L’élite di Davos è confrontata con una “ribellione della classe media?”
Sono tempi duri per i leader mondiali che ogni anno si danno appuntamento al Forum economico mondiale di Davos. I cittadini si sono espressi in Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia – e la loro voce è stata interpretata come una sfida lanciata dalla classe media a quella dirigente.
Le elezioni sono imminenti in Olanda, Germania e Francia. Diversi leader, tra cui il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro canadese Justin Trudeau hanno scelto di affrontare le preoccupazioni dei cittadini a casa, anziché partecipare al WEF.
Anche la Svizzera, un paese con alti standard di vita, ricchezza e stabilità, è confrontata con una polarizzazione politica e referendum controversi.
Il WEF intende affrontare la sfida e ha scelto uno slogan ad hoc per l’edizione 2017: “Leadership reattiva e responsabile”. I leader “devono ascoltare e interagire con le persone che hanno assegnato loro i ruoli di potere”, ha detto prima del forum il fondatore Klaus Schwab, aggiungendo che “non è abbastanza ascoltare, bisogna anche agire, bisogna essere responsabili e abbastanza coraggiosi per prendere decisioni che possano migliorare lo stato del mondo”.
“Speriamo che il mondo percepisca questo messaggio in modo più acuto rispetto agli scorsi anni”, ha aggiunto.
Il politologo svizzero Louis Perron è convinto che l’élite occidentale stia pagando il prezzo di risposte inadeguate a un mondo in rapida evoluzione, nel quale lavoro, immigrazione e benessere futuro preoccupano sempre più la popolazione.
La classe dirigente non capisce il messaggio lanciato del popolo e invece di cambiare discorso, continua a ripetere la stessa cosa, ma a voce più alta, spiega a swissinfo.ch Louis Perron. “Questo sta portando a un’incompatibilità fra la domanda e l’offerta politica. La gente vota quindi per qualcosa di diverso”.
Altri sviluppi
L’immigrazione va regolata, ma rispettando gli accordi internazionali
Referendum elvetici
La Brexit e l’elezione dell’outsider Donald Trump sono percepite come una prova dell’insoddisfazione del popolo nei confronti delle élite.
Anche i cittadini svizzeri sono stati chiamati ad esprimersi su temi che potenzialmente avrebbero potuto sconvolgere l’ordine stabilito: il reddito universale, la politica della banca nazionale, il servizio pubblico…
La maggior parte delle iniziative viene respinta, ma negli ultimi anni alcune decisioni del popolo – come il freno all’immigrazione – hanno causato non pochi grattacapi alle élite politiche ed economiche. Ciò ha spinto la comunità economica svizzera ad ammettere di aver bisogno di ristabilire il contatto sia con i politici, sia con i cittadini.
Stando a uno studio di UBS, pubblicato in novembre, al centro del malcontento dei cittadini ci sarebbe la classe media. Un fenomeno tipico dei paesi occidentali.
In Svizzera la situazione è però atipica, afferma la principale banca elvetica, che loda le politiche salariali che tendono a ridurre il divario e a sostenere i meno abbienti. UBS sostiene inoltre che il sistema di apprendistato e il mercato liberale del lavoro abbiano favorito il mantenimento di posti di lavoro.
L’unione sindacale arrabbiata
L’Unione sindacale svizzera la pensa però diversamente. Dal suo punto di vista, i redditi medio-bassi sono i più colpiti dall’aumento dei costi dell’assicurazione malattia e dai tagli alle pensioni.
La classe media è al centro anche di un altro dibattito. Sindacati e partiti di sinistra sono convinti che la riforma III dell’imposizione delle imprese, sulla quale il popolo è chiamato ad esprimersi il 12 febbraio, sia troppo generosa con le aziende, a scapito degli altri contribuenti. Hanno dunque lanciato un appello alla classe media affinché bocci la riforma.
Indipendentemente dal risultato del referendum, Louis Perron è convinto che i cittadini svizzeri in generale si comporteranno in modo più composto rispetto ai paesi vicini.
“Gli svizzeri non votano solo con la pancia o per il proprio tornaconto, ma sono anche più inclini a considerare il bene collettivo. Tendono quindi a seguire le raccomandazioni di voto del governo”.
WEF Davos 2017
Il 47esimo Forum economico mondiale si tiene dal 17 al 20 gennaio a Davos. Sono attesi 3’000 esponenti del mondo economico, politico, scientifico e culturale, provenienti da una novantina di paesi.
Xi Jinpeng sarà il primo capo di Stato cinese a partecipare all’evento, con una vasta delegazione al seguito. A Davos saranno presenti anche la prima ministra britannica Theresa May, il vice presidente statunitense Joe Biden, il capo del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, il presidente del CICR Peter Maurer e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Traduzione dall’inglese di Francesca Motta
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