Vertice OMC a Ginevra nell’ombra del ciclo di Doha
L'OMC si riunisce questa settimana a Ginevra per accogliere tre nuovi paesi membri, tra cui la Russia, ed elaborare una strategia per stimolare il commercio multilaterale. Vista l'attuale crisi, e le divisioni interne, le trattive sul ciclo di Doha non sono però all'ordine del giorno.
Il ciclo di negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) era stato lanciato nella capitale del Qatar nel 2001, con l’obiettivo di aprire maggiormente i mercati ai prodotti agricoli e industriali, eliminare diversi ostacoli tariffari e regolare le divergenze sulla protezione della proprietà intellettuale.
Dieci anni più tardi, tuttavia, il ciclo di Doha è a un punto morto. La posizione di paesi come Brasile, Cina e Stati Uniti rimane profondamente divergente su questioni fondamentali e i governi sembrano riluttanti a fare delle concessioni nel contesto economico attuale.
Il portavoce dell’OMC Keith Rockwell ha spiegato ai giornalisti che il ciclo di Doha sarà sicuramente affrontato durante le sessioni di lavoro, ma «non ci sarà alcun negoziato» ufficiale. Per il momento, tuttavia, nessuno intende ancora dichiarare il fallimento dei negoziati, men che meno il direttore generale Pascal Lamy.
«Non c’è ministro che non vi confermerà l’intenzione di portare a termine i negoziati. Nessun paese è stufo e vuole rinunciare», ha precisato Lamy alla radio svizzero-romanda.
Negoziati a uno stallo
Molti osservatori sono però pessimisti. Tra di loro vi è anche Cédric Dupont, professore di scienze politiche all’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra. «Alcuni problemi possono essere risolti, come ad esempio il trattamento speciale dei paesi meno sviluppati, ma non quello principale: l’accordo sull’agricoltura, i servizi e i beni commerciali tra i grandi paesi emergenti e gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Giappone».
«Questo non porterà da nessuna parte e francamente non credo che i grandi paesi si mettano a fare promesse in un contesto economico così difficile», spiega il professore a swissinfo.ch
Dal canto suo, il direttore generale dell’OMC Pascal Lamy ha paragonato le difficoltà riscontrate durante il ciclo di Doha con quelle vissute in occasione di altri appuntamenti internazionali come Durban. «È un brutto periodo; questa situazione di stallo riflette ciò che sta accadendo a livello internazionale, con la crisi che ha bloccato gran parte del sistema».
Assenza di leadership
Lamy ha poi sottolineato che gli «attori principali» del commercio mondiale dovrebbero dimostrare una maggiore leadership, invece di «ripiegarsi su sé stessi. La globalizzazione può davvero creare crescita ed efficienza e far uscire i paesi dalla povertà a condizioni mai viste prima, come è stato il caso per la Cina. Ma il sistema globale è instabile e fuori controllo».
Secondo Lamy, se l’OMC non riuscirà a concludere i negoziati di Doha, ci sarà un maggior rischio di protezionismo a lungo termine, un rischio che finora si è riusciti ad evitare. «Le regole potrebbero essere definite altrove, bilateralmente, e questo andrebbe a beneficio degli “elefanti” e a scapito dei piccoli paesi. Meno gli stati saranno disposti a collaborare e più difficile sarà superare la crisi».
Malgrado il suo pessimismo quanto al ciclo di Doha, il professor Dupont è dal canto suo convinto dell’estrema importanza dell’OMC. «Ci sono molti cantieri aperti in questo momento. E se gli stati membri adempieranno effettivamente ai loro obblighi, questo porterà a una maggiore garanzia contro il protezionismo. Andare oltre è molto difficile per qualsiasi paese», commenta Dupont.
Nuovi membri
Lasciato da parte il ciclo di Doha, l’OMC si occuperà in questi giorni dello sviluppo dell’accordo sugli appalti pubblici, portato avanti sotto la supervisione del diplomatico svizzero Nicholas Niggli. Questa misura potrebbe iniettare fino a 100 miliardi di dollari l’anno nel commercio globale, secondo l’OMC.
I riflettori saranno poi puntati sui tre nuovi paesi membri: Russia, Samoa e Montenegro. «Con l’adesione della Russia, che avverrà prevedibilmente nel primo semestre del 2012, entrerà a far parte dell’OMC una grande potenza economica mondiale», scrive il Dipartimento federale dell’economia. Mosca aveva cercato di aderire all’organizzazione per 18 anni, ma è stato solo grazie alla mediazione elvetica tra la Russia e la Georgia (già membro dell’OMC), che l’obiettivo è stato centrato.
Se i leader mondiali vedono nell’adesione della Russia un chiaro segno della continuità dell’OMC, per Cédric Dupont è un segnale sbagliato. «Faccio fatica a vedere la Russia come un’economia di mercato, capace o disposta ad adempiere ai criteri dell’OMC».
Mentre la Russia si appresta ad entrare nell’organizzazione mondiale del commercio, la Cina festeggia il suo decimo anniversario. Durante un recente forum a Pechino, Lamy ha ricordato che da quando è entrata a far parte dell’OMC, Pechino ha registrato una crescita notevole: stando alle autorità locali, il PIL è praticamente quadruplicato. Negli scambi internazionali, la parte della Cina – ormai primo paese esportatore a livello mondiale – è passata dal 4,3% al 10,4%.
Ora però l’economia mondiale ha bisogno che la Cina diventi un partner commerciale maturo e contribuisca maggiormente a risolvere le questioni globali del commercio, ha concluso Lamy.
L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) è stata fondata nel 1995, in sostituzione dell’Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio (GATT), per regolare ed estendere le basi multilaterali del commercio internazionale.
Scopo di questo organismo, che raggruppa oltre 150 paesi membri, è di sopprimere gli ostacoli doganali ed aprire maggiormente i mercati, per rafforzare gli scambi economici a livello mondiale.
I lavori dell’OMC, la cui sede è a Ginevra, hanno permesso di includere diversi nuovi settori nei negoziati e di allargare il numero dei paesi partecipanti, ma non hanno portato finora a nessun accordo generale sulla liberalizzazione del commercio mondiale.
L’ottava conferenza ministeriale si terrà a Ginevra dal 15 al 17 dicembre e vedrà la partecipazione del consigliere federale Johann Schneider Ammann in qualità di vice-presidente.
Diverse organizzazioni hanno lanciato un appello a manifestare contro il vertice e gli effetti giudicati nefasti delle attività dell’OMC.
Lanciato nel 2001, il ciclo di trattative di Doha mira ad una maggiore apertura dei mercati internazionali e una migliore integrazione dei paesi in via di sviluppo nel commercio mondiale.
I negoziati comprendono una ventina di dossier, che riguardano in particolare i prodotti agricoli e industriali, la riduzione delle tariffe doganali, la soppressione di ostacoli tecnici, la regolamentazione della proprietà intellettuale per la produzione e la vendita di medicinali.
Al centro delle divergenze vi è soprattutto il settore agricolo.
(Traduzione dall’inglese)
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