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Un po’ di Svizzera tra le luci di Singapore

Passata la crisi, la città torna a illuminarsi swissinfo.ch

Come la Svizzera, anche Singapore punta decisamente su finanza e tecnologia d'avanguardia: una città-stato scintillante in cui la presenza elvetica è già importante e spera di diventarlo ancora di più.

Per far capire quanto conta Singapore nel quadro dell’economia svizzera bastano alcune cifre: la città-stato – terza piazza finanziaria mondiale dopo Londra e New York, in cui le banche elvetiche impiegano circa 7’000 persone – costituisce il principale partner commerciale della Svizzera nel Sudest asiatico e il quarto in ordine di importanza in questo continente.

A titolo di esempio, nel 2009 la Svizzera ha realizzato a Singapore il suo terzo surplus commerciale per ordine di grandezza in Asia (1,47 miliardi di franchi). Inoltre, tra gennaio e maggio del 2010 gli scambi tra i due paesi sono aumentati addirittura del 61%.

Venerdì 9 luglio, la presidente della Confederazione e ministra dell’economia Doris Leuthard si è recata proprio a Singapore: un’occasione per dialogare con un paese che, come la Svizzera, ha deciso di concentrarsi sulla finanza e la ricerca scientifica per garantirsi una posizione di primo piano a livello internazionale.

Un porto franco anche svizzero

La delegazione svizzera ha visitato il Singapore Freeport, una struttura situata nei pressi dell’aeroporto internazionale e ispirata al modello del porto franco svizzero. Gli spazi del Singapore Freeport ospitano in particolare preziose opere d’arte e vi si organizzano aste.

L’edificio del porto franco – di circa 50’000 metri quadrati – è stato progettato da due giovani architetti elvetici, Bénédicte Montant e Carmelo Stendardo. Un esempio di quanto vuole raggiungere la piattaforma Ingenious Switzerland, finanziata dalla Confederazione nell’ambito delle misure anticrisi con lo scopo di agevolare l’ingresso nei nuovi mercati esteri – segnatamente quelli di Francia, Germania e appunto Singapore – alle piccole e medie imprese svizzere attive nei settori dell’architettura, del design e dell’ingegneria.

La direttrice Nelly Wenger ha spiegato che l’obiettivo è quello di «fornire delle prestazioni intellettuali ad altissimo valore aggiunto, ciò che costituisce l’unico modo possibile per la Svizzera di esportare i suoi prodotti in luogo come Singapore, vera e propria porta d’accesso all’Asia».

Spinta tecnologica

Sempre nell’ambito delle prestazioni di punta, la delegazione elvetica ha visitato ASTAR, l’ente di promozione della ricerca scientifica di Singapore, che sottostà al ministero del commercio e dell’industria. ASTAR si concentra sulla ricerca applicata e promuove progetti nei settori della biomedicina, delle nanotecnologie, della ricerca sui materiali, della microelettronica, della microtecnica e dell’informatica.

ASTAR investe massicciamente nella ricerca per attirare a Singapore i migliori cervelli: lo scopo è la creazione di centri di competenza tali da garantire trasferimenti di competenze con il settore privato. A titolo di esempio, il gruppo farmaceutico svizzero Roche investirà 100 milioni di franchi per creare il suo primo centro di medicina dei trapianti.

Oltre a collaborare con alcune università elvetiche, nei suoi modernissimi centri ASTAR impiega anche alcuni svizzeri. Uno di loro è Oliver Dreesen, esperto di biomedicina: spiega di essere stato convinto dalla scelta di Singapore di puntare decisamente sulla ricerca.

«Avevo già visto i centri di Singapore nel 2004, ma non vi era ancora la massa critica di competenze necessaria per convincermi. Alcuni anni dopo, la situazione era radicalmente cambiata. Lo Stato era riuscito a portare qui tantissimi scienziati di assoluto valore mondiale». Nel periodo 2006-2010, la città-stato ha infatti destinato alla ricerca e allo sviluppo complessivamente circa 10 miliardi di franchi.

Modelli diversi

La domanda sorge spontanea: anche in Svizzera lo Stato dovrebbe puntare maggiormente sulla ricerca, senza delegare questo compito al settore privato? «La situazione di partenza è differente. Qui è stato necessario investire molti soldi per attirare gli scienziati e le aziende. Nella Confederazione, la scienza fa praticamente parte dell’identità nazionale».

Dal canto suo, Tricia Huang – responsabile della pianificazione presso ASTAR – precisa: «Per ogni dollaro investito dal settore pubblico, ve ne sono due investiti dal settore privato. Una ratio che intendiamo mantenere».

Un’altra differenza tra le due realtà, fa presente Dreesen, è la quasi totale assenza – a Singapore – di dibattiti a carattere etico in merito alla ricerca scientifica.

Piazze concordi

Durante la sua visita a Singapore, la presidente della Confederazione Doris Leuthard ha incontrato – oltre al presidente S.R. Nathan – anche il ministro delle finanze e quello del commercio.

La ministra dell’economia ha sottolineato che pur essendo due piazze finanziarie concorrenti, Svizzera e Singapore sono unite nel difendere l’importanza del rispetto della sfera privata. Anche nella città-stato vige infatti il segreto bancario: come la Svizzera, pure Singapore si è peraltro detta disposta ad adeguarsi agli standard OCSE in merito allo scambio d’informazioni.

Doris Leuthard ha poi sottolineato che sia la Svizzera sia Singapore non ritengono soddisfacente il fatto che due tra le piazze finanziarie più importanti del mondo non sono rappresentate in seno al G20. Di conseguenza, ha concluso, questioni importanti come quelle legate alla finanza non possono essere delegate a un numero ristretto di paesi.

Esprimendosi in merito al cittadino svizzero condannato a cinque mesi di prigione e a tre bastonate per aver imbrattato la metropolitana di Singapore, Doris Leuthard ha fatto presente che – pur non contestando il reato – la Svizzera biasima il ricorso a sanzioni corporali, una forma di giustizia che appartiene al passato.

In seguito agli incontri con il ministro delle finanze Tharman Shanmugaratnam e il ministro del commercio Lim Hng Kiang, Svizzera e Singapore hanno deciso di aggiornare l’attuale accordo sulla protezione degli investimenti (risalente al 1978).

Nel 1819 il Sultanato di Malacca cedette Singapore alla Compagnia delle Indie Orientali. Da allora l’isola è sempre rimasta una colonia della Gran Bretagna, ad eccezione del triennio di occupazione giapponese (1942-1945). Nel 1955 il Partito Laburista locale concluse un accordo con la Gran Bretagna che consentì di pervenire di fatto all’autogoverno. Nel 1959 il People’s Action Party di Lee Kuan Yew vinse le elezioni ed un Referendum popolare sancì, nel 1962, la volontà di aderire alla federazione malese (settembre 1963). Tuttavia, le tensioni all’interno della federazione divennero presto evidenti e Singapore fu espulsa dalla Federazione, divenendo uno Stato indipendente il 9 agosto 1965.

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