Un accordo con Teheran fa gola anche al settore delle materie prime
Piattaforma mondiale della diplomazia e di almeno il 20% del commercio di materie prime, la Svizzera potrebbe svolgere un ruolo centrale nell’apertura del mercato iraniano al mondo.
I trader svizzeri si erano abituati a negoziare il petrolio di Teheran dietro alla quinte. L’accordo sul nucleare iraniano, discusso questa settimana in Svizzera tra sei potenze e l’Iran, permetterebbe loro di farlo alla luce del giorno. L’Iran chiede circa 7 miliardi di dollari di compensazioni per i danni subiti dalla sua economia a causa delle sanzioni internazionali. Un’eventuale intesa permetterebbe inoltre di siglare nuovi contratti miliardari sulle materie prime, soprattutto attraverso la rete di trading svizzera.
Oltre che per le enormi somme supplementari che transiterebbero per la Svizzera, l’accordo avrebbe soprattutto un grande impatto per la credibilità e il prestigio della Svizzera in quanto piattaforma di scambio multidimensionale e centro di importanti negoziazioni geopolitiche, sostiene Emmanuel Fragnière, professore alla Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale ed esperto di materie prime.
Materie prime più del turismo
«La Svizzera è già un hub per prodotti come petrolio e cereali, osserva Fragnière. E anche se nel mondo ha dei concorrenti, come Singapore, la piazza elvetica ha in mano una carta unica, ossia il suo orientamento multiplo e diversificato». Per lo specialista, l’epoca in cui i trader si concentravano su un prodotto unico, ad esempio i cereali, appartiene ormai al passato.
I 21 miliardi di dollari dell’industria delle materie prime rappresentano il 3,5% del prodotto interno lordo svizzero, più del turismo, stando alle ultime cifre ufficiali. Ginevra, dove hanno sede alcune delle più importanti società che commerciano petrolio, come Gunvor, Trafigura e Vitol, ospita anche la sede europea delle Nazioni Unite e centinaia di altre organizzazione internazionali.
Altri sviluppi
Materie prime sempre più importanti
«In Svizzera vi è anche questa forte dimensione geopolitica. Qui si discute ad esempio su come nutrire una regione o come permettere a un paese di avere abbastanza energia», rileva Fragnière.
Il segretario di Stato americano John Kerry e il suo omologo iraniano Javad Zariv hanno avuto dei colloqui questa settimana a Montreux. I negoziati hanno permesso di progredire, anche se restano «questioni difficili» da regolare, come affermato da un responsabile statunitense. In linea di principio, le trattative dovrebbero concludersi entro fine marzo.
Migliorare la trasparenza
La potenziale apertura del mercato iraniano non rappresenta un motivo di preoccupazione in sé per la Dichiarazione di Berna, che ha chiesto la creazione di un’autorità indipendente per sorvegliare il mercato svizzero del commercio di materie prime. Ritenendo che il ramo non può regolarsi da sé, l’organizzazione non governativa sta facendo campagna contro la corruzione sistematica, l’inuguaglianza, l’impatto sull’ambiente e l’opacità che regnerebbe in questo settore.
«Non stiamo dando un giudizio al mercato, afferma Oliver Classen, della Dichiarazione di Berna. Quello che ci preoccupa è l’assenza di regolamentazione e di controllo politico. Se non vi è il rischio di incorrere in sanzioni, predominano solo le regole del mercato».
Negli anni ’80 era balzato agli onori della cronaca la vicenda Marc Rich, il fondatore della Glencore. Rich aveva aggirato l’embargo petrolifero contro Teheran, vendendo greggio iraniano a Israele. Il «re delle materie prime» era fuggito dagli Stati Uniti nel 1983, dopo esser stato accusato di oltre 50 delitti, tra cui quello di aver negoziato con l’Iran durante la crisi degli ostaggi all’ambasciata statunitense di Teheran. Rich, deceduto due anni fa, era poi stato graziato nel 2001 da Bill Clinton.
