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Il cantiere delle università

Le università svizzere si trovano in una fase di continue riforme Keystone

Sempre più studenti frequentano politecnici, università e scuole universitarie professionali. Dal 2008 una legge federale dovrebbe fornire le linee guida per il settore.

Il progetto di massima prevede un maggior coordinamento tra cantoni e Confederazione e un finanziamento legato al numero di studenti. Intanto le statistiche danno la popolazione studentesca in aumento..

Secondo gli ultimi dati pubblicati martedì dall’Ufficio federale di statistica (UST), il numero di studenti universitari in Svizzera è aumentato del 3% nell’anno accademico 2005/2006 rispetto all’anno precedente.

Sulla strada verso Bologna

In generale, gli istituti universitari svizzeri godono di una buona reputazione. Alcuni, come il Politecnico federale di Zurigo, sono anzi considerati fra i migliori al mondo.

Anche le scuole universitarie professionali – una particolarità elvetica nata nel 1995 – hanno dato buona prova di sé, istituendo un percorso accademico aperto a chi viene dal mondo del lavoro.

Neppure gli atenei svizzeri hanno tuttavia potuto sottrarsi alle trasformazioni in atto nelle università europee. Nel corso degli ultimi anni, le università elvetiche hanno cominciato ad adottare il cosiddetto «modello di Bologna», che prevede l’articolazione degli studi in tre tappe: un triennio per ottenere il bachelor, due anni supplementari per il master e poi il dottorato.

La riforma, che dovrebbe concludersi entro il 2010, è stata accompagnata da numerose critiche, soprattutto da parte delle associazioni degli studenti, che temono la deriva verso un’università d’elite, appiattita sulle esigenze dell’economia.

Ma con Bologna, le università svizzere hanno anche dimostrato di sapersi riformare. Nell’anno accademico 2005/2006, il sistema di Bologna riguarderà circa il 75% dei nuovi studenti.

Nuovi progetti di riforma

Ora altri cantieri si prospettano all’orizzonte della politica universitaria svizzera. Nell’aprile del 2003, i dipartimenti federali degli interni e dell’economia (DFI e DFE) – i due ministeri con competenze in ambito universitario – hanno avviato i lavori per un nuovo ordinamento degli studi universitari in Svizzera a partire dal 2008.

L’obiettivo è quello di garantire la qualità dell’offerta formativa di livello terziario, in un contesto di ristrettezze finanziarie e di accresciuta concorrenza internazionale, rendendo più efficienti le strutture universitarie e rafforzando il coordinamento fra i vari istituti.

Uno dei problemi delle università svizzere è in effetti la complessità delle strutture. Mentre i politecnici federali e le scuole universitarie professionali sono di competenza della Confederazione, le università sono cantonali, pur ricevendo un sostegno finanziario da Berna.

Questa situazione rende più difficile l’elaborazione di una politica universitaria nazionale e spesso ostacola la mobilità degli studenti. Nonostante gli accordi intercantonali e tra cantoni e Confederazione sulle università, la collaborazione in ambito universitario presenta ancora delle lacune.

Strutture più semplici

Nel frattempo il gruppo di lavoro istituito dal DFI e dal DFE ha presentato un progetto di massima per la riforma, approvato dal governo nel novembre del 2004. La strada imboccata – a scapito di soluzioni tese a concentrare tutte le competenze in mano alla Confederazione o ai cantoni – è quella di una più stretta collaborazione tra cantoni e Confederazione.

Il progetto prevede innanzitutto una semplificazione delle strutture, affidando tutte le competenze a tre organi. Le decisioni sui cicli di studio, sui criteri di qualità, sulle scelte strategiche nei settori di punta e sulle regole per il finanziamento spetteranno ad una «Conferenza dei responsabili politici delle università», in cui sederanno i rappresentanti dei cantoni e un membro del governo federale.

La «Conferenza dei rettori e presidenti delle scuole universitarie» dovrà assicurare il coordinamento tra le istituzioni. Il «Consiglio delle scuole universitarie svizzere» avrà invece funzione consultiva, con il compito di seguire criticamente gli sviluppi della politica universitaria.

Nuovo sistema di finanziamento

La Confederazione continuerà a partecipare al finanziamento delle università, in ragione del 20-25%. Ma per ogni disciplina saranno fissati i costi standard per studente. Il finanziamento si orienterà quindi al numero di studenti e non all’offerta, com’è il caso oggi. Questo dovrebbe spingere le università ad una maggiore collaborazione.

I dettagli devono tuttavia essere ancora definiti. Il governo vuole analizzare le conseguenze finanziarie sui vari attori della politica universitaria. Un progetto di legge dovrebbe essere sottoposto alle parti in causa nel novembre 2005 (procedura di consultazione) e il parlamento sarà chiamato a pronunciarsi probabilmente nel 2006.

Voci critiche fra gli studenti

L’Unione svizzera degli universitari (USU), la più importante associazione studentesca elvetica, guarda con un certo favore ad alcuni aspetti della riforma, e in particolare al miglior coordinamento e alla più chiara definizione delle competenze, con un ruolo accresciuto della Confederazione.

«Così si sfoltisce la giungla organizzativa che caratterizza il mondo accademico svizzero», osserva Lea Brunner, che per l’USU ha partecipato all’elaborazione del progetto.

Non mancano però i toni critici. «Non ci piace la separazione del livello accademico da quello politico-strategico e la sua subordinazione a quest’ultimo». E anche gli aspetti finanziari suscitano la disapprovazione dell’USU, che teme la «caccia allo studente» da parte delle università.

«Per noi sono molto importanti gli aspetti sociali – vale a dire le borse di studio, gli sconti per studenti, e così via – e la possibilità per gli studenti, che sono il gruppo più numeroso nelle università, di dire la loro», aggiunge Lea Brunner. Ma di questi temi, nel progetto di riforma, si parla ben poco.

swissinfo, Andrea Tognina

Nel 2003 gli studenti iscritti nelle università svizzere erano 109’333.
Gli studenti iscritti nelle scuole universitarie professionali erano 37’806.
Le persone che lavorano a vario titolo nelle università sono ca. 45’000.
Il 9,4% degli impiegati è rappresentato dai professori.
I costi annuali delle istituzioni universitarie ammontano a circa 4,1 miliardi di franchi.

In Svizzera le istituzioni universitarie si dividono in due gruppi: da un lato le università e i politecnici federali, dall’altro le scuole universitarie professionali (di cui fanno parte anche le alte scuole di pedagogia, dove sono formai gli insegnanti).

La Confederazione è responsabile dei due politecnici federali di Zurigo e Losanna (con gli istituti annessi) e di una parte delle scuole universitarie professionali (nei settori della tecnica, dell’economia e dell’arte).

I cantoni sono responsabili per le università e per una parte delle scuole universitarie professionali. Le università cantonale sono tuttavia parzialmente sovvenzionate dalla Confederazione.

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