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UBS: Ospel è partito, ma la crisi rimane

UBS e Marcel Ospel sulle prime pagine di tutti i giornali di mercoledì in Svizzera swissinfo.ch

Le nuove perdite previste per 20 miliardi di franchi dell'UBS, annunciate martedì, suscitano molti interrogativi e una certa preoccupazione da parte della stampa svizzera, che considera giustificate le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione Marcel Ospel.

“L’UBS ha ora toccato il fondo?”, si chiede Le Temps. Sembrerebbe di sì, risponde lo stesso giornale romando, dal momento che le quotazioni della grande banca hanno riguadagnato un 12 % martedì alla borsa svizzera. “L’insieme dei mercati europei e americani hanno tirato un sospiro liberatorio di sollievo, rendendosi conto che la fattura degli errori commessi dall’UBS è alquanto salata, ma conforme alle aspettative”.

Per Le Temps, quanto successo nell’ultimo anno alla banca svizzera è rivelatore della fragilità del sistema finanziario internazionale, nel quale sia l’UBS che il Credit Suisse hanno cercato di avventurarsi. “Quando queste due sono partite alla conquista dei mercati globali, ci siamo rallegrati, a giusta ragione, della loro audacia. Ma, ora, l’uragano dei mercati finanziari internazionali si riversa sulla Svizzera, ed è subito il panico a bordo”.

Il prezzo del pasticcio

“20 miliardi in 90 giorni”, i calcoli del Bund lasciano trasparire una certa preoccupazione e una dose di pessimismo. “È ancora peggio di quanto temuto”, afferma la testata bernese, “Appena 90 giorni sono bastati all’UBS per cancellare altri 20 miliardi di franchi. Il prezzo del pasticcio combinato dalla grande banca, rilasciando ipoteche traballanti, supera ormai i 40 miliardi di franchi”.

Per il Bund, questo fatto dimostra perlomeno due cose: “Gli errori monumentali commessi dalla direzione della banca e la gravità della spirale di crisi, i cui vortici si alimentano quasi da soli”. Secondo il quotidiano bernese, “L’UBS non affonderà però. Le sue attività principali mantengono una forte redditività. La grande banca è inoltre troppo vitale per la piccola economia svizzera. Lo Stato non potrà lasciar cadere l’UBS senza fare nulla”.

Perdita di fiducia

A detta di 24heures, la crisi dell’UBS è un grave smacco, ma non va però considerata come un affare di Stato. “Anche se sussistono diversi paralleli e i politici cominciano già a mettersi in agitazione, non possiamo parlare di Swissair bis”.

Per il quotidiano vodese, “Questa crisi avrà sicuramente un grande impatto sulla Svizzera: sul piano fiscale e sicuramente anche per quanto riguarda i posti di lavoro. Il danno maggiore va cercato però nella perdita di fiducia”.

Conseguenze difficili da stimare

L’impatto di questa crisi per la piazza finanziaria svizzera preoccupa pure il Tages Anzeiger. “Il marchio UBS era sinonimo di un settore economico che ha portato benessere e riconoscimenti alla Svizzera, nonostante una certa gelosia e non poche critiche”.

“L’amministrazione patrimoniale delle banche svizzere significava finora sicurezza, serietà e fiducia. Dopo il tracrollo dell’UBS, questi valori rischiano di rimanere soltanto un pezzo di storia”, afferma il giornale zurighese. Una cosa è già ora certa, a detta del Tages Anzeiger: “Il marchio UBS, uno dei migliori al mondo nel settore bancario, si è frantumato e l’emorragia di clienti è già cominciata per la grande banca”.

Grounding di Ospel

Anche la Berner Zeitung rievoca il tracollo della compagnia di bandiera svizzera, avvenuto 7 anni fa. Per il giornale bernese, quanto successo in questi giorni è “Il grounding di Ospel”. Le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione dell’UBS giungono “troppo tardi”, a detta della Berner Zeitung.

