Elezioni federali: “Anche in Svizzera cresce il bisogno di sicurezza”
I Verdi sono crollati e con loro la sinistra ha perso peso in Parlamento. L'Unione democratica di centro ha invece registrato un risultato quasi da record. La situazione mondiale ha spinto la base del partito della destra conservatrice a mobilitarsi, afferma la politologa Anke Tresch.
SWI swissinfo.ch: La destra sale, l’ecologia scende. A seconda di chi analizza, si tratta di uno scivolamento verso destra o di un classico riequilibrio dopo un grande sconvolgimento. Come valuta il risultato?
Anke Tresch: Si tratta di uno scivolamento verso destra rispetto alle elezioni del 2019, ma forse meno se si guarda più indietro. Nel 2019 l’UDC ha perso dodici seggi in Consiglio nazionale. Ora ne ha guadagnati nove, quindi non ha raggiunto la stessa forza del 2015.
Se si sommano gli schieramenti di destra – UDC, PLR e partiti minori – nella legislatura 2015-2019 avevano una maggioranza, seppur risicata, di 101 seggi (su 200) nella Camera del popolo. Ora non l’hanno più.
Nel complesso, però, la destra politica si è notevolmente rafforzata rispetto alla scorsa legislatura: nel Canton Ginevra, il movimento populista di destra MCG ha ottenuto ottimi risultati, conquistando due seggi. In Ticino, la Lega è riuscita a resistere. Anche l’Unione democratica federale ha guadagnato un seggio.
Quindi si tratta anche di un indebolimento generale della sinistra?
Sì, è certamente così. I Verdi hanno perso meno seggi di quanto ci si potesse aspettare sulla base della percentuale di voti. Ma non c’è stato solo un trasferimento di elettori tra i Verdi e il PS (i Verdi hanno perso cinque seggi, i socialisti ne hanno guadagnati due). Anche i partiti di estrema sinistra hanno perso i due seggi ottenuti nella scorsa legislatura. In definitiva, il campo della sinistra si è indebolito.
I maggiori partiti svizzeri e il loro posizionamento
UDC: Unione democratica di centro – destra conservatrice
PS: Partito socialista – sinistra
PLR: Partito liberale radicale – destra
Il Centro: centro
PES: Partito ecologista svizzero (Verdi) – sinistra
PVL: Partito verde liberale – centro
La guerra israelo-palestinese e quella in Ucraina: quanto ha influito sulle elezioni il bisogno di sicurezza?
È difficile valutarlo. Ma fondamentalmente, in tempi di crisi globale – quando questioni come la guerra, l’immigrazione e l’asilo diventano più importanti – il nervosismo e il bisogno di sicurezza aumentano, anche in Svizzera.
E questo tradizionalmente rafforza i movimenti di destra, soprattutto l’UDC, che da anni si posiziona chiaramente su questi temi. Si ha l’impressione che questa volta l’UDC sia riuscita a mobilitare meglio la sua base rispetto alle elezioni del 2019, quando in un contesto caratterizzato dalla questione climatica parte del suo elettorato era semplicemente rimasto a casa. Ora è stato motivato a recarsi nuovamente alle urne, in un contesto più in linea con le sue preoccupazioni e i suoi temi preferiti.
Anche tra gli svizzeri e le svizzere all’estero si è verificato uno spostamento a destra, con l’UDC che è ora il secondo partito più forte. Una tendenza globale al conservatorismo?
Sì, questa tendenza esiste, almeno in Europa, come dimostra ad esempio la Germania, dove nelle ultime settimane si sono svolte diverse elezioni statali. Sia l’AfD che la CDU sono riuscite a guadagnare. Naturalmente, le dinamiche sono diverse, perché con il sistema di governo e opposizione, i partiti di governo sono spesso puniti, indipendentemente da chi è al potere. Ma fondamentalmente si può riconoscere una tendenza: il rafforzamento delle forze conservatrici.
L’UDC ha ottenuto un ottimo risultato anche senza il suo padre-padrone Christoph Blocher. Si è emancipata e non ha più bisogno di un leader carismatico?
Si ha davvero l’impressione che le personalità non siano più così importanti. Con Marco Chiesa, il partito ha un presidente piuttosto scialbo. Eppure, è stata in grado di ottenere un ottimo risultato. L’UDC non dipende più da una sola persona. Ci sono diversi leader che hanno gestito con successo questa campagna elettorale.
Sono riusciti a portare alla ribalta i loro temi principali, che hanno avuto ampia risonanza in questa situazione di politica estera. Tuttavia, Christoph Blocher continua a svolgere un ruolo dietro le quinte come finanziatore.
