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Gli studenti stranieri chiamati alla cassa?

Novembre 2009: parte degli studenti elvetici ha aderito alla protesta europea contro la commercializzazione degli studi Keystone

Il parlamento di Zurigo intende far pagare di più gli universitari stranieri, per compensare l'aumento della pubblica spesa nella formazione accademica. Visto l'incremento di studenti provenienti dall'estero, la discussione sta per assumere una rilevanza nazionale.

Aumentare le tasse universitarie per coprire meglio i costi degli studi universitari? L’idea ricorre regolarmente a seconda dello stato delle finanze cantonali: in Svizzera, infatti, gli atenei dipendono dai cantoni. Soltanto i due Politecnici di Losanna e Zurigo sono finanziati per la maggior parte dalla Confederazione.

Questa volta, la proposta concerne in modo specifico gli studenti universitari stranieri. Partita da Zurigo – città che attira il 28% degli studenti stranieri in Svizzera (2009) –, l’iniziativa potrebbe espandersi a macchia d’olio nel resto del paese.

In marzo, il parlamento zurighese ha qualificato come urgenti due postulati dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) e del Partito popolare democratico (PPD, centro): gli atti in questione auspicano un aumento delle tasse universitarie per gli studenti stranieri. Una proposta non estranea alla recente polemica sulla presenza – da alcuni ritenuta eccessiva – di cittadini tedeschi nel settore accademico elvetico.

Gli autori dei due postulati evocano un meccanismo tipico del federalismo svizzero: quest’ultimo prevede che i cantoni si fatturino a vicenda le spese per gli studenti che seguono la loro formazione accademica in altro cantone.

Ad esempio, per un giurassiano che studia a Zurigo, il cantone d’origine versa importi diversi a seconda dell’indirizzo scelto: 10’000 franchi per le scienze umane, 24’400 per le scienze esatte e 46’800 per la medicina. Lo studente straniero, invece, paga unicamente le tasse universitarie, ovvero tra 1’000 e 2’340 franchi l’anno.

Discussione accesa

Secondo la NZZ am Sonntag, nel 2008 la Confederazione avrebbe pagato 560 milioni di franchi per coprire la differenza tra gli importi provenienti dalle tasse universitarie e il costo effettivo degli studenti stranieri. «Non sappiamo come sia stata calcolata questa cifra. È un dato complicato da valutare», commenta Valérie Clerc, segretaria generale aggiunta della Conferenza universitaria svizzera (CUS).

Pur non disponendo di altre stime, Valérie Clerc riconosce comunque che la somma attualmente versata dalla Confederazione ai cantoni universitari per l’accoglienza degli studenti stranieri (10% delle sovvenzioni di base, ovvero 52 milioni) non corrisponde più alla realtà. In quest’ottica, aggiunge, le opzioni considerate a Zurigo saranno esaminate con attenzione dagli altri cantoni in occasione della prossima seduta della CUS.

A Basilea, per esempio, il PPD ha presentato a sua volta un intervento parlamentare concernente il possibile aumento delle tasse per gli studenti stranieri. Già nel 2008, il Politecnico federale di Losanna aveva tentato invano di aumentare le tasse per svizzeri, europei e – in misura ancora maggiore – studenti extraeuropei.

«La proposta di rincarare le tasse suscita spesso forti proteste da parte degli studenti e delle università; di conseguenza, i cantoni fanno marcia indietro», spiega Valérie Clerc.

Dopo le proteste dell’autunno 2009 contro la «commercializzazione degli studi», l’Unione degli studenti svizzeri ritiene che una simile misura potrebbe nuovamente suscitare tensioni: «Si tratterebbe di una limitazione dell’accesso agli studi particolarmente assurda nel quadro della riforma di Bologna, che è volta a garantire proprio una maggiore flessibilità», rileva Aline Burki.

