Una misura dagli effetti molto variabili
L’idea d’introdurre un salario minimo ha preso corpo anche in Svizzera. La misura è però molto controversa e gli studi internazionali intricano ancor più il dibattito. Il direttore dell’Osservatorio universitario dell’impiego di Ginevra, Yves Flückiger, ne spiega le ragioni.
Il parlamento se ne occuperà prossimamente e il popolo voterà non prima dell’anno prossimo. Ma l’iniziativa popolare “Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)” sta già scatenando aspri dibattiti.
La “decenza” dei salari è al centro dei dibattiti politici negli ultimi anni in Svizzera. All’origine delle polemiche c’è stata l’esplosione delle rimunerazioni dei top manager delle grandi società.
Ciò ha portato al lancio di due iniziative popolari che mirano a limitare le loro rimunerazioni: quella “contro le retribuzioni abusive”, approvata dal popolo il 3 marzo scorso con quasi il 68% di sì, e quella “1:12 – Per salari equi”, su cui si voterà probabilmente ancora quest’anno. Essa stipula che in una stessa azienda il salario più elevato può essere al massimo 12 volte superiore a quello più basso.
D’altra parte si è innescato anche il dibattito sui salari molto bassi, che è sfociato nell’iniziativa “Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)” lanciata a livello federale dall’Unione sindacale svizzera.
Sono inoltre state lanciate iniziative che chiedono salari minimi a livello cantonale. Tutte nella Svizzera latina, dove si risentono maggiormente la crisi e la disoccupazione. Finora ne sono state sottoposte quattro a scrutinio popolare: nei cantoni di Vaud e di Ginevra sono state bocciate, mentre a Neuchâtel e nel Giura sono state approvate. Entro la fine di quest’anno in Vallese si voterà su un’iniziativa che chiede un minimo salariale di 3’500 franchi, mentre in Ticino in questi ultimi giorni i Verdi ne hanno lanciata una sul modello di quella del Giura.
Il testo prevede un minimo legale di 22 franchi all’ora. Ciò equivarrebbe a uno stipendio mensile di circa 4’000 franchi per un tempo pieno. L’importo dovrebbe essere “adeguato periodicamente all’evoluzione dei salari e dei prezzi, ma almeno nella misura dell’indice delle rendite dell’assicurazione vecchiaia e superstiti”.
D’altra parte, il principio dell’istituzione di un minimo salariale legale è stato approvato di recente in due cantoni (vedi riquadro a fianco), mentre in altri due la questione è pendente.
swissinfo.ch: Quali sono le ragioni che hanno portato a rivendicare un minimo salariale legale in Svizzera?
Yves Flückiger: Credo che i motivi principali siano due: i timori di dumping legati agli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea e le rimunerazioni elevate distribuite ai dirigenti aziendali.
Anche se non credo che la libera circolazione delle persone abbia portato un dumping salariale, la questione è sempre presente nel dibattito politico. Quanto ai dibattiti sulle cosiddette “retribuzioni abusive” dei CEO, portano automaticamente a parlare anche delle rimunerazioni più basse.
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I giurassiani non vogliono più salari da fame
swissinfo.ch: A livello internazionale gli studi sull’impatto dell’introduzione del salario minimo abbondano, ma le conclusioni sono contrastanti: certi fanno stato di effetti positivi sull’occupazione, altri di conseguenze negative. Come verificarne l’affidabilità?
Y. F.: Non si tratta di conclusioni che si contraddicono, ma di studi su contesti nazionali differenti, con mercati del lavoro organizzati diversamente e con livelli di salari minimi estremamente differenti. Inoltre, in certi casi il salario minimo concerne la popolazione attiva a partire da 20 anni, in altri casi tutta la popolazione.
I minimi salariali negli studi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) fino alla metà degli anni ‘80 globalmente erano ritenuti negativi. Poi, degli studi negli Stati Uniti hanno dimostrato che l’impatto in termini di creazione di impieghi e di disoccupazione in determinate condizioni poteva anche essere positivo. Oggi l’OCSE riconosce che possono anche essere una misura di reinserimento lavorativo: il salario minimo permette di garantire che il lavoro è più attrattivo delle misure di aiuto sociale o delle indennità di disoccupazione, in particolare per le famiglie monoparentali.
Vicerettore dell’università di Ginevra, Yves Flückiger dirige l’Osservatorio universitario dell’impiego e insegna economia del lavoro, organizzazione industriale e finanze pubbliche al Dipartimento di scienze economiche, dove è professore ordinario dal 1992. È inoltre membro associato del Centro interuniversitario sul rischio, le politiche economiche e l’impiego dell’università del Québec a Montréal.