Se avesse abbandonato il timone già nell’autunno scorso, Marcel Ospel si sarebbe semplicemente risparmiato “un mucchio di grane”, afferma il quotidiano bernese. L’ex numero uno dell’UBS “resterà ora nei libri di storia come l’uomo che ha portato la banca elvetica ai bordi del fallimento, in seguito ad un eccessivo appetito per i rischi”.

Situazione insopportabile

La decisione di Marcel Ospel di abbandonare le redini della banca era ormai inevitabile, anche secondo la Neue Luzerner Zeitung. “La sua partenza costituisce una parte della soluzione del problema. Un Marcel Ospel con 40 miliardi di perdite sulle spalle non poteva essere sopportato ancora a lungo da azionisti, investitori e neppure dalla maggior parte dell’opinione pubblica. Il dirigente dell’UBS se ne è reso finalmente conto”.

Anche agli occhi dell’Aargauer Zeitung, per Marcel Ospel era giunto il momento di rassegnare le sue dimissioni. “Il presidente del consiglio di amministrazione dell’UBS ha affermato a più riprese negli ultimi mesi che la crisi del mercato ipotecario americano aveva toccato in modo inaspettato la grande banca. Un po’ come se l’UBS fosse stata colpita da una catastrofe naturale”. Per il quotidiano argoviese, in realtà l’UBS ha “contribuito a surriscaldare il mercato immobiliare negli Stati uniti e ha quindi preso parte a questo disastro”.

Segno dei tempi

Il Corriere del Ticino si interroga, infine, sulla decisione di proporre all’assemblea generale degli azionisti la nomina di Peter Kurer alla presidenza del consiglio di amministrazione della banca.

“Non sorprende che di fronte ad un bilancio così negativo, Marcel Ospel abbia dovuto rassegnare le dimissioni. Sorprende invece che alla guida di un istituto in difficoltà venga proposto un uomo, Peter Kurer, che ha diretto il dipartimento legale e di compliance. Forse è il segno dei tempi”.

“Dopo le spericolate avventure degli «uomini di mercato», occorrono oggi legali in grado di confrontarsi con regole nuove e soprattutto con autorità di sorveglianze destinate ad essere molto più severe. E’ un ulteriore segno che questa crisi è destinata a sancire la fine degli eccessi del sistema finanziario e soprattutto della nuova ingegneria finanziaria”.

swissinfo, Armando Mombelli

Nata nel dicembre 1997, in seguito alla fusione tra la Società di banche svizzere e l’Unione di banche svizzere, l’UBS è oggi la più grande banca elvetica e la settima al mondo in ambito di capitalizzazione borsistica.

Dopo aver presentato utili astronomici nel 2005 e nel 2006, l’anno scorso l’UBS ha subito numerosi rovesci. In maggio ha dovuto procedere alla liquidazione del suo hedge fund (fondo speculativo) Dillon Read. In luglio il suo Ceo Peter Wuffli ha rassegnato le dimissioni senza fornire dettagli sulle ragioni di questa decisione.

In ottobre la grande banca ha reso noto di aver perso 4,2 miliardi di franchi in relazione alla crisi scoppiata sul mercato immobiliare americano (subprime). Per la prima volta da 9 anni, l’UBS ha chiuso i conti del terzo trimestre segnando cifre rosse.

Nel quarto trimestre dell’anno scorso l’istituto bancario ha registrato una perdita di 12,5 miliardi di franchi. In dicembre la direzione dell’UBS ha annunciato un piano di ricapitalizzazione per 13 miliardi di franchi, provenienti da Singapore e dal Medio oriente.

In gennaio la banca elvetica ha cancellato altri 4,5 miliardi di franchi. Complessivamente le perdite previste ammontavano finora a circa 20 miliardi di franchi. Martedì l’UBS ha comunicato nuove svalutazioni per altri 20 miliardi di franchi.

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