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Ventiquattr’ore per trattare una domanda d’asilo di persone nordafricane

Centro d accoglienza di richiedenti l asilo.
© Keystone / Michael Buholzer

A Zurigo si sta testando una procedura decisionale rapida per i richiedenti l’asilo provenienti da Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Cosa c'è dietro alla sua introduzione?

Mercoledì il quotidiano Tages-AnzeigerCollegamento esterno ha rivelato che il 13 novembre è stato lanciato a Zurigo un progetto pilota per accelerare il processo decisionale su alcune richieste di asilo. In particolare, le domande presentate da cittadini provenienti da Marocco, Algeria, Tunisia e Libia saranno trattate in 24 ore. Il progetto pilota di Zurigo dovrebbe durare fino alla fine di febbraio 2024. 

False richieste

Oltre il 20% dei richiedenti l’asilo proviene da questi Paesi nordafricani, ma solo circa il 2% di essi viene riconosciuto come rifugiato in Svizzera. Secondo la Segreteria di Stato della Migrazione (SEM), uno dei motivi del basso tasso di accettazione è che le persone provenienti da altri Paesi nordafricani indicano falsamente la Libia come Paese di origine per aumentare le loro possibilità di essere accettati. Circa il 10% delle richieste di asilo presentate dai libici in Svizzera si traduce nello status di rifugiato. 

L’obiettivo della procedura accelerata è quello di inviare un segnale negativo forte a persone che di solito non hanno alcuna prospettiva di ottenere asilo in Svizzera, ha dichiarato la SEM all’emittente pubblica svizzera SRF.

L’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (OSAR) avverte che sembra irrealistico chiarire adeguatamente i fatti delle domande di asilo in un periodo così breve. 

“È inoltre discutibile che i richiedenti asilo possano parlare di tutte le questioni rilevanti entro 24 ore, come le esperienze di violenza o sfruttamento, che potrebbero renderli vulnerabili. Il rischio di decisioni errate porterebbe a sua volta a un maggior numero di reclami e, in ultima analisi, a un allungamento dei tempi del processo”, ha dichiarato il portavoce di OSAR Lionel Walter a SWI swissinfo.ch via e-mail.

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Nonostante la procedura rapida, secondo la SEM molte delle persone interessate non saranno probabilmente espulse dopo 24 ore. L’identificazione dei migranti richiede tempo e i ricorsi restano possibili. 

Successo precedente

La Svizzera ha già introdotto una procedura di asilo accelerata nel 2019, dopo che quasi il 67% della popolazione ha votato a favore della revisione della legge sull’asilo nel 2016. La nuova procedura di asilo limita la durata massima della permanenza in un centro federale a 140 giorni. Coloro le cui richieste non possono essere esaminate entro questo termine vengono trasferiti in un centro per richiedenti l’asilo cantonale.

“La procedura accelerata offre già la possibilità di una decisione rapida”, afferma Walter dell’OSAR.

Un motivo per accelerare un processo già di per sé rapido per determinate nazionalità è il successo di precedenti tentativi di porre un freno alle richieste di asilo. La procedura rapida di 48 ore introdotta nel 2012 per i richiedenti l’asilo provenienti da Serbia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina, e nel 2013 per quelli provenienti da Kosovo e Georgia, ha dato buoni risultati. 

“Dopo le misure attuate dalla Svizzera a seguito dell’elevato numero di domande di protezione internazionale dei richiedenti dei Balcani occidentali ricevute nel terzo trimestre del 2012, il livello di tali domande registrate è stato particolarmente basso. Ciò può indicare che l’insieme delle misure attuate rimane particolarmente efficace e ha inviato un messaggio forte ai potenziali richiedenti dei Paesi dei Balcani occidentali”, si legge in un rapporto del 2015 dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO).

Mancanza di opzioni

Dieci mesi dopo la sua elezione in Consiglio federale, la ‘ministra’ della Giustizia Elisabeth Baume-Schneider è sotto pressione per reagire all’aumento delle richieste di asilo. 

Solo nella prima metà dell’anno la Svizzera ha registrato più di 12’000 richieste di asilo, un aumento del 43% e il più alto dell’ultimo decennio. La SEM prevede un totale di circa 27’000 domande di asilo entro la fine dell’anno. Nel 2022 la cifra era di circa 24’500, il 64% in più rispetto al 2021, senza naturalmente contare i circa 75’000 rifugiati ucraini.

A marzo i rappresentanti dei Cantoni svizzeri hanno incontrato la SEM per discutere della loro incapacità di accogliere un maggior numero di richiedenti l’asilo. Berna e Ginevra avevano già ottenuto un congelamento temporaneo dell’accoglienza e altri due Cantoni hanno richiesto il congelamento. Ciò significa che un maggior numero di richiedenti asilo dovrebbe essere ospitato nei centri federali invece di essere assegnato a questi Cantoni.

Per alleggerire la pressione sulle strutture federali per l’asilo, Baume-Schneider ha chiesto al Parlamento 132,9 milioni di franchi svizzeri (148 milioni di dollari) per costruire nuovi alloggi, compresi alloggi di fortuna ricavati da container, per 3’000 richiedenti l’asilo. La richiesta di credito, compresa un’altra per la metà dell’importo, è stata respinta dal ‘Senato’, che ha raccomandato di utilizzare le strutture di protezione civile esistenti, compresi i bunker sotterranei, per ospitare i richiedenti asilo. Alla luce della decisione del ‘Senato’, il governo è stato obbligato a prorogare di due anni (dalla fine del 2023 alla fine del 2025) la sua ordinanza sull’uso di emergenza dei rifugi sotterranei.

Con le limitate opzioni a sua disposizione per ospitare i richiedenti asilo e il rifiuto del legislatore di stanziare fondi aggiuntivi, il Governo sta cercando di guadagnare un po’ di tempo.

“Se all’improvviso i Cantoni ricevono qualche centinaio di persone in più rispetto a quelle che devono accogliere, l’intero sistema si trova in difficoltà, se non in crisi”, ha dichiarato giovedì Baume-Schneider alla televisione pubblica svizzera di lingua francese RTSCollegamento esterno.

La SEM analizzerà l’impatto della procedura di asilo di 24 ore dopo la fase di prova prima di decidere i prossimi passi.

A cura di Virginie Mangin 



Riccardo Franciolli

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