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“Il Politecnico, nave ammiraglia della scienza in Svizzera”

I piani di riforma del direttore Hafen sono stati accolti gelidamente dalla maggioranza dei professori. imagepoint

Dopo lo scalpore suscitato dalle dimissioni del suo presidente, le sorti del Politecnico di Zurigo sono ora nelle mani del rettore, in attesa che il governo nomini un nuovo presidente.

Le riforme volute dal presidente sono state bocciate dal corpo insegnante e il rettore Konrad Osterwalder dovrà cercare di ripristinare il dialogo tra le varie correnti presenti nell’Alta scuola.

Ernst Hafen aveva dovuto gettare la spugna mercoledì sera, dopo avere constatato che il suo ambizioso pacchetto di riforme non avrebbe mai superato l’ostilità del corpo insegnante.

Conflitto tra culture

In marzo, pochi mesi dopo la sua entrata in funzione, Ernst Hafen già presentava ambiziosi obiettivi per il futuro di quella che una recente inchiesta realizzata dalla Shanghai Jiao Tong University ha giudicato la migliore università dell’Europa continentale (27esima su scala mondiale).

Il piano “ETH 2020” promosso dal 50enne biologo prevedeva una serie di riforme strutturali con la visione di trasformare l’ETH nella “migliore università tecnico-scientifica al mondo”.

Hafen intendeva ad esempio infondere un maggiore spirito imprenditoriale agli studenti per avvicinare il mondo accademico a quello industriale, un po’ come accade nel modello universitario americano, e favorire così la nascita di piccole start-up attorno all’ETH.

Favorevole ad un sostanzioso aumento delle tasse universitarie per responsabilizzare i giovani e ad un maggior coinvolgimento dell’economia nelle strategie dell’Istituto, Hafen ha scatenato un vero e proprio scontro culturale con la stragrande maggioranza dei professori e dei responsabili di dipartimento.

Ambiente conservatore

I piani dell’ex presidente, al quale i critici attribuiscono gravi errori di comunicazione e una certa incapacità di mediazione, prevedevano inoltre l’abolizione della funzione di rettore, unica posizione di vertice decisa in votazione dai professori, la riorganizzazione del direttorio scolastico e dei settori di formazione.

Dopo mesi di malumori e proteste sempre meno velate, la scorsa settimana dodici dei quindici responsabili di dipartimento hanno richiesto formalmente le dimissioni di Hafen. In seguito pure Alexander B. Zehnder, presidente del Consiglio dei politecnici federali, è sembrato distanziarsi dal dinamismo riformatore manifestato da Hafen e poco condiviso da chi, ad un punto di vista principalmente orientato al mercato, continua a preferire una maggiore libertà formativa per gli scienziati di domani.

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Zurigo non è Losanna

“Quello che è accaduto è difficilmente comprensibile”, dice a swissinfo Heinrich Ursprung, presidente dell’ETH fino al 1987. “Anche in passato abbiamo dovuto gestire progetti di riforma. Ma, nonostante molti contrasti, siamo riusciti a raggiungere buone soluzioni soprattutto discutendo con le persone”.

Va inoltre segnalato che ciò che non è riuscito a Zurigo, è, almeno in parte, già realtà al Politecnico federale di Losanna, dove l’attuale presidente Patrick Aebischer ha imposto una struttura molto simile a quella auspicata da Hafen per l’ETH.

Questione di mentalità, dicono gli uni. L’ETH di Zurigo è più grande ed eterogeneo e dunque più difficilmente riformabile, ribattono gli altri. Dal canto suo, il presidente del Consiglio dei politecnici sottolinea che “Zurigo non deve copiare Losanna”.

“Nave ammiraglia” della scienza

Sulla vicenda, le bocche restano per il momento cucite presso il Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca. “Nessun commento”, ripete più volte a swissinfo Martin Fischer, portavoce del Segretariato.

“L’intera storia è certamente spiacevole ma riguarda soltanto l’ETH e il suo Consiglio. Non vogliamo dunque esprimerci al riguardo”, sottolinea Fischer. “È però importante che l’ETH rimanga l’alta scuola svizzera di maggior prestigio e che mantenga il suo livello sia dal punto di vista strutturale che dei contenuti”.

Insomma, la palla torna nel campo del Consiglio dell’ETH che, dopo la fase dei conflitti e delle barricate, dovrà compattare i ranghi e riflettere sul futuro dell’Istituto.

Dalle colonne del settimanale Wochenzeitung, Kathy Riklin, presidente della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale, si dice dispiaciuta nel constatare come Ernst Hafen “sia stato abbandonato: aveva comunque elaborato i suoi progetti di riforma proprio su mandato del Consiglio ETH”.

La Riklin non esclude che il problema si trovi proprio all’interno del Consiglio. E non nasconde la sua preoccupazione per l’istituto. Istituto che venerdì, in conferenza stampa, il rettore Konrad Osterwalder non esita a definire la “nave ammiraglia della scienza in Svizzera”. Spetterà quindi a lui, in quanto nuovo timoniere, ripristinare il dialogo al suo interno.

swissinfo, Marzio Pescia

1855: il governo elvetico fonda il primo Politecnico federale a Zurigo.
1969: la Scuola politecnica universitaria di Losanna (in origine Scuola speciale fondata nel 1853) diventa il secondo politecnico federale.
Al Politecnico di Zurigo studiano attualmente oltre 12’000 studenti.
Le donne sono circa il 30%, gli stranieri il 20%.
In media c’è un professore ogni 35 studenti.

Ernst Hafen ha completato nel 1979 gli studi di biologia all’Università di Basilea, dove ha poi conseguito il dottorato nel 1983. La sua carriera accademica lo ha portato negli Stati Uniti, all’Università di California, a Berkeley.

Nel 1987 Ernst Hafen è diventato professore assistente all’Università di Zurigo, nel 1992 professore straordinario e nel 1997 professore ordinario di biologia cellulare. Dal 1. gennaio 2004 alla fine di novembre 2005 ha diretto l’Istituto di zoologia dell’Università di Zurigo. Era stato nominato alla presidenza dell’ETH dal 1. dicembre 2005.

Hafen è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nelle più importanti riviste scientifiche quali “Nature” e “Science”. È anche stato insignito di numerosi premi tra i quali nel 1991 il premio Friedrich Miescher, nel 1999 il premio mondiale Nessim Habif dell’Università di Ginevra e nel 2004 il premio Otto Nägeli per la medicina.

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