Una terra di miti: perché Guglielmo Tell e il Giuramento del Grütli sono così importanti per la Svizzera
I miti hanno svolto un ruolo fondamentale nella formazione dell'identità nazionale elvetica fino alla seconda metà del XX secolo, e hanno un impatto ancora oggi. Visita a un sentiero escursionistico, una mostra e un museo per scoprire l'anima leggendaria della Svizzera.
“Ogni Paese ha bisogno di miti e leggende”, afferma Monika Schmidig Römer, consulente del Forum della storia svizzera di SvittoCollegamento esterno. Ci troviamo sul sentiero escursionistico “Via SvizzeraCollegamento esterno“, una delle passeggiate più famose del Paese.
Dal Grütli a Brunnen, il percorso di 35 chilometri costeggia il Lago di Uri, il braccio più meridionale del Lago dei Quattro Cantoni, e permette di scoprire le leggende svizzere in diverse tappe, dal prato del Grütli alla Pietra di Schiller, fino alla Cappella di Brunnen.
La Via Svizzera è stata un regalo dei Cantoni al popolo svizzero in occasione del 700° anniversario della Confederazione elvetica nel 1991. Il sentiero è diviso in 26 sezioni cantonali; ad ogni Cantone è dedicata una parte del sentiero, più o meno lunga in base alle dimensioni della sua popolazione. Considerando la popolazione dell’epoca, ogni persona ha ricevuto 5 millimetri simbolici di sentiero.
La mela trafitta, copiata dai danesi
Schmidig Römer si ferma davanti alla Cappella di Tell, tra Sisikon e Flüelen, proprio sulla riva del lago: “Gli affreschi raffigurano Guglielmo Tell, Gessler e il Giuramento del Grütli – simboli identificativi della Svizzera”. Tuttavia, non sono storicamente documentati. “Guglielmo Tell è menzionato per la prima volta nel 1472 nel ‘Libro bianco di Sarnen'”, spiega Schmidig Römer, “ma negli archivi non si trova nessuno con questo nome”. Anche la scena della mela non è un’invenzione svizzera: è tipica di diverse saghe europee e trova la sua origine nell’eroe danese Toko.
Tuttavia, in nessun altro Paese la vicenda della mela trafitta dalla freccia di un tiratore infallibile è diventata una parte così importante dell’immaginario nazionale come in Svizzera. Guglielmo Tell ottenne notorietà oltre i confini del Paese soprattutto come protagonista dell’omonimo dramma teatrale di Friedrich Schiller del 1804, motivo per cui in onore del drammaturgo tedesco, nei pressi del sentiero escursionistico, si trova la cosiddetta Pietra di Schiller, un monolite alto 20 metri che sorge dalle acque del lago e reca un’iscrizione: Dem Sänger Tells (Il cantore di Tell) / F. Schiller / Die Urkantone (I Cantoni primitivi) / 1859.
Tuttavia, Schiller non è mai stato in questa regione della Svizzera. Aveva tratto ispirazione per la sua storia da un racconto di Johann Wolfgang von Goethe. Tutto fumo e niente arrosto, quindi? “L’importante delle leggende non è l’accuratezza storica, ma il messaggio che trasmettono”, afferma Schmidig Römer. Inoltre, a differenza delle favole, le leggende hanno almeno un fondo di verità. “Tell divenne una figura in cui identificarsi, il combattente per la libertà e l’indipendenza”.
Un senso di comunità per uno Stato giovane
Ma perché fino a poco tempo fa le leggende erano parte indiscussa dell’insegnamento della storia svizzera? “Bisogna guardare alle saghe e alle leggende nel loro contesto storico”, dice Schmidig Römer. Fino al XVI secolo, le leggende venivano tramandate solo oralmente. Egidio Tschudi fu uno dei primi a raccogliere queste storie e a metterle per iscritto.
Il suo obiettivo era rielaborare la storia delle origini svizzere. Raccolse le leggende su Guglielmo Tell e sul Giuramento del Grütli e aggiunse le date mancanti. Secondo i suoi calcoli, la Svizzera fu fondata l’8 novembre 1307. “Le storie sono così diventate storia”, dice Schmidig Römer.
Altri sviluppi
Perché la nascita della Confederazione viene celebrata proprio il 1° agosto?
Al momento della formazione degli Stati nazionali nel XIX secolo, si cercava una storia comune per la variegata e divisa popolazione svizzera, una storia che creasse coesione e senso di comunità.
Dopo la guerra del Sonderbund del 1847, Arnold Winkelried divenne un pilastro di questo immaginario come simbolo di resistenza. Winkelried, secondo la leggenda, afferrò un fascio di lance dai cavalieri asburgici nella battaglia di Sempach del 1386 e si sacrificò per aprire una breccia ai confederati.