Come alcuni avevano ipotizzato, il Centro ha superato per la prima volta il PLR. Che impatto avrà?
Questo è stato uno dei temi più interessanti dei mesi preelettorali. Non era chiaro se si potessero semplicemente sommare le quote elettorali del PPD e del PBD [i partiti da cui è nato nel 2020 il Centro] e poi ottenere il risultato finale del Centro. Ma è andata bene, il cambio di nome e la fusione sembrano aver dato i frutti sperati.
Il Centro sarà probabilmente l’ago della bilancia nel prossimo Parlamento perché, come detto, il PLR e l’UDC non raggiungono la maggioranza in Consiglio nazionale. Ci saranno coalizioni tematiche e il partito potrà scegliere se e come lavorare con la destra o con la sinistra, a seconda del tema. Tuttavia, complessivamente il campo del centro – che include anche il PVL e il Partito evangelico – si è indebolito, soprattutto a causa dell’arretramento dei Verdi liberali, che hanno perso sei seggi.
Al Consiglio degli Stati, come di consueto, ci sarà ancora un secondo turno in molti Cantoni. Quali sono le tendenze?
Tradizionalmente, nel Consiglio degli Stati il Centro e il PLR sono fortemente rappresentati. L’UDC e il PS, che sono i due partiti più forti in Consiglio nazionale, sono invece chiaramente sottorappresentati.
Ciò è dovuto al fatto che si tratta di elezioni con il sistema maggioritario, quindi dipende molto dalle persone, che devono riuscire a conquistare voti anche al di fuori del loro partito. I partiti con posizioni più marcate hanno meno successo in questo senso.
Per quanto riguarda il Consiglio degli Stati, ci si aspettava un ulteriore indebolimento del PS, ma per ora la situazione non è così negativa. Ad esempio, il partito ha sorprendentemente guadagnato un seggio a Neuchâtel.
In altri cantoni bisognerà aspettare i risultati dei ballottaggi. Le posizioni di partenza sono diverse. Nel complesso, però, l’UDC è riuscita a mantenere una posizione relativamente buona e potrebbe guadagnare seggi.
Più conservatorismo, meno progressismo, ma un clima non necessariamente più favorevole all’economia: i risultati riflettono forse tendenze isolazioniste?
In sostanza, la politica economica e le preoccupazioni liberali non sono state in primo piano in questa campagna elettorale. In questo senso, l’elettorato non ha dovuto posizionarsi rispetto a questi temi. Queste questioni dovranno probabilmente essere rinegoziate in seguito, quando si dovrà dare una risposta a temi concreti e sostanziali, in Parlamento e, a seconda dei casi, in votazioni.
Si vedrà allora se il rafforzamento dell’UDC si rifletterà anche su queste questioni. Non è detto però che sarà così. Anche in passato l’UDC ha vinto delle elezioni, ma ciò non ha voluto dire che l’elettorato la seguisse poi su alcune votazioni successive.
E per quanto concerne il calo del numero di donne in Parlamento?
Personalmente, trovo un po’ triste che la rappresentanza femminile sia in calo. Ciò è dovuto al fatto che l’UDC è praticamente l’unico partito che non ha candidato un maggior numero di donne in queste elezioni. Quindi è normale che se vince, la percentuale di donne diminuisce di conseguenza.
Dovremmo tenere d’occhio questo sviluppo, che è stato una delle caratteristiche principali delle elezioni del 2019. L’uguaglianza di genere ha giocato un ruolo minore in questa campagna elettorale. La rappresentanza femminile ha successo solo se i partiti costruiscono e sostengono anche le candidature femminili, il che non è automatico
Le elezioni per il Consiglio federale si terranno a dicembre. Cosa si aspetta dopo questa tornata elettorale?
Non mi aspetto alcun cambiamento per quanto riguarda il Consiglio federale. Si è discusso a lungo se i Verdi avrebbero avuto diritto a un seggio, ma per il momento resta un’ipotesi remota.
Resta la questione del Centro. Secondo la formula magica – ipotizzando che i quattro partiti più forti siano rappresentati in Consiglio federale con due seggi ciascuno per i tre più grandi e un seggio per il più piccolo – il Centro avrebbe diritto a uno dei due seggi del PLR.
Ma il Centro ha già detto che non farà ostruzione ai consiglieri e alle consigliere federali in carica. Quindi la composizione del Governo rimarrà probabilmente invariata. La questione si porrà probabilmente solo in caso di posto vacante, quando si libererà uno dei due seggi del PLR. Penso che allora il Centro potrebbe attaccare.
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Traduzione di Daniele Mariani
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