A suo parere, la questione dovrebbe piuttosto essere risolta mediante la perequazione fiscale tra cantoni ed eventualmente tra Stati.

Verso una discussione nazionale

A livello federale, il tema farà molto probabilmente discutere nei prossimi tempi. Un gruppo di lavoro è già stato costituito, sotto l’egida del deputato Gerhard Pfister. Quest’ultimo intende tra l’altro chiedere al Politecnico di Zurigo l’introduzione di un nuovo modello per le tasse universitarie. Tale soluzione potrebbe poi essere estesa agli altri atenei.

Attualmente in discussione presso le Camere, la nuova legge sulle scuole universitarie potrebbe anche servire da quadro di discussione. Ciononostante, lo spinoso problema della ripartizione delle competenze tra la Confederazione e i cantoni rischia di far allungare molto i tempi. Senza contare che sulla questione della tassazione le posizioni politiche sono tutt’altro che unanimi.

Infatti, non è escluso che il modello di Gerhard Pfister raccolga consensi a destra, ma alcuni esponenti del partito liberale radicale hanno già espresso scetticismo. Interpellati dal Tages Anzeiger, hanno sottolineato il rischio che un aumento delle tasse spinga gli studenti stranieri a disertare la Svizzera, e gli altri paesi europei a introdurre misure di ritorsione. A sinistra, oltre a condividere questi timori, viene ribadito il principio della democratizzazione degli studi.

Negli ambienti accademici, vi è unanimità in merito alla volontà di attirare gli studenti stranieri. L’aumento delle tasse suscita invece divergenze. Antonio Loprieno – presidente della Conferenza dei rettori svizzeri e professore all’Università di Basilea – si è detto prudentemente a favore, nella misura in cui l’incremento interesserebbe unicamente gli studenti extraeuropei del livello “master”.

Nella Svizzera francofona, invece, l’opposizione della gerarchia universitaria sembra essere più netta. Secondo Pour Yves Flückiger, vice-rettore dell’Università di Ginevra, l’opzione zurighese «non costituisce la risposta adeguata a un comprensibile problema di ordine fiscale». A suo parere, sarebbe più sensato favorire l’integrazione degli studenti stranieri nell’economia svizzera, una volta terminata la formazione: «Per recuperare l’investimento effettuato, è necessario far fruttare il capitale umano».

Carole Wälti, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Come nella maggior parte dei paesi europei, le tasse universitarie in Svizzera sono piuttosto contenute e solo leggermente più care per gli studenti stranieri (per es. 300 franchi di differenza a San Gallo).

Soltanto l’Università della Svizzera italiana pratica una differenziazione più netta: 4’000 franchi per gli svizzeri, il doppio per gli stranieri.

A titolo di esemepio, certe università tedesche non prelevano tasse, altre un importo annuo che può raggiungere i 4’000 franchi. In Francia, le tasse per le università pubbliche non superano i 2’000 franchi.

Nel corso degli ultimi trent’anni, e in particolare dopo la riforma di Bologna, il numero di studenti stranieri in Svizzera è fortemente aumentato.

Nel 1980, erano 8’191, su un totale di 61’373 immatricolati nelle scuole universitarie elvetiche (13,3%). Nel 2000, gli studenti stranieri erano 13’987 su 96’673 (14,4%). Nel 2009, questa percentuale è salita al 21,1% (26’867 su 126’940).

A scegliere la Confederazione, nel 2009 sono stati soprattutto i tedeschi (31%), seguiti da francesi (11,3%) e italiani (8,6%). Per quanto concerne gli studenti extraeuropei, l’Asia (10,2%), precede l’America (7,5%) e l’Africa (5,6%).

Sempre nel 2009, il maggior numero di studenti stranieri è stato registrato all’Università di Ginevra (4’736), al Politecnico di Zurigo (4’382), all’Università di Zurigo (3’180) e al Politecnico di Losanna (2’947).

Fonte: Ufficio federale di statistica.

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