Neanche la sua esistenza può essere provata storicamente. “Tuttavia, lui e Tell furono fondamentali per la coesione dopo la fondazione del giovane Stato federale”, afferma Schmidig Römer. Il monumento a Guglielmo Tell ad Altdorf, eretto nel 1895, ne è la testimonianza.
Monito e promemoria
Questo monumento attira ancora oggi molti turisti, dalla Svizzera e dall’estero. Questo perché l’immaginario dei miti di fondazione svizzeri continua a essere alimentato. Guglielmo Tell è un motivo ricorrente sui manifesti elettorali, più recentemente per il pacchetto di sovvenzioni ai media.
La leggenda viene anche reinterpretata, per esempio nelle rappresentazioni annuali di Tell a Interlaken o nel romanzo “Tell” pubblicato da Joachim B. Schmidt nel marzo 2022. Guglielmo Tell era onnipresente anche in passato, come dimostra l’attuale esposizione al Forum della storia svizzera di Svitto: adorna foderi di coltelli e libretti, cartoline e dipinti. Anche la (presunta) balestra di Tell è esposta.
La mostra tratta anche di altre leggende, come quella della creatura notturna della Svizzera centrale Toggeli o i draghi del monte Pilatus. Presso alcune stazioni della Via Svizzera è possibile ascoltare anche le leggende raccontate nelle quattro lingue nazionali.
Le leggende non avevano quindi solo una funzione storica, ma spesso anche educativa o religiosa: Il ragno nero di Jeremias Gotthelf, ad esempio, è un racconto sulle idee umanistiche cristiane del bene e del male, della moralità, della decenza e di una vita timorata di Dio.
La mostra attualmente in corso presso il Forum della storia svizzera di Svitto (parte del Museo nazionale svizzero) si intitola “Il leggendario arco alpino”. La mostra permanente “Le origini della Svizzera” si concentra sulle le condizioni in cui nacque la Confederazione nel Medioevo.
Funzione politica
I meccanismi identitari non sono costituiti solo da miti, saghe e leggende. Troviamo anche la trasfigurazione del territorio, della storia e delle idee politiche. Ne fanno parte l’auto-percezione di nazione contadina o valori come la democrazia diretta, la neutralità armata e la tradizione umanitaria.
Un ruolo importante è stato svolto anche dal Patto federale del 1291, un documento che per 500 anni è stato dimenticato, ma che poi il Consiglio federale ha dichiarato ufficialmente il documento fondante della Svizzera in occasione del giubileo del 600° anniversario della Confederazione nel 1891, anno in cui fu celebrata per la prima volta la Festa nazionale del 1° agosto.
“Per un Paese che non è unito né geograficamente né linguisticamente, che non ha una confessione o una cultura uniche, era necessario trovare altri punti in comune. È per questo che si sono cercate radici comuni nella storia”, afferma Anina Michel, direttrice del Museo dei Patti federaliCollegamento esterno, a Svitto. Nei decenni successivi al giubileo, accanto alla prima Costituzione federale del 1848, il Patto federale è diventato una sorta di oggetto sacro della nazione e il simbolo di una Svizzera fondata sull’indipendenza e sulla libertà.
Soprattutto nel contesto della cosiddetta “Difesa spiritualeCollegamento esterno“, durante la Seconda guerra mondiale, questi simboli hanno avuto una forte funzione politica: in un’epoca di minaccia esterna, la popolazione si rivolgeva all’unità interna. Così, nel 1936, fu istituito il Museo dei Patti federali. Al suo interno, il Patto federale del 1291 è stato collocato sull'”Altare della Patria”.
Tutto fuorché inutile
Negli anni Settanta, però, è stato dimostrato che il Patto federale del 1291 non era un documento fondativo, ma una semplice dichiarazione di pace territoriale tra le vallate di Uri, Svitto e Nidvaldo. Anche Guglielmo Tell e il Giuramento del Grütli hanno iniziato ad essere definiti tradizionalisti e antiprogressisti e liquidati come favolette.
Tuttavia, Michel crede in una rinascita di queste leggende: “Attualmente, la ricerca storica non mette in discussione l’effetto trainante dei miti, soprattutto nel XIX secolo. Anche se le leggende non possono essere provate storicamente – il Giuramento del Grütli, per esempio, non ha mai avuto luogo – non significa che siano prive di valore. “
I miti hanno svolto un ruolo importante nello sviluppo di un’identità nazionale. “Oggi, non sono più glorificati, ma i loro risultati sono riconosciuti”, dice Michel. Il compito del Museo dei Patti federali oggi è quello di spiegare l’impatto e il significato di queste leggende. Il Patto federale del 1291 non si trova più su un altare, ma in una semplice bacheca.
Un tempo quasi “santuario” nazionale, oggi il Museo dei Patti federali di Svitto si presenta come un museo di storia moderna che fornisce informazioni all’avanguardia sullo sviluppo della Confederazione e del Patto federale del 1291, trattando sia fatti che miti.
Traduzione dal tedesco: Zeno Zoccatelli
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