Nel corso della sua carriera accademica è pure stato ricercatore associato alle università di Harvard (USA) e di Oxford (GB) e professore invitato alle università di Friburgo, Losanna e Deakin (Australia).
swissinfo.ch: Vi sono studi su altri paesi che si potrebbero usare per prevedere l’impatto che avrebbe l’introduzione di un salario minimo di 4’000 franchi in Svizzera?
Y. F.: È estremamente difficile fare dei paragoni internazionali. Si tratta di una questione molto complicata a cui non si può dare una risposta semplice. Come ho già detto, ogni situazione è molto diversa e dunque anche l’impatto può essere molto diverso.
Si potrebbe misurare l’impatto in termini di numero di persone interessate e di costi per le aziende. Ma è molto più difficile valutare l’impatto che potrebbe avere sull’impiego.
Quel che si può dire è che in confronto internazionale il salario minimo previsto dall’iniziativa si situa a un livello piuttosto elevato. Il rapporto sarebbe di 4’000 franchi su un salario mediano in Svizzera di circa 6’000 franchi, vale a dire a un livello dei due terzi circa.
Da notare, poi, che all’interno della Svizzera ci sono grosse differenze. Per esempio il salario mediano in Ticino è di circa 5’400 franchi e a Zurigo di 6’500 franchi. Dunque fissare un salario minimo di 4’000 franchi per tutta la Svizzera potrebbe avere un impatto molto più forte in Ticino che nel cantone di Zurigo.
Lo stesso vale per i settori economici. In uno con un salario mediano di 4’000 franchi o inferiore significherebbe che alla metà o addirittura a più della metà degli attivi dovrebbe essere aumentato lo stipendio. Perciò l’impatto in questi settori sarebbe importante e potrebbe provocare problemi a livello d’impiego. Per esempio nel settore dei servizi personali [pulizie, lavanderia, igiene, cure del corpo, ecc.], con un salario mensile lordo mediano di 3’700 franchi a tempo pieno, o in quello alberghiero e della ristorazione con uno di 4’100 franchi.
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La Svizzera non è tra i primi della classe
swissinfo.ch: Il modello giurassiano di salari minimi settoriali sarebbe più consono alla Svizzera?
Sì. Una delle grosse difficoltà di un approccio nazionale, infatti, è introdurre uno stesso livello di salario minimo in regioni in cui ci sono realtà molto differenti in termini di costo della vita. L’iniziativa approvata nel Giura sarebbe più adeguata alle diversità settoriali e regionali e all’organizzazione del mercato del lavoro con i contratti collettivi di lavoro (CCL).
Non bisogna dimenticare che in Svizzera ci sono dei salari minimi, ma che sono fissati nell’ambito di CCL, differenti da un settore economico all’altro e/o da una regione all’altra. Ora occorrerebbe piuttosto introdurre progressivamente i minimi salariali in tutti i CCL ed estendere la portata dei CCL. C’è già stata una certa progressione con le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone, ma bisognerebbe avanzare ulteriormente in questa direzione.
swissinfo.ch: L’introduzione del salario minimo indebolirebbe il partenariato sociale e i CCL?
Y. F.: Non credo. I CCL regolano molti aspetti, non soltanto questioni salariali, anzi taluni non le menzionano affatto. Penso che se la Svizzera ha resistito bene a situazioni economiche difficili e complesse sia in buona parte dovuto all’organizzazione del mercato del lavoro basata su negoziati decentralizzati tra partner sociali, che consente di trovare soluzioni adeguate caso per caso. Il dialogo sociale resta ancora molto importante.
L’aumento del salario minimo da 7,25 a 9 dollari l’ora è uno dei punti principali dell’agenda annunciata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama per il suo nuovo quadriennio.
Esso corrisponde a circa il 40% del salario mediano. Se lo si applicasse alla Svizzera significherebbe che il salario minimo dovrebbe essere di circa 2’400 franchi al mese. Ma non si possono paragonare i due paesi, poiché presentano situazioni estremamente diverse, rileva Yves Flückiger.
Inoltre, negli USA il salario minimo è anche utilizzato come strumento di politica macroeconomica: si cerca di dare più potere d’acquisto a quella fascia di popolazione più disagiata, in modo che l’aumento serva a rilanciare i consumi interni, spiega il professore di economia.
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