Il glifosato al centro delle polemiche anche in Svizzera
Bisogna vietare l’uso del diserbante più diffuso al mondo? Mentre l’Europa sulla questione è divisa, la Svizzera per il momento preferisce prendere tempo.
Nemico pubblico numero uno degli ecologisti, il glifosato è molto controverso. L’erbicida, commercializzato inizialmente dalla Monsanto con il nome di «Round-up», è al centro di un accanito dibattito nell’Unione europea. Da vari mesi gli Stati membri non riescono a mettersi d’accordo su un prolungamento – anche solo temporaneo – dell’autorizzazione per il suo utilizzo. Una decisione è ormai urgente, perché senza un accordo dopo il 30 giugno l’erbicida non potrà più essere impiegato.
Negli ultimi mesi il glifosato è stato oggetto di numerosi studi scientifici le cui conclusioni divergenti alimentano la polemica. Nel marzo del 2015 uno studioCollegamento esterno del Centro internazionale di ricerca contro il cancro (CIRC), che dipende dall’Organizzazione mondiale per la sanità (OMS), l’ha identificato come prodotto «probabilmente cancerogeno per l’uomo». L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) raccomanda dal canto suo di prolungare l’autorizzazioneCollegamento esterno in base a rapporti non resi pubblici.
Quantità molto piccole
Grazie a metodi di analisi sempre più sensibili, oggi è possibile verificare la presenza di concentrazioni minime di sostanze nell’organismo. «Anche se il glifosato è potenzialmente cancerogeno, i residui trovati nelle urine sono talmente piccoli che non rappresentano un pericolo per la salute», afferma Oliver Félix, responsabile del dossier presso l’Ufficio federale dell’agricoltura. Il glifosato ha anche la caratteristica di non accumularsi nell’organismo e di essere eliminato rapidamente ed efficacemente, spiegano le autorità sanitarie elvetiche.
La deputata verde liberale Isabelle Chevallay – dottore in chimica – si preoccupa tuttavia per il risultato dei test che mostrano la presenza di glifosato in proporzione notevole nelle urine della popolazione elvetica. «Se si trova così spesso, significa che viene consumato ogni giorno. Non si conoscono gli impatti a lungo termine del glifosato sulla salute. È una situazione problematica», afferma.
Gli ambienti ecologisti accusano l’industria agro-chimica di esercitare forti pressioni sulle autorità sanitarie e di realizzare studi d’impatto distorti allo scopo di prolungare la vita dell’erbicida. Va detto che gli interessi economici sono colossali: con circa 800’000 tonnellate impiegate ogni anno, il glifosato è il prodotto fitosanitario più usato al mondo. Oltre che dalla Monsanto, è fabbricato da giganti come Syngenta, BASF, Bayer, Dupont e Dow AgroSciences.
Aspettando la decisione dell’UE
Anche in Svizzera ogni anno nei campi, nei frutteti, nei giardini e anche lungo i binari sono impiegate circa 300 tonnellate di diserbanti a base di glifosato. Visti gli studi attualmente disponibili, la Confederazione ritiene che questo prodotto sia innocuo per la popolazione e per il momento non vede motivi per vietarlo. Berna fa sapere però di seguire con attenzione i dibattiti in corso a Bruxelles.
«La legislazione svizzera esige che si tenga conto degli studi scientifici realizzati nell’Unione europea. La decisione delle autorità europee avrà quindi un impatto su un eventuale riesame dell’autorizzazione all’utilizzo del glifosato in Svizzera», spiega Olivier Félix, responsabile del settore Protezione fitosanitaria sostenibile dell’Ufficio federale dell’agricolturaCollegamento esterno (UFAG).
Il dibattito ha raggiunto anche il parlamento federale. La Federazione romanda dei consumatori, Greenpeace e i Medici per l’ambiente hanno consegnato a inizio febbraio una petizione firmata da 25’340 persone, che chiede alle autorità federali di vietare i diserbanti a base di glifosato. Due mozioni, una inoltrata dal deputato socialista Pierre-Alain FridezCollegamento esterno, l’altra dall’ecologista Maya GrafCollegamento esterno, chiedono anch’esse il divieto di vendita e utilizzo dell’erbicida sul territorio svizzero. Le possibilità che siano accolte sono tuttavia molto ridotte.
Mercoledì 8 giugno il Consiglio nazionale (camera del popolo) ha per contro approvato un postulato della sua commissione della scienza, che incarica il Consiglio federale di presentare un rapporto completo sull’impatto del glifosato in Svizzera. Si tratterà di stabilire in modo più dettagliato il motivo della presenza della sostanza negli alimenti.
Un divieto con effetto boomerang?
«È una prima tappa, ma deve essere seguita da misure più coraggiose. Non è accettabile che si continui ad assumere tali rischi per la salute pubblica e per l’ambiente quando esistono metodi alternativi già applicati con successo nell’agricoltura», dice la deputata ecologista Lisa Mazzone, favorevole a un divieto totale del glifosato.
Vari studi realizzati da associazioni di difesa dei consumatori hanno dimostrato la presenza di residui di glifosato in oltre il 40% dei campioni di urina della popolazione elvetica. Un divieto dell’erbicida non risolverebbe però il problema, afferma la deputata verde liberale Isabelle Chevalley: «Buona parte di questi residui proviene da prodotti agricoli importati dall’estero. È il caso per esempio dei cereali utilizzati per la produzione della birra. Vietando semplicemente il glifosato senza aver ben riflettuto sulle alternative si corre il rischio che gli agricoltori ricorrano a prodotti ancora più nocivi».
In Svizzera il glifosato è impiegato soprattutto in culture senza aratura, che permettono di preservare la biodiversità del suolo e di evitare l’erosione. Il prodotto è sparso in primavera per eliminare le erbacce nei campi prima della semina, ma non è nebulizzato direttamente sulle piante commestibili. «La Svizzera è molto severa sull’utilizzo del glifosato. Non si può paragonare l’impiego in Svizzera a quello di paesi dove si coltivano gli OGM e che nebulizzano il prodotto direttamente sui cereali per accelerarne la maturazione», spiega il deputato dell’Unione democratica di centro Jean-Pierre Grin, agricoltore di professione e contrario a ogni forma di divieto.
I grandi distributori svizzeri, quali Coop e Migros, si dimostrano dal canto loro molto più prudenti: da oltre un anno hanno bandito i diserbanti a base di glifosato dal loro assortimento nei supermercati. Per precauzione, dicono.
Le autorità sanitarie dovrebbero a vostro avviso vietare la vendita e l’utilizzo del glifosato? La vostra opinione ci interessa.
Traduzione di Daniele Mariani
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