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Interazioni senza contatto con l’IA: una possibilità per tornare alla normalità?

mani tocco
Ap2021

Nel bel mezzo della pandemia di Covid-19, un progetto di ricerca tra la Svizzera e la Corea del Sud sta tentando di rendere nuovamente accessibili gli spazi pubblici per promuovere interazioni a prova di contatto attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale (IA).

In tempo di pandemia, il tatto è diventato un tabù. Stringere la mano e abbracciare i propri cari sono gesti ormai relegati al passato. Un progetto portato avanti dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) in collaborazione con l’Università Hongik di Seoul sta cercando di immaginare una società il più possibile “touch-free” attraverso l’utilizzo di interfacce intelligenti che si basano sul machine learning.

Il progetto “Untouched interactions through machine learning” (Interazioni senza contatto attraverso il Machine Learning) ha coinvolto in un workshop un gruppo di studenti universitari provenienti dalla Corea del Sud e di designer tecnologici e sviluppatori svizzeri ed europei. Il workshop, chiamato “Machine learning for creatives” (Machine learning per creativi), è stato tenuto da Matteo Loglio, uno dei membri del team di ricerca della SUPSI.

Il progetto è stato presentato durante l’evento “Science Club” di marzo 2021, organizzato dall’ufficio di scienza e tecnologia dell’ambasciata svizzera in Corea del Sud. SWI Swissinfo.ch ha moderato l’evento. Per rivederlo, cliccate quiCollegamento esterno.

Tali interfacce non mirano solo a incoraggiare il rispetto delle misure di protezione, come indossare la mascherina e mantenere le distanze, ma si prefiggono soprattutto di reinventare completamente gli spazi comuni. Immaginate di poter stare seduti al tavolo di un caffè, con un gruppo di amici o con la vostra famiglia. Chiacchierare e ridere mentre vi godete un drink in tutta sicurezza, malgrado la pandemia.   

Com’è possibile? Un sistema intelligente che gestisce le interazioni tra gli ospiti vi dice quando potete bere e quando dovete indossare la mascherina, cosicché non tutti la tolgano contemporaneamente.

prototipo semaforo mascherina
“Mask traffic light” è un sistema di semafori che gestisce la consumazione di bevande tra gruppi di persone nei bar o nei caffè. “Se il semaforo è rosso, devi tenere la maschera mentre qualcun altro nel tuo gruppo beve col volto scoperto. Quando diventa verde, puoi tirare giù la mascherina e consumare la tua bibita”, spiega Jae Yeop Kim, professore presso il Dipartimento di Design industriale dell’Università Hongik. SUPSI / Hongik University

Tecnologia culturale

“L’obiettivo è quello di utilizzare l’IA non come una tecnologia di controllo che sta ‘dietro alle quinte’, ma come uno strumento adattato alla quotidianità”, dice Serena Cangiano, ricercatrice responsabile del FabLab, il Laboratorio di cultura visiva della SUPSI, che coordina il progetto assieme a Jae Yeop Kim, professore presso il Dipartimento di Design industriale dell’Università Hongik.

Alla luce delle sfide poste dalla pandemia, il gruppo di ricerca svizzero-coreano si propone di ridisegnare gli spazi pubblici, rendendo il nostro rapporto con la tecnologia più accettabile e naturale nei diversi contesti sociali. 

La digitalizzazione si scontra sempre più con un’economia di tipo collaborativo, caratterizzata dallo scambio e dalla condivisione di oggetti fisici. Pensiamo ai sistemi di trasporto privato condivisi, come le auto, le biciclette, i monopattini elettrici o gli scooter, sempre più diffusi anche in Svizzera. Nel caso di queste infrastrutture, il tatto rimane il senso principale su cui le persone fanno affidamento, per esempio per sbloccare o guidare uno dei veicoli.

“Negli spazi pubblici, sperimentiamo interfacce condivise tutto il tempo”, sostiene Cangiano. “La nostra ricerca si concentra sulla progettazione di interfacce totalmente touch-free e su come sia possibile tradurre e ripensare le nostre interazioni quotidiane.”

Possiamo fare a meno del tatto?

Secondo la ricercatrice Laura Crucianelli, il tatto è fondamentale per legare le nostre menti e i nostri corpi al mondo sociale. “Il tatto è il primo senso attraverso il quale incontriamo il mondo e l’ultimo a lasciarci quando siamo alle soglie della morte”, ha scritto la ricercatrice in un articolo comparso su aeonCollegamento esterno.

