Un rapporto svizzero elogia lo status speciale di rifugiato per gli ucraini
Oltre 80.000 ucraini hanno ottenuto lo status di rifugiato con protezione "S" in Svizzera e il 17% degli ucraini in età lavorativa è ora occupato. Complessivamente, il sistema ha funzionato bene, ma c'è spazio per miglioramenti, ha dichiarato giovedì un gruppo di esperti.
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SRF / RTS / sp
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Swiss report praises special refugee status for Ukrainians
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La Segreteria di Stato per la Migrazione (SEM) ha dichiarato che finora 80.600 persone hanno ricevuto lo status di “protezione S” e 12.000 di loro hanno lasciato la Svizzera. Tra coloro che vivono ancora nel Paese alpino, circa la metà è in età lavorativa (18-64 anni) e il 17% di loro ha un’occupazione, ha riferito giovedì laCollegamento esterno radio pubblica svizzera SRF.
I principali settori di occupazione dei rifugiati ucraini sono l’industria dell’ospitalità, l’informatica e la consulenza e l’istruzione. Secondo gli ultimi dati, il salario medio mensile è di 4.700 franchi svizzeri (5.215 dollari) e non sono stati segnalati casi di dumping salariale. Tuttavia, esistono importanti differenze di tasso di occupazione tra i cantoni.
Il governo svizzero ha sviluppato lo status di “protezione S” a metà degli anni ’90 in risposta alle guerre nei Balcani. Il meccanismo consente l’ammissione rapida di un gruppo di rifugiati, che vengono così liberati dalle lunghe procedure di asilo. Nel marzo 2022, il gabinetto ha concesso questo status “S” ai rifugiati ucraini, seguendo l’esempio dell’Unione europea, che ha attivato la direttiva sulla protezione temporanea.
Margini di miglioramento
Nonostante la valutazione complessivamente positiva, gli esperti hanno concluso che il sistema dovrebbe essere migliorato per integrare lo status di “protezione S” nella pianificazione di emergenza e fornire ai rifugiati un alloggio privato. “La sistemazione in case private si è rivelata un elemento indispensabile per controllare un esodo di massa”, si legge nel rapporto.
Infine, gli esperti hanno anche messo in guardia sul fatto che l’UE e la Svizzera hanno ancora normative diverse in termini di durata della protezione dell’asilo: a partire dal 2025, quando scadrà l’attuale direttiva UE, questo potrebbe diventare un problema. Secondo gli esperti, è necessario concordare un coordinamento per quanto riguarda l’applicazione e la revoca dello status di protezione.
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