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Votazioni del 3 marzo: suspense sulla 13esima rendita AVS

Il popolo svizzero dovrà decidere, il 3 marzo, se verrà versata una rendita di vecchiaia supplementare. © Keystone / Christian Beutler

L'introduzione di una 13esima rendita di vecchiaia piace al 61% del popolo svizzero, emerge dal primo sondaggio della SSR in vista delle votazioni federali del 3 marzo. Tuttavia, il vantaggio potrebbe erodersi ed è difficile prevedere se l'iniziativa sarà accettata. La proposta di innalzamento dell'età pensionabile, invece, sembra destinata a fallire.

La cittadinanza svizzera accetterà di aumentare le rendite pensionistiche? La questione resta aperta, secondo i risultati del primo sondaggio della SSR, condotto all’inizio di gennaio dall’istituto gfs.bern.

Il 3 marzo, il popolo svizzero voterà su un’iniziativa presentata dai sindacati dal titolo: “Vivere meglio la pensione”. Essa chiede l’introduzione di una 13esima rendita dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), simile alla tredicesima mensilità diffusa in Svizzera.

Stando al sondaggio, il 61% delle cittadine e dei cittadini svizzeri è attualmente favorevole al testo, il 36% è contrario e il 3% è indeciso.

Il sostegno alla legge tra le svizzere e gli svizzeri all’estero è più marcato, con l’80% delle persone interpellate che ha dichiarato di essere a favore dell’iniziativa. Anche se la diaspora vota solitamente più a sinistra rispetto all’elettorato residente in patria, una tale differenza è difficile da spiegare, osserva la politologa del gfs.bern Martina Mousson.

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I partiti di destra e di centro sono contrari al versamento di una pensione supplementare. Il sondaggio mostra tuttavia che l’elettorato dell’Unione democratica di centro (UDC/destra conservatrice) e del Centro non segue la linea ufficiale del proprio partito, poiché la maggioranza si dichiara a favore del testo.

Solo chi vota Partito liberale radicale (PLR / destra) e Partito verde liberale (PVL / centro ecologista) si oppone all’iniziativa. Tutti gli altri gruppi di popolazione la sostengono.

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“La campagna sarà decisiva”

Le argomentazioni di coloro che sostengono l’iniziativa sono riuscite a sedurre la maggioranza dell’elettorato. In particolare, l’80% di chi ha risposto al sondaggio ritiene che si tratterebbe di un passo decisivo per migliorare la situazione finanziaria delle persone pensionate, che devono far fronte all’aumento del costo della vita. Il 57% ritiene che una 13esima rendita AVS, il primo pilastro della previdenza per la vecchiaia, compenserebbe l’erosione dei rendimenti del secondo pilastro, ossia la previdenza professionale.

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Per il primo sondaggio demoscopico in vista delle votazioni federali del 3 marzo 2024, l’Istituto gfs.bern ha intervistato 19’490 persone con diritto di voto tra l’8 e il 21 gennaio. Il margine di errore statistico è di +/-2,8 punti percentuali.

Finora, solo una delle argomentazioni del fronte del “no” è riuscita a convincere la maggioranza: il 55% delle persone interpellate ritiene che la rendita aggiuntiva comporterebbe un aumento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) e dei contributi sociali detratti dai salari. Solo il 41% ritiene che i costi del progetto metterebbero a rischio il sistema pensionistico svizzero. Tuttavia, autori e autrici dello studio sottolineano che quest’ultimo è l’argomento più efficace.

Nonostante un punto di partenza piuttosto favorevole all’iniziativa, l’esito della votazione è attualmente impossibile da prevedere. Politologhe e politologi del gfs.bern si aspettano che il campo anti-iniziativa guadagni terreno nelle prossime settimane, ma è difficile stimare l’entità di tale progressione.

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Una riduzione del sostegno al testo corrisponderebbe alla classica tendenza delle intenzioni di voto per un’iniziativa popolare federale, ovvero un allineamento graduale alle raccomandazioni del Consiglio federale e del Parlamento.

“La campagna elettorale sarà decisiva”, afferma Mousson. Il secondo sondaggio, che sarà pubblicato il 21 febbraio, dovrebbe essere più rivelatore.

Possibilità quasi nulle per il pensionamento a 66 anni

I Giovani liberali radicali potrebbero subire una dura sconfitta il 3 marzo. La loro proposta di innalzare l’età pensionabile a 66 anni e di indicizzarla all’aspettativa di vita (Iniziativa sulle pensioni) si avvia verso una netta bocciatura.

Attualmente, il 53% delle persone intervistate intende opporsi al testo, presentato come una soluzione al problema del finanziamento delle pensioni. il 41% è favorevole e il 6% non sa ancora come voterà.

Anche in questo caso, un numero leggermente superiore di svizzeri e svizzere all’estero sostiene l’iniziativa (46%), mentre il 48% è contrario. Ciò potrebbe essere in parte spiegato dal fatto che, non vivendo nella Confederazione, l’età pensionabile in Svizzera non è un tema che tocca la diaspora in modo particolare. 

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Il PLR è l’unico a difendere l’iniziativa della sua sezione giovanile. Il suo elettorato è anche l’unico a sostenere in modo schiacciante la proposta. I e le simpatizzanti di tutti gli altri partiti si oppongono, emerge dal sondaggio. Tuttavia, un altro gruppo della popolazione sostiene il testo: le persone che hanno già raggiunto l’età pensionabile e che quindi non sarebbero toccate da un suo eventuale posticipo.

Il fronte del “no” sta conquistando la cittadinanza con le sue argomentazioni. Dallo studio dell’Istituto gfs bern emerge che il 67% ritiene che l’iniziativa aumenterebbe le ingiustizie, in quanto le persone benestanti potrebbero comunque andare in pensione prima di raggiungere l’età di riferimento. il 65% ritiene inoltre che l’iniziativa non tenga conto delle difficoltà che le persone in età lavorativa più anziane devono affrontare per (ri)trovare un impiego.

Solo un argomento a favore del testo è riuscito a convincere la maggioranza delle persone interpellate: il 53% riconosce che l’innalzamento dell’età pensionabile, una misura già adottata in altri Paesi europei, sarà necessaria per finanziare l’AVS a lungo termine.

A cura di Samuel Jaberg

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