scrive che, dopo il furto di dati del 2007, la filiale ginevrina della HSBC si è data molto da fare per adattarsi alle nuove regole.

“La banca non solo ha investito 100 milioni di franchi nella propria infrastruttura IT, ma ha anche ridotto del 70 per cento la sua clientela. In particolare, si è separata da quei clienti problematici che ha praticamente ereditato da un giorno all’altro in seguito all’acquisizione di due banche della famiglia Safra nel 1999”. Ciò, secondo il giornale di Zurigo, dovrebbe contribuire a “lasciarsi definitivamente alle spalle il passato inglorioso”.

Operazione orchestrata da Parigi?

In una direzione diversa va la caporedattrice della rivista economica romanda Bilan, Myret Zaki. Pur riconoscendo che “il lavoro dei giornalisti che si sono immersi su questi dati per intere settimane merita certamente rispetto e lodi”, Myret Zaki vede dietro l’operazione SwissLeaks le manovre di un governo francese, in possesso della ‘lista Falciani’ dal 2008, che avrebbe abilmente mosso i fili per farsi pubblicità al momento giusto. Un governo di Parigi che ha “offerto in pasto alla stampa mondiale delle informazioni in precedenza ripulite e rese leggibili per l’agio dei giornalisti”.

Una tesi completamente sposata dal commentatore del Corriere del Ticino, secondo il quale “SwissLeaks è tutto fuorché giornalismo d’inchiesta”. Citando Myret Zaki, l’editorialista del quotidiano di Lugano scrive che si tratta invece di “giornalismo «investigativo» telecomandato. E lo è su scala industriale”. E conclude: “Siamo di fronte ad una pericolosa prossimità tra il potere statale e la stampa, che rischia di snaturare il ruolo autentico del giornalismo”.

Dal canto suo, la caporedattrice di Bilan, è comunque d’accordo con gran parte dei commentatori della stampa elvetica: “SwissLeaks solleva un problema serio: allorché si scoprono i conti dubbi di questa lista, si sa che il Ministero pubblico della Confederazione ne è stato a conoscenza e che in alcun momento la Svizzera ha giudicato opportuno aprire un’inchiesta”.

Myret Zaki auspica che i giornalisti uniscano le forze a livello mondiale per investigare “sulle nuove vie del riciclaggio, che sono pure utilizzate per l’evasione fiscale”. E puntualizza: “Un consorzio di giornalisti che rivelerebbe questi meccanismi, invece di aspettare che delle informazioni scelte, legate a un’agenda politica precisa, caschino nelle sue mani, farebbe veramente un lavoro giornalistico di utilità pubblica”.

Falciani preannuncia nuovi scandali

In un’intervista al quotidiano economico Il Sole 24 Ore, Hervé Falciani assicura oggi che “non è finita qui. Abbiamo le prove di nuovi scandali. Altre banche saranno coinvolte”.

L’ex informatico dell’HSBC di Ginevra aggiunge che è stata creata “una piattaforma internazionale per aiutare i ‘lanciatori d’allerta’, le persone che come me e come tanti altri decidono di denunciare le situazioni illegali di cui sono testimoni”.

Tramite la Piattaforma internazionale dei lanciatori di allerta (Pila) “siamo in contatto con persone che hanno fornito le prove di altri scandali che diventeranno di dominio pubblico e che riguarderanno anche la sfera bancaria”.


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