Il tatto è l’unico senso che presuppone la reciprocità. Diversi studi hanno dimostrato l’importanza del tatto per lo sviluppo del cervello e hanno correlato deficit comportamentali e cognitivi nei bambini orfani a una mancanza di affettività fisica nei primi anni della loro vita, scrive Crucianelli. Alcune ricercheCollegamento esterno hanno correlato la mancanza di possibilità di contatto durante la pandemia all’aumento dei problemi psicologici nella popolazione.

Una società touch-free sarebbe dunque davvero auspicabile? “La Covid-19 ha cambiato la nostra vita: il modo in cui lavoriamo, parliamo e mangiamo”, dice Jae Yeop Kim dell’Università Hongik. Kim pensa che la pandemia ci costringa a fare inversione di rotta e a utilizzare tecnologie come il machine learning per sviluppare una nuova idea di società.

A partire da questo concetto, i designer e gli studenti del workshop organizzato dalle due università hanno lavorato su vari progetti basati sull’interattività senza contatto, come l’“untouched karaoke” (karaoke senza contatto), un karaoke di gruppo in cui la musica si blocca se non si indossa la maschera e non si tiene il microfono alla giusta distanza.

Karaoke senza contatto
Esempio del funzionamento del “karaoke senza contatto”. SUPSI / Hongik University

Un altro progetto prevede l’utilizzo di un software di riconoscimento facciale per identificare le persone che non indossano maschere facciali e promuoverne l’uso. “Indossare la mascherina non è solo una questione sociale, ma anche di libertà e responsabilità individuale”, sostiene il professore coreano.

Molti di questi progetti sono stati sviluppati sulla base di esperienze culturali comuni in Corea del Sud, ma il team svizzero-coreano considera e analizza l’impatto di queste soluzioni in altre parti del mondo. Pensando all’Occidente, il gruppo di lavoro ha tentato di rendere le esperienze quotidiane più inclusive e “igieniche”. 

Un team di sviluppatori europei, per esempio, ha creato dei dispenser di disinfettante che si abbassano o si alzano a seconda dell’altezza dell’utente. Un altro progetto ha ottimizzato i rubinetti dei bagni pubblici e li ha resi “touch-free”. Il sistema utilizza l’apprendimento automatico per riconoscere i gesti individuali e regolare la temperatura dell’acqua, il tutto senza un solo tocco. Una simulazione è disponibile onlineCollegamento esterno

Tecnologia universale

Secondo Serena Cangiano, la collaborazione tra la Svizzera e la Corea del Sud ha permesso di riflettere sulla pandemia in maniera molto innovativa e creativa, facendo leva sugli asset unici di entrambi i Paesi nell’ambito della ricerca tecnologica. “La Corea del Sud è un Paese tecnologicamente molto avanzato con una forte cultura del design, proprio come la Svizzera”, afferma la ricercatrice. Cangiano sottolinea che la cooperazione tra i due Paesi funziona così bene perché entrambi hanno un forte “retaggio” tecnologico.

Ma le relazioni e le interazioni non sono concepite dappertutto allo stesso modo. Cangiano fa l’esempio delle mascherine di protezione, che sono percepite molto diversamente in Europa e in Asia. “Quando progettiamo nuovi dispositivi, e perciò nuove modalità di interazione, dobbiamo essere consapevoli che verranno accettati in maniera diversa in differenti contesti culturali”, sottolinea.

workshop foto
Il team multiculturale del progetto “Untouched interactions through machine learning” (Interazioni senza contatto attraverso il machine learning) lavora allo sviluppo di soluzioni “touch-free” basate sull’intelligenza artificiale. SUPSI / Hongik University

Mentre la prima fase del progetto si è concentrata sulla creazione di un contesto di scambio vivace a livello internazionale, l’obiettivo è ora quello di facilitare ulteriormente la collaborazione tra le due università, con l’idea di coinvolgere la società civile e altre organizzazioni e istituzioni in una fase finale. 

Lo scopo è quello di creare sistemi “universali” che possano essere adottati in diversi ambiti culturali. “Ciò che ci proponiamo non è di sviluppare una soluzione ideale solo per la Svizzera e la Corea del Sud”, chiarisce Cangiano, “ma di far leva su un approccio basato sul design e sul machine learning per creare esperienze più personalizzate e inclusive, che possano essere valide in ogni contesto culturale”.

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