Verso un accordo di libero scambio Svizzera-Cina
Tre anni dopo l'avvio dei lavori preparatori, il governo elvetico ha approvato venerdì il mandato di negoziazione per la conclusione di un accordo di libero scambio con la Cina. L'apertura delle trattative è quindi imminente e l'accordo potrebbe diventare presto una realtà.
Il mandato di negoziazione è stato approvato venerdì dal Consiglio federale. Non appena anche la Cina farà altrettanto si potrà dare avvio alle trattative.
In un incontro in presenza dell’ambasciatore Christian Egger, delegato del Consiglio federale per gli accordi commerciali, e di Martin Zbinden, responsabile del settore accordi di libero scambio/AELS della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), è stato illustrato lo stato dei lavori per quanto riguarda l’accordo di libero scambio (ALS) tra la Svizzera e la Cina.
Il 9 agosto è stato concluso uno studio di fattibilità per l’ALS stilato da rappresentanti delle autorità cinesi e svizzere. Il bilancio è positivo, i due stati sono complementari e competitivi. La Svizzera ritiene che un ALS di ampia portata comprendente i settori commercio di beni e servizi, investimenti, proprietà intellettuale, appalti pubblici e concorrenza porterebbe notevoli vantaggi a entrambi i paesi.
Durata dei negoziati
L’ambasciatore Egger ritiene che il Partito comunista cinese assegnerà presto un mandato. Non è ancora possibile stabilire con precisione quanto dureranno i negoziati.
Finora la Cina si è rivelato essere un partner cooperativo, infatti, i due paesi sono legati da 60 anni di relazioni bilaterali ufficiali ininterrotte. Fin dall’inizio della politica di riforma e d’apertura del Partito comunista cinese, la Svizzera è un partner commerciale particolarmente attivo.
Nel 2009, le importazioni di prodotti e servizi cinesi in Svizzera ammontavano a 5,2 miliardi di franchi (terzo posto dopo l’UE e gli USA), mentre le esportazioni verso la Cina erano dell’ordine di 5,5 miliardi di franchi (quarto posto dopo l’UE, gli USA e il Giappone). Alla fine del 2008, gli investimenti elvetici in Cina ammontavano a 6,8 miliardi di franchi (6° posto in Europa). In senso inverso il volume è ancora piccolo, ma è destinato a crescere.
Secondo lo studio di fattibilità realizzato dai due paesi, per la Svizzera l’ALS porterebbe grandi vantaggi soprattutto per l’orologeria, i macchinari, la farmaceutica e i prodotti chimici, in particolare nei rispettivi segmenti high-end.
La Cina approfitterebbe invece di importazioni più economiche di beni intermedi svizzeri e potrebbe così posizionarsi meglio sul mercato mondiale.
Più vantaggi per la Svizzera?
Dallo studio emerge che in molti settori sarà necessario tenere in considerazione gli interessi e le sensibilità del partner. Per la Svizzera si tratta principalmente del commercio agricolo, mentre per la Cina i compromessi da fare saranno maggiori.
Uno di questi riguarda il settore orologiero. La Svizzera è leader del mercato per gli orologi di lusso, mentre la Cina per quelli di bassa gamma. Per i prodotti che si trovano tra i due estremi, i due paesi sono concorrenti.
In base allo studio di fattibilità, con un ALS le aziende svizzere verrebbero avvantaggiate. Lo stesso vale per altri settori in cui le imprese elvetiche dispongono di un maggiore know how dal punto di vista tecnico. Le aziende cinesi verrebbero sottoposte a una maggiore pressione e la ricerca e lo sviluppo ne risulterebbero ostacolati.
Nuovi sbocchi
In base alle previsioni, un ALS porterebbe a un incremento dei nuovi sbocchi commerciali («create trade») piuttosto che alla sostituzione delle attività commerciali esistenti tra gli stati concorrenti della Svizzera e la Cina («divert trade»). Ciononostante si prevede una crescita delle esportazioni elvetiche poiché, grazie alla diminuzione delle tariffe doganali, la Svizzera sarà più competitiva rispetto alle esportazioni verso la Cina di UE, Giappone e Stati Uniti.
Stando a un modello di calcolo cinese, la Svizzera e la Cina potranno entrambe migliorare il loro saldo commerciale. Le importazioni svizzere dalla Cina aumenterebbero del 28% (più 1,15 miliardi di dollari) e le esportazioni del 63% (più 4,06 miliardi di dollari). La grande differenza tra i due paesi è riconducibile alle tasse doganali elevate applicate attualmente nel paese del sol levante.
La conclusione di accordi di libero scambio fa parte della politica economica esterna della Svizzera.
L’obiettivo è di garantire alle imprese svizzere un accesso privo di ostacoli ai mercati internazionali dei partner commerciali più importanti.
Gli accordi sono solitamente conclusi nell’ambito dell’Associazione europea di libero scambio (che riunisce Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein). Berna può comunque agire in modo indipendente, come ha ad esempio fatto con il Giappone.
Oltre all’Unione europea, Berna ha concluso accordi con oltre una ventina di paesi nel mondo (tra cui Canada, Messico, Singapore e Turchia).
Nell’estate 2010 la Svizzera ha avviato negoziati con il governo indonesiano .
Traduzione e adattamento Michela Montalbetti
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