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La scuola e i suoi 26 ministri dell’educazione

La scuola svizzera in piena riforma verso una maggiore armonizzazione Keystone Archive

Il federalismo resta nel cuore della scuola svizzera, con i suoi 26 ministri dell'educazione in rappresentanza di altrettanti cantoni.

Ma c’è aria di novità: una revisione costituzionale vuole armonizzare il sistema a livello nazionale, senza nulla togliere alla decentralizzazione.

Inizio della scuola alla stessa età, medesima durata della frequenza scolastica obbligatoria e dei livelli di insegnamento, riconoscimento dei diplomi: queste alcune delle pietre miliari dell’armonizzazione, al centro della revisione costituzionale che sarà sottoposta al sovrano il 21 maggio prossimo.

Quello dell’armonizzazione del sistema educativo – dalla scuola materna alle scuole superiori – rappresenta indubbiamente un grande cantiere di riforme a cui non è più possibile sottrarsi: la Confederazione dovrà forzare i cantoni ad intendersi, se non ci riusciranno da soli.

La Svizzera si sta dunque dirigendo, secondo la formulazione ufficiale, verso uno “spazio educativo omogeneo, di alto livello qualitativo e che copre l’insieme del territorio”.

Attualmente, per esempio, la mobilità intercantonale resta problematica per i bambini in età scolastica. Passano da un sistema all’altro con tutta una serie di ostacoli: programmi differenti, età scalate, problematiche possibilità di inserimento, ecc…

Nel canton Obwlaldo l’età minima per iniziare la scuola elementare è di 5 anni e 3 mesi mentre nel semicantone di Appenzello Interno è di 7 anni. Nel canton Vaud, per fare un altro esempio, la scuola elementare dura 4 anni mentre nel Giura 6.

Evitare gli eccessi del federalismo

Attualmente in fase di preparazione un progetto che non ha nulla a che vedere con una centralizzazione alla francese ma che mira piuttosto ad un maggior coordinamento.

All’inizio dell’anno prossimo, infatti, la Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’istruzione pubblica (CDPE) metterà in consultazione un progetto di concordato intercantonale.

“Se ci spingiamo oltre – spiega Olivier Maradan, segretario generale aggiunto della CDEP – si va verso l’uniformità, verso una centralizzazione del sistema, come richiesto l’anno scorso dal Partito radicale. La chiave del sistema risiede piuttosto nel buon uso della sussidiarietà tra tutti i livelli decisionali”.

“La scuola è parte integrante delle grandi competenze dei cantoni – spiega Nicolas Schmitt, responsabile di ricerca all’Istituto del federalismo di Friburgo -. Del resto la CDEP è la più grande conferenza intercantonale”.

Ed è attraverso di essa che in cantoni anno iniziato, da più di trent’anni, ad armonizzare alcuni aspetti della formazione. Come, per esempio, l’elaborazione di piani di studio superiori attualmente in fase di allestimento.

Un campo molto vicino ai cittadini

La Svizzera è una aggregazione di piccoli Stati che, col passare degli anni, hanno delegato parte delle loro competenze, come nei tempi passati l’esercito o la moneta.

“Salute e scuola toccano però così da vicino il cittadino – sottolinea Nicolas Schmitt – che questi settori sono rimasti competenze ai livelli più bassi. E la Svizzera – aggiunge il ricercatore – ha tutto l’interesse a conservare, nel campo dell’educazione, un sistema decentrato”.

“Come potrebbe, altrimenti, gestire scuole in lingue diverse e in diverse culture? La decentralizzazione scolastica si impone dunque da sé”.

E comincia già a livello dei comuni, che gestiscono la scuola dell’infanzia e la scuola elementare con l’appoggio di commissioni scolastiche composte dai genitori degli allievi. Queste commissioni scelgono a volte gli insegnanti e controllano il buon andamento della scuola.

Ventisei ministri dell’educazione

La Costituzione federale affida ai cantoni l’istruzione pubblica. E spetta ai 26 ministri dell’educazione definire i piani di studio.

A livello di Consiglio federale, nessuno ministero dell’educazione ha una qualsivoglia priorità sul settore educativo. Ma sono attualmente in corso delle discussioni per riunire sotto un unico tetto i compiti ripartiti a livello federale in tre diversi ministeri.

Secondo le cifre dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa (OCSE), la Svizzera è uno dei paesi che, nel campo dell’educazione, spende per allievo la somma più alta. Un fatto in parte legato al livello dei salari degli insegnanti e al plurilinguismo.

“Si potrebbe pensare – commenta Michel Rohrbach, collaboratore del CDEP – che la decentralizzazione comporti maggiori costi amministrativi. Le cifre dell’OCSE dicono esattamente il contrario”.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

11 mila franchi per allievo all’anno: è la cifra destinata all’educazione in Svizzera, 3 mila franchi di più rispetto alla media dell’OCSE (2001
25 miliardi di franchi all’anno (2002, 18,6% delle spese pubbliche totali) è la cifra spesa dalla scuola materna all’università
87% è la percentuale della spesa assunta da cantoni e comuni
La metà delle risorse è destinata alla scuola obbligatoria

Secondo il principio della sussidiarietà, nel campo dell’educazione i cantoni sono sovrani finché non delegano le loro competenze alla Confederazione (articolo 3 della Costituzione federale).

La Costituzione definisce anche la responsabilità dei cantoni, responsabili di un insegnamento primario sufficiente per tutti (articolo 63).

La volontà di armonizzare l’educazione è comunque stata ben accolta, anche in seno alla popolazione: l’ 88% delle 14 mila persone interrogate da “Perspective suisse” sono favorevoli ad un sistema scolastico unificato a livello nazionale.

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