La legislazione svizzera potrebbe essere modificata allo scopo di avere una maggiore trasparenza. Il parlamento si sta infatti occupando di una riforma dei servizi finanziari, che obbligherebbe i commercianti di materie prime a fornire maggiori informazioni sui flussi di denaro, il commercio coi paesi terzi e i sostegni politici.
No comment, per ora
Poiché i negoziati sono ancora in corso, i rappresentanti del settore delle materie prime non vogliono per ora sbilanciarsi sul potenziale impatto di un accordo. Da noi interpellata, la Swiss Trading and Shipping Association non ha voluto commentare e ha indicato di non avere alcun dato sulle eventuali ricadute di un accordo per i suoi membri.
Secondo le cifre più recenti, in Svizzera sono circa 500 le società attive nel commercio e nel trasporto di materie prime, con alle loro dipendenze 10’000 persone. Queste aziende controllano circa un terzo del commercio mondiale di petrolio e altri prodotti. I trader svizzeri sono inoltre numero uno nel mondo per quanto concerne il finanziamento, il trasporto marittimo e l’ispezione delle materie prime.
Petrolio…
La conclusione di un accordo potrebbe aprire la porta a lucrativi contratti per gli investitori stranieri. L’Iran, che detiene la quarta riserva mondiale di greggio e la seconda di gas naturale, ha visto la sua produzione di petrolio diminuire di oltre la metà – a un milione di barili al giorno – tra il 2011 e il 2013, a causa dell’irrigidimento delle sanzioni imposte dall’ONU e dagli Stati occidentali. Nel 2014 la produzione è leggermente aumentata. I dirigenti iraniani hanno affermato che le esportazioni potrebbero raddoppiare in caso di levata delle sanzioni.
Un aumento di greggio iraniano sul mercato potrebbe significare un’ulteriore diminuzione del prezzo di riferimento del petrolio, in particolare dell’indice Brent, ma non a un punto tale da scombussolare completamente il mercato, poiché Teheran non ha le capacità per accrescere abbastanza la produzione, osserva Joseph Di Virgilio, esperto di materie prime e responsabili degli investimenti presso la Ardour Asset Management, società specializzata in energia e risorse naturali.
Storicamente, le società svizzere hanno commerciato di più con giurisdizioni incluse nelle «liste nere» rispetto ad altri paesi occidentali, precisa Di Virgilio. «Il governo svizzero ha fatto un po’ avanti e indietro, cercando di mantenere buone relazioni con Teheran o imponendo delle sanzioni. Nel 2006, Berna ha ordinato lo stop alle importazioni di greggio iraniano, per poi ritornare sulla decisione nel 2012».
…ma non solo
«Se si dovesse raggiungere un accordo, molte società di trading saranno sollevate alla prospettiva di lavorare con molta più trasparenza con l’Iran, aggiunge. Ginevra continuerà ad essere un hub importante per il commercio di materie prime, non solo in ambito energetico ma anche dei prodotti agricoli».
Anche se le sanzioni finanziarie imposte da UE e Stati Uniti hanno reso più difficile il commercio di prodotti alimentari e altri prodotti di base con l’Iran, fino a un recente passato GlencoreXstrata e aziende come Archer Daniels Midland e Cargill, che hanno importanti attività in Svizzera, hanno svolto un ruolo chiave in questo ambito.
È la vera forza della Svizzera, sottolinea Emmanuel Fragnière. «Oggi, per riuscire, si devono sviluppare sinergie ed essere presenti in tutte le catene di approvvigionamento. In dieci anni il contesto è cambiato. All’inizio il mercato era dominato dagli specialisti. Poi si è evoluto nel senso di un mercato di interrelazioni e di interconnessioni», spiega.
«La Svizzera è un hub. Un hub sicuramente molto caro, ma l’unico collegato a diversi mercati. Ed è questo che gli ha permesso di adattarsi alle nuove regole. Senza dimenticare che vi è una lunga tradizione di risoluzione dei problemi con una visione geopolitica del commercio».
(traduzione e adattamento di Daniele Mariani)
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