Un anno di guerra in Ucraina: quale impatto sulla Svizzera?
La neutralità della Svizzera sta crollando? L'ONU nella sua forma attuale ha ancora senso? A un anno dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, sono domande che si impongono. State leggendo la nostra newsletter sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina è lontana e al contempo vicina. Lo scorso anno, più di 75’000 persone in fuga dal conflitto hanno cercato protezione in Svizzera. Mai, dalla Seconda guerra mondiale, nemmeno ai tempi delle guerre balcaniche, sono state accolte più persone.
Due mondi si sono scontrati. E mentre le persone dall’Ucraina – soprattutto donne e bambini – cercano di costruirsi una nuova vita e sono preoccupate per coloro che si trovano ancora in patria, agli e alle abitanti della Confederazione è stato chiesto di fare docce più brevi per evitare carenze energetiche in inverno.
La convivenza ha funzionato sorprendentemente bene. La solidarietà mostrata dalla Svizzera un anno fa non si è trasformata nel suo contrario.
Finora le critiche sono state poche anche se ci sono problemi concreti, legati ad esempio all’alloggio e all’integrazione nel mondo del lavoro. Finora, solo il 15% delle persone in fuga dall’Ucraina che si trovano in Svizzera ha trovato un impiego.
Questa gente rappresenta una delle realtà della guerra che ha raggiunto la Svizzera. Un’altra è l’enorme pressione politica negli ambiti della neutralità, della gestione dei beni russi e dell’esportazione di materiale bellico.
La neutralità elvetica sta svanendo? È una domanda legittima. Le discussioni sui valori politici fondamentali della Confederazione non si facevano così accese da diversi anni.
Quali cambiamenti ci si può aspettare? In che settori la Svizzera ha già agito e in quali agirà ancora? Abbiamo riassunto e analizzato la situazione attuale e azzardato dei pronostici.
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Anche la Ginevra internazionale è sotto pressione. La diplomazia in seno alle Nazioni Unite sta rallentando, la guerra sta dividendo gli Stati membri e mettendo a dura prova la cooperazione, anche quando all’ordine del giorno non è la politica di sicurezza.
L’ambasciatore russo Gennady Gatilov non è l’unico a criticare l’operato delle agenzie dell’ONU. Anche altri diplomatici e diplomatiche di alto rango temono che altre importanti problematiche globali, come la salute e l’alimentazione, vengano trascurate.
Quale sarà il prossimo passo? È la principale domanda che la Ginevra internazionale si pone. L’ONU è costruita sulla cooperazione e sul dialogo, ma ora la Russia è sempre più isolata.
Il multilateralismo è possibile solo se tutte le parti rispettano alcuni valori fondamentali, in particolare quelli del diritto internazionale, oppure esiste un multilateralismo pragmatico che deve sempre cercare il dialogo e la collaborazione, nonostante tutto?
Nel suo articolo, la collega Akiko Uehara ha raccolto, tra le altre, le voci degli ambasciatori di Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera. Il testo spazia dall’intesa sul grano all’esclusione degli atleti e delle atlete di nazionalità russa da parte del Comitato olimpico.
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